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La stessa Authority mette in guardia sugli effetti degli emendamenti al ddl Superbonus

Forza Italia sta tentando di smontare le regole Arera sulle tariffe rifiuti

Testa (Assoambiente): «L’urgenza è quella di avere regole certe, interventi demolitivi sono poco funzionali»
 |  Green economy

L’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) rischia presto di vedersi azzoppata l’ultima a, quella che le permette di sovrintendere alle regole del gioco nella gestione dei rifiuti urbani, attraverso criteri trasparenti validi per tutti in ambito nazionale.

Sono all’esame del Senato gli emendamenti 7.22 e 7.23 al ddl Superbonus e misure fiscali (AS 1092), presentati dai banchi di Forza Italia con Fazzone e Lotito, che prevedono proprio questo: vanno a cassare le competenze Arera sulla predisposizione e aggiornamento del metodo tariffario, sull’emanazione di direttive per la separazione contabile e amministrativa della gestione, sulla valutazione dei costi delle singole prestazioni e la definizione di schemi tipo dei contratti di servizio.

Il tutto si traduce nella «sostanziale sterilizzazione dei poteri di intervento di natura tariffaria» che dal 2018 sono attribuiti per legge ad Arera, per provare a mettere ordine nell’ingarbugliato mondo dei rifiuti urbani e dei costi che i cittadini sono chiamati a pagare per gestirli.

L’allarme arriva direttamente dall’Authority, che invita a riflettere sulle conseguenze prima di votare. 

«Le proposte in oggetto – spiega il presidente Arera, Stefano Besseghini – nel comportare una radicale riduzione delle regole applicabili e dei controlli possibili, rischiano di pregiudicare i progressi fatti e la possibilità di conseguire gli alti obiettivi ambientali e organizzativi che la disciplina comunitaria richiede al nostro Paese. Simili scelte dovrebbero esser precedute da una solida riflessione e da un adeguato dibattito, per non consegnare il settore all’incertezza. Il sistema regolatorio sviluppato negli ultimi sei anni è improntato a trasparenza, qualità tecnica e contrattuale e sostenibilità. Senza questo i rischi sono evidenti: costi senza controllo per i cittadini e impossibilità di verificare qualità e quantità dei rifiuti in relazione agli impianti esistenti».

Ad oggi ogni Comune determina la Tari attraverso i Piani economici finanziari (Pef), ma seguendo rigide linee guida stabilite a livello nazionale, e pensate per far sì che – come stabilisce la legge – il costo del servizio rifiuti sia interamente finanziato attraverso la tassa.

La definizione dei Pef passa infatti dalla metodologia stabilita dall’Autorità nazionale di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera), che stabilisce quali sono i costi ammissibili, le modalità di rivalutazione (anche in base all’inflazione) e i modelli di ripartizione.

Tutto questo adesso potrebbe saltare. A vantaggio di chi? Non delle imprese di settore, come dichiara il presidente di Assoambiente – l’associazione nazionale che rappresenta le aziende private attive nella raccolta e gestione rifiuti – Chicco Testa.

«Eventuali interventi demolitivi tout court sulla disciplina Arera – argomenta Testa – sono poco funzionali all’interesse delle imprese essendo più adeguati interventi nel merito sulle regole del gioco e percorsi condivisi: l’urgenza più ampia anche per il mondo dei rifiuti urbani è quella di avere regole certe, a garanzia di trasparenza e tutela della competitività nella “messa a terra” delle regole. È necessario ricondurre la disciplina complessiva a dimensioni ragionevoli e restituire organicità, semplicità e chiarezza ad un quadro giuridico frastagliato ed in continuo mutamento oltre che individuare strumenti, quali linee giuda operative, per aiutare gli operatori e i soggetti pubblici nel complesso percorso di recepimento della disciplina Arera».

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.