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ESG ambientale, sociale e governance: cresce la sfiducia dell’opinione pubblica verso imprese e governi

I risultati del Global ESG Monitor di SEC Newgate: gli italiani tra i più pessimisti
 |  Green economy

Secondo la quarta edizione dell’ESG Monitor di SEC Newgate, «A livello globale, imprese e governi non riescono a soddisfare le aspettative dei cittadini per quanto riguarda l’impegno sui temi ESG - Environmental, Social, Governance»

L'indagine, condotta su oltre 14.300 persone in 14 Paesi e territori (Australia, Brasile, Colombia,

Francia, Germania, Grecia (una nuova regione per il sondaggio), Hong Kong SAR, Italia, Polonia,

Singapore, Spagna, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Stati Uniti), rivela che l'opinione pubblica si aspetta molto dai governi in termini di impegno sui temi ESG: «Quasi 3 persone su 5 (58% a livello globale e 55% a livello italiano) attribuiscono a questo impegno un’importanza elevata, fra i 9 e i 10 punti su 10. Una percentuale simile di intervistati - 54% a livello globale e 56% per l’Italia - ha espresso analoghe attese verso le grandi imprese, mentre si scende al 37%, sia a livello mondiale sia italiano, per le piccole e medie imprese».

A fronte di questa attesa, il giudizio sui comportamenti di governi e imprese è molto severo: «Solo la metà circa degli intervistati ha infatti assegnato a governi e grandi imprese un voto pari o superiore a 7/10 (rispettivamente 53% e 54% a livello globale, 49% e 55% in Italia). La valutazione sale leggermente per le piccole e medie imprese, ma solo a livello globale (58%), mentre in Italia il dato delle PMI è in linea con le grandi (54%). Per i due terzi degli intervistati (65% a livello mondiale e 66% in Italia) le aziende dovrebbero svolgere un ruolo più attivo nella società, ma trovando il giusto equilibrio. I cittadini sono convinti (73% nel mondo, 72% in Italia) che il raggiungimento di buoni risultati in ambito ESG non vada a discapito della redditività e che (78% nel mondo e 77% in Italia) le aziende debbano agire nell'interesse di tutti gli stakeholder, non solo degli azionisti».

La conoscenza del termine “ESG” non è molto cresciuta nel 2024, attestandosi al 54% a livello globale rispetto al 53% del 2023. Gli intervistati di Hong Kong SAR (43%), Singapore (41%) ed Emirati Arabi Uniti (39%) sono quelli che registrano una maggiore consapevolezza del suo significato, mentre Grecia (11%), Colombia (11%), Polonia (9%) e Spagna (9%) sono i Paesi più distanti. Per l’Italia, la percentuale di persone con una buona comprensione del termine ESG si ferma al 17%. A livello italiano, conoscono di più questo termine persone di sesso maschile, con meno di 50 anni, un'istruzione universitaria e attente al mondo dell'informazione.

Per quanto riguarda la comunicazione, il 73% a livello globale e il 72% in Italia ritiene che le aziende dovrebbero comunicare più chiaramente ciò che stanno facendo per migliorare le proprie prestazioni dal punto di vista ambientale, sociale e di governance. Il 44% degli intervistati nel mondo e il 40% in Italia dichiara di non fidarsi di quello che le aziende dicono sulle loro attività o performance ESG.

Fiorenzo Tagliabue, group CEO di SEC Newgate, commenta: «Questi dati rilevati dal nostro Global ESG Monitor  mostrano quanto ancora c’è da fare nella comunicazione d’impresa e nel rapporto di fiducia con gli stakeholder. La conformità agli standard di rendicontazione ESG è solo un punto di partenza, garantisce che le organizzazioni soddisfino i requisiti normativi, ma non è sinonimo di eccellenza o di un piano ambizioso che generi impatto positivo. E’ dunque necessario un approccio ponderato per superare lo scetticismo, che in alcuni diventa addirittura diffidenza verso ciò che le imprese dichiarano in materia di ESG, anche perché ritengono che le aziende impegnate in iniziative sostenibili siano troppo orientate politicamente. Le organizzazioni sono sottoposte a un attento esame sulle questioni ESG, tuttavia devono anche agire in modo ambizioso e trasparente su piani e risultati raggiunti per evitare rischi reputazionali significativi».

E gli italiani sono molto scettici: dall’ESG Monitor 2024 emerge che il 65% crede che il Paese stia andando nella direzione sbagliata (rispetto al 61% del 2023), contro il 35% di quanti pensano che il percorso intrapreso sia virtuoso, un dato decisamente inferiore alla media mondiale del 47%. In questa speciale classifica, l’Italia si posiziona al quarto posto tra i Paesi più pessimisti, preceduto solo da Francia, Grecia e Germania. E l’ ESG Monitor sottolinea che «D’altro canto, l’Italia sconta molti problemi da risolvere: l'assistenza sanitaria, le retribuzioni e le condizioni dei lavoratori, l’aumento del costo della vita dominano le preoccupazioni degli intervistati. Tuttavia, l’importanza assegnata ai temi legati alla sostenibilità ambientale, sociale e di governance rimane elevata: il 78% degli intervistati afferma di essere interessato a questi temi (-4% rispetto al 2023), con un livello medio di interesse pari a 7,6/10. Un valore più alto anche della media globale pari al 7,2».

Paola Ambrosino, AD di SEC Newgate Italia, fa notare che «Gli italiani restano sensibili al tema della sostenibilità, mostrando un interesse che continua ad essere elevato, nonostante le preoccupazioni sull’aumento del costo della vita, le retribuzioni e le condizioni dei lavoratori che hanno caratterizzato l’ultimo anno. Si tratta di una conferma dell’importanza della sostenibilità nell’agenda della società italiana, a cui istituzioni e imprese sono chiamate a rispondere in maniera decisa. Tuttavia, le persone continuano a ritenere insufficiente l’impegno delle organizzazioni in materia di ESG, evidenziando carenze nella comunicazione delle loro iniziative, con un potenziale impatto negativo sulla fiducia degli italiani e sulla reputazione di governi e imprese».

Quest’anno, oltre a valutare l’impatto delle politiche ESG delle aziende sui comportamenti di acquisto di prodotti e servizi, l’indagine ha sondato anche la propensione a investire su una specifica impresa e le aziende che adottano comportamenti o pratiche non etiche sono avvertite: «Più di 4 investitori italiani su 10 (42%) dichiarano che disinvestirebbero se scoprissero che l’organizzazione di cui detengono azioni ha adottato comportamenti non etici. Si tratta di un dato inferiore alla media mondiale, pari al 49%, ma che comunque posiziona l’investitore italiano al terzo posto per sensibilità in Europa, sul tema dopo Grecia (52%) e Regno Unito (46%), e sopra Paesi come Polonia (40%), Spagna e Francia (37%) e Germania (34%)».

Sue Vercoe, managing partner di SEC Newgate Australia e managing director di SEC Newgate Research, ha concluso: «Il nostro ESG Monitor dimostra che le persone hanno grandi aspettative nei confronti delle organizzazioni per quanto riguarda la messa in atto di comportamenti responsabili in materia di ESG, eppure la valutazione dell’impegno di governi e imprese rimane insoddisfacente. Nonostante le altre pressanti preoccupazioni che affollano la vita di tutti i giorni dell’opinione pubblica, la maggior parte dei cittadini continua a considerare le questioni ambientali, sociali e di governance temi importanti da affrontare, nonostante il termine ‘ESG’ non sia ancora entrato nel linguaggio comune. Si tratta di una sfida sia comunicativa che operativa per le imprese e i governi. C'è ancora molto lavoro da fare quando si parla di ESG».

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.