Termovalorizzatore di Roma, entro marzo i lavori e nel 2027 parte il trattamento dei rifiuti
A marzo l’avvio dei lavori ed entro il 2027 l’accensione. Il termovalorizzatore di Roma ormai non è più un’ipotesi da discutere, una scelta che spacca trasversalmente tanto i partiti politici quanto il mondo ambientalista, ma un progetto che entra nel vivo con una precisa road map. Dopo una sentenza favorevole del Tar nel luglio 2023 e poi un altro stop al ricorso presentato da Legambiente lo scorso giugno, il sindaco Roberto Gualtieri ha presentato ieri in Campidoglio quello che è stato battezzato il “Parco dell’economia circolare”.
L’impianto che sorgerà a Santa Palomba (zona sud di Roma, contigua ai Comuni di Ardea e Pomezia) prevede un investimento di 1 miliardo di euro, ma per 33 anni il Comune pagherà per smaltire i rifiuti 178,5 euro a tonnellata contro gli attuali 220-230 spesi per inviare fuori città il materiale, il che, secondo le stime del Campidoglio, farebbe risparmiare 40 milioni di euro l’anno per le spese di gestione e trasporto. La struttura potrà gestire fino a 600mila tonnellate di rifiuti indifferenziati ogni anno – insieme a scarti della differenziata e del riciclo, entrambi rifiuti speciali – e di recuperare energia e materiali: secondo le stime fornite dall’amministrazione capitolina e dal consorzio che si occuperà dei lavori guidato da Acea (e di cui fanno parte anche Hitachi ZosenInova AG, Suez Italy Spa, Vianini Lavori Spa e RMB Spa) il termovalorizzatore avrà una capacità da 65 MW per la produzione di elettricità (in grado di soddisfare il consumo annuo di 200 mila famiglie), tratterà ceneri pesanti recuperando materiali riciclabili per realizzare materiali da costruzione green (fino a 15 mila tonnellate l’anno) e recupererà anche 10mila tonnellate di acciaio l’anno (quantità necessaria per produrre 100 locomotori), 2mila tonnellate di alluminio (equivalenti al peso di dieci Airbus 340) e 1.600 tonnellate di rame (pari a 20mila batterie per auto elettrica).
«Al più tardi nel primo trimestre del 2025 parte la costruzione dell’impianto e per l’estate del ‘27 avremo i primi rifiuti trattati», ha detto Gualtieri presentando il progetto. La scelta di Santa Palomba è stata dettata dal fatto che questa è un’area industriale che ha uno snodo ferroviario delle merci, il che eviterà il viaggio su gomma («non ci saranno i tir sull’Ardeatina») e l’impianto sarà, a detta del sindaco capitolino «avanzatissimo nelle prestazioni ambientali, ben oltre le 'bat' cioè i parametri europei». Secondo le Bat, acronimo di Best available technology, ovvero la migliore tecnologia disponibile, le polveri di un termovalorizzatore devono stare tra 2 e 5 mg a metro cubo e, ha assicurato Gualtieri «il nostro ne fa 1»: «Un duemillesimo di un cucchiaino di farina, questa è la quantità di polveri, molto meno di una via trafficata di Roma».
Il progetto, hanno spiegato nel corso della presentazione sindaco Roma e vertici di Acea, prevede un camminamento ecologico, una via delle risorse circolari con spazi di educazione e di coworking, una torre panoramica di oltre 70 metri, una serra più grande e microserre in cui si porterà avanti la sperimentazione della concimazione carbonica, con la CO2 prodotta, per stimolare la crescita delle piante. Si tratta di una possibile via di fuga rispetto alla tagliola che potrebbe scattare dal 2028, quando l’Ue prevede l’ingresso delle emissioni climalteranti dei termovalorizzatori nel mercato europeo della CO2 (Eu Ets), ma tutta da misurare sul campo.
«Non solo recuperiamo energia dai nostri rifiuti ma realizziamo anche un’opera dal valore sociale significativo», ha ribadito Gualtieri. «Sono particolarmente orgoglioso di presentare questo progetto, che in Acea abbiamo iniziato a studiare a ottobre 2022», ha detto l’amministratore delegato di Acea Fabrizio Palermo nel corso della presentazione in Campidoglio. «Si tratta di un progetto molto importante e ambizioso. Abbiamo coinvolto dei partner, i migliori che ci sono al mondo su queste tecnologie a partire da Hitachi. Useremo le migliori tecnologie disponibili che portano dei risultati impressionanti. Anche il risultato estetico non è da meno».
Il mondo ambientalista è diviso sull’opportunità di realizzare questo progetto, perché se Legambiente è andata avanti a suon di ricorsi per bloccarlo, l’ex ministro dell’Ambiente Edo Ronchi, oggi presidente della fondazione per lo Sviluppo sostenibile, sostiene da tempo che un termovalorizzatore, se fatto con le più moderne tecnologie, comporta certamente un minor impatto ambientale rispetto a una discarica e in più è utile per produrre energia.
Quanto alla principale criticità del progetto segnalata da un po’ tutte le sigle ambientaliste, ovvero la capacità impiantistica di 600mila tonnellate ritenuta eccessiva, Gualtieri ha da un lato sottolineato che per una città come Roma è la dimensione appena sufficiente, dall’altro ha rassicurato sul fatto che il termovalorizzatore non sarà utilizzato per lavorare rifiuti provenienti dall’estero: «Non saremo mai importatori di rifiuti come Amsterdam ad esempio, perché abbiamo evitato l’overcapacity. Anzi noi siamo in una lieve sottocapacità perché anche quando avremo raggiunto i livelli comunitari di differenziazione e riciclo avremo un fabbisogno di termovalorizzazione di 661mila tonnellate l’anno e 61mila quindi andranno al termovalorizzatore di San Vittore. Non vogliamo andare in overcapacity e molti ci dicevano che la stima oggettiva – ha aggiunto il sindaco facendo sempre riferimento alla portata del termovalorizzatore) – senza le nostre politiche ambientali, sarebbe stata di 800mila tonnellate per fare stare tranquilla Roma oggi. Ma noi riteniamo sbagliato fare troppi termovalorizzatori, quando non servono, a danno della differenziata e del riciclo».