Non solo l’economia, anche la tassazione circolare può favorire la transizione: le proposte del Club della sostenibilità
«La tassazione circolare rappresenta una potente leva per accelerare la transizione verso un’economia sostenibile, in armonia con le attuali esigenze ambientali e sociali». Per questo motivo il Club della sostenibilità (organizzazione di aziende conosciuta a livello internazionale col nome Club de la durabilité) ha realizzato e diffuso una «guida pratica» nella quale si propone una strategia che comprende misure a medio e a lungo termine per un’integrazione efficace dei principi dell’economia circolare all’interno della normativa riguardante la fiscalità dei paesi dell’Unione europea.
Intitolato «La tassazione circolare: leva per un'economia sostenibile», il documento di 18 pagine «si rivolge ai decisori pubblici e privati e propone soluzioni concrete per trasformare l'attuale quadro fiscale in un vero motore dell'economia circolare».
Il Club della sostenibilità, che riunisce una quarantina di aziende attive nel movimento “Stop all’obsolescenza programmata”, osserva che i recenti progressi legislativi e normativi non sono stati accompagnati da incentivi fiscali per incoraggiare l’emergere di un’offerta sostenibile e circolare. Soprattutto, segnalano diverse misure che frenano l’affermarsi dell’economia circolare proprio a causa di una tassazione sui prodotti non adeguata. Per rimediare a ciò, la guida formula una serie di «raccomandazioni strategiche». La prima è l'introduzione di un sistema di bonus-malus basato sull'analisi del ciclo di vita dei prodotti, al fine di «orientare il mercato verso una produzione e un consumo più sostenibili internalizzando i costi ambientali».
Un’altra proposta lanciata dal Club riguarda l’applicazione di un’Iva ridotta al 5,5% sulle attività di riparazione. Con l’autorizzazione da parte dell’Unione europea, questa misura potrebbe partire con una sperimentazione per la riparazione di elettrodomestici, ma anche di vestiti, scarpe e pure biciclette, sostiene il Club.
Altre misure proposte nel documento appena diffuso: integrare alcune delle considerazioni ambientali, in particolare per quanto riguarda la circolarità, nei criteri di assegnazione degli aiuti pubblici alle imprese; rifondare il dispositivo dei buoni d’acquisto offerti ai dipendenti dalle aziende; finanziare la formazione delle professioni legate alla sostenibilità; tassare la pubblicità in base all'impronta ecologica dei prodotti e dei servizi promossi.
La «necessità» e l’«urgenza» dell’applicazione di queste prime proposte, sostiene il Club, deriva dal fatto che l’economia circolare in Europa fatica a imporsi, essendo stato registrato un “tasso di circolarità” che si aggira intorno al 10-12%. Anche il settore dei prodotti ricondizionati, malgrado l’interesse crescente per questa tipologia di mercato, resta marginale rispetto al panorama complessivo degli acquisti, con una penetrazione limitata nei mercati dell’elettromeccanico e dell’informatico. Da qui la necessità di agire sui «limiti del quadro regolamentare e fiscale attuale» al fine di favorire la transizione. «L’adozione di queste misure da parte dei decisori pubblici – si legge nel documento diffuso – è fondamentale per garantire una transizione coerente ed efficace rispetto ai modelli economici rispettosi dell’ambiente, garantendo la durabilità nel cuore delle strategie economiche e fiscali».