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Terremoto nei Verdi tedeschi: si è dimesso tutto il consiglio esecutivo federale

Dopo il disastro elettorale nel Brandeburgo, congresso per un nuovo inizio dei Grünen
 |  Green economy

Negli ultimi giorni la direzione federale Bündnis 90/Die Grünen ha discusso intensamente su quale cambiamento sia necessario dopo le elezioni regionali nel Brandeburgo, dove i Verdi si sono fermati al 4% non riuscendo nemmeno a centrare la soglia minima del 5% per entrare nel Parlamento del Land. Il risultato della soffertissima discussione è stato che è necessario un nuovo inizio e che bisogna affidare il destino dei   questo motivo stamane la Direzione federale ha deciso che è giunto il momento di affidare il destino dei Grünen in nuove mani. Per questo il Bundesvorstand, il comitato esecutivo federale, si è dimesso e resterà un carica fino al congresso federale del partito che è stato convocato per novembre. E il quorum non è stato raggiunto probabilmente per due motivi: il voto utile al vincitore delle elezioni, il socialdemocratico  Dietmar Woidke che ha fatto una campagna elettorale durissima contro l’estrema destra di Alternative für Deutschland  con il semplice slogan “Er vs. AfD” e il voto di protesta per Bündnis Sahra Wagenknecht, la nuova formazione di sinistra contraria a dare armi all’Ucraina e che chiede una stretta sulla migrazione.

La co-presidente uscente dei Grünen, Ricarda Lang, è consapevole che in Brabdeburgo «Molti elettori hanno votato per l’SPD per ragioni strategiche per impedire all’AfD di vincere le elezioni. Noi Verdi ci siamo persi in questo processo. Il voto tattico diventa un problema per la democrazia quando è l’unico argomento a favore di un partito democratico. Tra i partiti democratici la questione principale non dovrebbe essere chi può fare quanto contro il potere dell’AfD. E’ così che la campagna elettorale degenera in una gara al male minore. Vogliamo impedirlo. Abbiamo bisogno di un’offerta chiara e lungimirante da parte dei partiti democratici.  Finora non ci siamo riusciti».

Come è avvenuto dopo le elezioni in Turingia e Sassonia (dove i Verdi hanno centrato il quorum per un pelo: 5,1%), è chiaro che il panorama politico tedesco stia subendo cambiamenti rapidissimi e l’altro co-presidente dimissionario, Omid Nouripour, ha sottolineato che «Il divario tra politici e cittadini si allarga. L’alternativa antidemocratica e antieconomica per la Germania ha ora ottenuto un risultato drammaticamente forte anche nel Brandeburgo. Avrà un blocco di minoranza nel parlamento regionale e nei prossimi cinque anni causerà qualche danno con le sue politiche corrosive. Quando i partiti antidemocratici ottengono tali risultati, è nostro compito comune nel governo e nell’opposizione democratica contrastare questo fenomeno. Dobbiamo creare più sicurezza in tempi caratterizzati da tanta incertezza per molte persone. Non tutte le campagne elettorali possono concentrarsi solo su: noi o l’AfD. Chi si reca al seggio elettorale non vuole solo sapere contro cosa vota, ma per cosa».

I negoziati per costituire una coalizione di governo nel Brandeburgo saranno probabilmente difficili e c’è da chiedersi se con il Parlamento uscito dal voto si possa formare un governo stabile. Infatti, la SPD non ha altra scelta che avviare negoziati con la BSW, e un’alleanza con la sinistra radicale anti-guerra e pro-palestinesi va oltre il Brandeburgo, anche per quanto riguarda politica estera della quale i Grünen si sono assunti spesso la responsabilità di una politica decisamente anti-russa e atlantista e acriticamente filo-israeliana e anti-palestinese.  Infatti, anche in piena crisi avvertono la SPD che «Una cosa deve essere chiara: i negoziati governativi non devono portare alla rottura della solidarietà con l’Ucraina e al fatto che l’Ucraina diventi una vittima dei negoziati di coalizione».

Una posizione che ha irritato e deluso la sinistra pacifista che votava i Grünen – anche perché altri partiti verdi europei hanno tutt’altra linea – e probabilmente a recuperare questa fetta di elettorato fuggito a sinistra non basterà l’annuncio dato ieri dalla Lang dopo le dimissioni: «sono necessari nuovi volti per guidare il partito fuori da questa crisi. L'obiettivo ora non è restare seduti su una poltrona, l'obiettivo ora è assumersi la responsabilità, e ci assumiamo la responsabilità rendendo possibile un nuovo inizio». E  Nouripour ha concordato: «Siamo giunti alla conclusione che abbiamo bisogno di un nuovo inizio. I risultati delle elezioni di domenica nel Brandeburgo sono la prova della crisi più profonda del nostro partito in un decennio».

Nei sondaggi nazionali il sostegno ai Verdi è sceso al 10%, il 5% in meno rispetto alle ultime elezioni federali del 2021. Gli elettori sembrano essersi allontanati dal messaggio centrale del movimento di lotta al cambiamento climatico e si sono invece concentrati su questioni come la pace, l'immigrazione e la sicurezza.

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, a capo della coalizione semaforo SDP – Verdi e liberalidel Freie Demokratische Partei, altro partito duramente sconfitto alle ultime elezioni, ha detto che il cambio di ledership nel Günen non dovrebbe essere un problema per il suo governo, che di problemi ne ha molti, a cominciare della scarsa popolarità di Scholz. 

Il ministro dell’economia Robert Habeck  - ritenuto uno dei più probabili candidati Verdi carica di cancelliere alle prossime elezioni - è stato uno dei primi leader dei Grünen ad apprezzare la decisione di dimettersi dei vertici del Partito: «Questo passo dimostra grande forza e lungimiranza. Ricarda Lang e Omid Nouripour dimostrano cosa significa per loro la leadership del partito: responsabilità. Apriranno la strada a un nuovo inizio potente. Questo non era scontato, è un grande servizio al partito. Abbiamo mesi difficili alle spalle, i Verdi sono stati completamente in svantaggio. Le sconfitte nelle ultime elezioni sono state indiscutibilmente influenzate dall’andamento nazionale. Qui abbiamo tutti delle responsabilità, me compreso. E voglio anche affrontarle. Voglio un dibattito aperto al congresso del Partito su una possibile candidatura e un voto onesto in uno scrutinio segreto».

La ministra degli esteri Annalena Baerbock – odiatissima a destra e a sinistra -  ha preso atto delle dimissioni: «Ho un grande rispetto per il passo compiuto da Omid Nouripour e Ricarda Lang. Se sei in politica, allora sai che questo è straordinario, che non è un dato di fatto, né politico e, soprattutto, non umano. Dobbiamo essere tutti coinvolti- In politica, in questi tempi difficili, noi come Verdi e come partiti democratici ci chiediamo cosa facciamo di diverso, cosa faremo di diverso per riconquistare la fiducia delle persone nella politica».

Le co-capogruppo parlamentari Grünen, Katharina Dröge e Britta Haßelmann hanno ringraziato Lang e Nouripour: «Abbiamo un grande rispetto per la loro ecisione e per quella del consiglio esecutivo federale di riorganizzare il partito per le future campagne elettorali». Anche l'ex presidente del gruppo parlamentare dei Verdi, Anton Hofreiter ha ringraziato Nouripour e Lang, ma ha chiesto una discussione per rivedere la linea politica: «I Grünen ora hanno bisogno di una discussione calma e concentrata sulla strategia e sulla riorganizzazione del personale ai vertici del partito».

Il congresso dei  Bündnis 90/Die Grünen, o meglio la 50esima Conferenza dei delegati federali, si terrà a Wiesbaden dal 15 al 17 novembre. Lang e Nouripour guidano il Partito dall’inizio del 2022. Normalmente sarebbero rimasti in carica almeno fino alla fine del 2024. Oltre a loto, l'attuale consiglio direttivo dei Verdi comprende i vicepresidenti Pegah Edalatian e Heiko Knopf, l'amministratore delegato Emily Büning e il tesoriere federale Frederic Carpenter. Nouripour e Lang non hanno fatto ipotesi sui loro possibili successori, ma i principali candidati sarebbero la segretaria di Stato all'economia Franziska Brantner e il deputato del Bundestag Felix Banaszak. Brantner è segretario di Stato di Habeck. Quindi esponente della linea moderata e filo-governativa, e la Banaszak è stata in passato leader dei Grünen nella Renania Settentrionale-Westfalia ed è una delle maggiori teoriche della sinistra del Partito.

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.