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La guerra infinita del Congo e i nostri smartphone insanguinati

Il capo dei diritti umani dell’Onu denuncia lo sfruttamento illegale dei minerali nella RDC orientale
 |  Green economy

Volker Türk,  Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha presentato all’Human Rights Council in corso a Ginevra il rapporto “Human rights situation and the activities of the United Nations Joint Human Rights Office in the Democratic Republic of the Congo” nel quale denuncia che «La situazione dei diritti umani nella Repubblica Democratica del Congo (RDC)  continua a peggiorare sotto i nostri occhi. Un mix instabile di violenza crescente, interessi regionali e internazionali, imprese sfruttatrici e stato di diritto debole. A spese di un popolo già devastato da decenni di conflitti. Questa situazione merita l'immediata attenzione della comunità internazionale, affinché le armi possano essere messe a tacere e possa emergere lo spazio per la pace».

Türk ha visitato la RDC aprile e aveva subito evidenziato diverse questioni che restano di attualità ancora oggi: «Innanzitutto, l'imperativo di porre fine al conflitto nell’Est. Il numero di vittime di violazioni e abusi dei diritti umani e violazioni del diritto internazionale umanitario continua a crescere. Tra il 1° giugno 2023 e il 31 maggio 2024, l'85% delle violazioni e degli abusi commessi nel Paese si è verificato nelle province colpite dal conflitto nella parte orientale della Paese. I membri dei gruppi armati sarebbero responsabili del 61% di questi, insieme ad attacchi mortali contro civili e infrastrutture civili, tra cui scuole e ospedali. Nonostante alcuni sforzi per prevenire e per investigare i casi, la violenza sessuale si sta diffondendo, con 700 vittime in più identificate solo nel periodo di riferimento. Gruppi armati rapiscono, tengono prigioniere e sottopongono donne e ragazze alla schiavitù sessuale. Molte di loro sono state uccise dopo essere state stuprate. I casi sono sicuramente sottostimati. Questo è spaventoso».

E la guerra infinita della RDC – la Terza Guerra mondiale, come la chiamano gli africani – è anche una fabbrica di profughi interni e nei Paesi vicini: «Secondo fonti umanitarie, quest'anno sono state sfollate internamente altre 940.000 persone, portando il numero totale di sfollati interni a oltre 6,4 milioni – ha detto Türk - Un numero impressionante di 23,4 milioni di persone in tutto il Paese soffre di insicurezza alimentare, rendendolo il Paese più colpito dall'insicurezza alimentare al mondo. Esorto tutte le parti a rispettare il carattere civile dei siti che ospitano gli sfollati e invito la comunità internazionale ad aumentare i finanziamenti umanitari».

Il capo dei diritti umani dell’Onu denuncia anche la violenza dell’esercito regolare: «Continuano a destare preoccupazione anche le violazioni dei diritti umani commesse dalle Forces Armées de la République Démocratique du Congo (FARDC), anche durante le loro operazioni militari contro i gruppi armati. L'incitamento all'odio e altri incitamenti alla discriminazione e alla violenza stanno alimentando il conflitto e aumentando le tensioni politiche in tutto il Paese e non devono essere tollerati. Accolgo con favore la posizione pubblica delle autorità e gli sforzi compiuti per affrontare questo problema e offro il continuo supporto del mio ufficio».

Türk ha nuovamente stigmatizzato l’ingerenza straniera nella RDC: «Esorto quei Paesi che hanno influenza sui gruppi armati a fare tutto ciò che è in loro potere per garantire la cessazione dei combattimenti. Qualsiasi ruolo svolto dal Rwanda nel sostenere l'M23 (Mouvement du 23 Mars, ndr) nel Nord Kivu, e da qualsiasi altro Paese che sostenga i gruppi armati attivi nella RDC, deve cessare».

Ma è sotto accusa anche la debolezza del governo di Kinshasa che spesso diventa complicità: «Le autorità devono essere pienamente in grado di assumere i loro ruoli nell'Est per garantire la sicurezza e i servizi pubblici essenziali. Lo Stato deve anche affrontare l'impunità e fornire rimedi efficaci alle vittime di violazioni e abusi, incluso l'accesso alla giustizia attraverso un sistema giudiziario equo ed efficiente. Incoraggio un rilancio dei processi di pace Nairobi e Luanda. E il mio ufficio è pronto a supportare la Southern African Development Community Mission nella Repubblica Democratica del Congo (SAMIDRC) e i suoi Paesi contributori di truppe, per progettare e implementare un quadro di diritto umanitario e diritti umani internazionale solido e operativo. Il ritiro progressivo della MONUSCO (Mission de l’Organisation des Nations Unies pour la stabilisation en RD Congo, ndr) dovrebbe essere intrapreso in modo responsabile e tempestivo, assicurando che la protezione dei civili resti al centro dell'attenzione. Accolgo con favore la  leadership della rappresentane speciale del segreterio generale, Bintou Keita, nell'assicurare la centralità dei diritti umani nel lavoro della Missione e del Country Team delle Nazioni Unite, anche in questo periodo di transizione».

E proprio la Keita, che è anche a capo della MONUSCO, ha fatto il punto sugli sviluppi più recenti: «La situazione dei diritti umani resta Preoccupante, a causa del deterioramento della situazione della sicurezza nelle province del Nord Kivu e dell'Ituri a causa del crescente attivismo dei gruppi armati – Haa ammesso la Keita - Anche le province di Maï-Ndombe e Tshopo continuano a essere colpite da attacchi contro i civili, causando perdite di vite umane e massicci spostamenti di popolazione verso Kinshasa e Kisangani. Nella sua ricerca di guadagni territoriali, l’M23 ha esteso il suo controllo sui territori verso Lubero. Kanyabayonga è stata presa alla fine di giugno dopo intensi combattimenti in cui ospedali e siti di sfollati interni sono stati deliberatamente presi di mira dall'M23. Diversi civili sono fuggiti dalle loro case, aggravando ulteriormente la crisi umanitaria. Mentre tutti gli sforzi sono concentrati principalmente sulla gestione della situazione nel Petit Nord con l’M23, i miliziani della Coopérative pour le développement du Congo (CODECO) e i ribelli delle ADF (Forces démocratiques alliées) hanno colto l’occasione per seminare il caos altre parti del Nord Kivu e dell'Ituri».

Dopo decenni di guerre e guerriglie sanguinose per le risorse è arrivato il momento di  contrastare l'impunità e ripristinare la coesione sociale: «I conflitti e le divisioni etniche e comunitarie alla base dele guerre e dell'instabilità sono rimasti irrisolti per troppo tempo – ha sottolineato Türk - E continueranno a persistere se non si cercherà di ricostruire la coesione sociale. Per fare questo, la responsabilità è fondamentale. Accolgo con favore gli sforzi iniziali compiuti dalle autorità. Tra il 1° giugno 2023 e il 31 maggio 2024, 79 soldati FADRC, 23 ufficiali della Police nationale congolaise - PNC, 315 membri di gruppi armati e 105 civili sono stati condannati per reati. Ma c'è bisogno di molto di più. Devono essere messi in atto meccanismi efficienti di risoluzione dei conflitti, formali e informali. Adottare e attuare una politica di giustizia di transizione olistica, incentrata sulle vittime e inclusiva aiuterebbe anche il Paese a venire a patti con il suo passato travagliato. Il mio ufficio, così come il Gruppo di esperti, continuano a supportare le autorità a tal fine».

Le prigione della RDC sono un inferno in Terra e le condizion i stanno peggiorando, anche nelle strutture gestite dai servizi segreti: «I detenuti sono soggetti a tortura e altri maltrattamenti, tra cui violenza sessuale, e sono tenuti in condizioni terribili senza accesso alle loro famiglie e ai loro avvocati – ha denunciato il capo dei diritti umani - Prendo atto dei recenti sforzi per ridurre il sovraffollamento delle carceri ed esorto le autorità a garantire indagini complete e trasparenti sulle uccisioni e gli stupri dei detenuti avvenuti il ​​2 settembre nel carcere centrale di Makala a Kinshasa. L'indipendenza del mio ufficio nello svolgimento delle indagini è un mezzo per sostenere la tutela dei diritti umani nella RDC. Sono preoccupato per la revoca a marzo della moratoria di fatto sulla pena di morte: si tratta di un importante passo indietro, in contrasto con la tendenza in Africa e nel mondo intero verso l'abolizione. Da allora, 128 uomini sono stati condannati a morte da tribunali militari. Esorto le autorità a garantire che queste condanne non vengano eseguite e a finalizzare il processo legislativo già in corso per abolire la pena di morte».

Poi Türk ha affrontato la vera ragione che è alla radice di tutta questa violenza, giustizia e disperazione e che rende uno dei Paesi più ricchi di risorse del mondo uno dei Paesi più poveri del mondo: «I proventi delle risorse naturali devono andare a beneficio delle persone -  ha scandito - La RDC è dotata di risorse naturali eccezionali, tra cui minerali come cobalto, coltan, rame e oro, un notevole potenziale idroelettrico, vaste terre coltivabili, un'immensa biodiversità e la seconda foresta pluviale più grande del mondo. E tuttavia, l'accaparramento delle risorse derivanti dallo sfruttamento illegale e dal commercio illecito delle risorse naturali della RDC, con la complicità di imprese interne ed esterne al Paese, nonché la proliferazione e il traffico di armi, sono tra i principali motori della violenza in corso. Questo sta anche facendo sprofondare ulteriormente la popolazione nella povertà. La RDC è una delle 5 nazioni più povere del mondo. Circa una persona su 6i che vive in estrema povertà nell'Africa subsahariana vive nella RDC. Ciò è inaccettabile. Quel che mi colpisce è quanto la situazione nell’Est sia legata alla nostra vita quotidiana, come nel caso dei nostri telefoni cellulari, resi possibili in gran parte dalle risorse della RDC. Esorto le autorità, nonché gli attori regionali e internazionali, ad affrontare queste problematiche e invito gli attori del settore privato attivi in ​​questo ambito ad assumersi pienamente le proprie responsabilità in materia di diritti umani. In questo contesto, vorrei sottolineare il lavoro del gruppo di esperti del Segretario generale sui minerali critici per la transizione energetica: sarebbe molto importante riflettere e utilizzare le raccomandazioni fornite nel rapporto finale».

Anche secondo la Keita , «Il ritorno della pace in questo Paese richiede la combinazione di sforzi militari e non militari per trovare soluzioni durature, sia nazionali che regionali. Una governance virtuosa dello sfruttamento delle risorse naturali contribuirà notevolmente a questo» e ha quindi incoraggiato il governo di Kinshasa a «Continuare il suo impegno per l'adozione di un Piano d'Azione Nazionale su imprese e diritti umani per la piena realizzazione del giusto sviluppo e dei diritti economici, sociali e culturali».

L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha concluso: «La popolazione della Repubblica Democratica del Congo è stremata dalla violenza, stremata dal conflitto, stremata dagli orrori della sua vita quotidiana. Hanno bisogno di avere e, cosa altrettanto importante, di vedere un futuro. I difensori dei diritti umani che difendono senza sosta la dignità e la pace devono avere il nostro pieno sostegno. Garantire la pace, lo sviluppo e rafforzare la coesione sociale nella RDC deve essere il nostro obiettivo comune. L'onere è tutto nostro: non distogliere lo sguardo e lavorare con determinazione per raggiungere questo futuro».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.