New-Re, ecco come l’Italia può riciclare tutti i magneti permanenti prodotti in Europa
È stato inaugurato oggi a Ceccano, in provincia di Frosinone – presso lo stabilimento industriale Itelyum regeneration – l’impianto pilota di New-Re, il progetto europeo che punta a migliorare l’economia circolare delle terre rare per ridurre la dipendenza del Vecchio continente dalle forniture estere.
Le terre rare rientrano infatti tra le 34 materie prime critiche individuate dall’Ue, oggetto anche di un recente decreto legge governativo con cui è stato recepito il relativo Critical raw material act, e rappresentano elementi essenziali per l’industria (non solo verde) continentale. Elementi che troppo spesso importiamo ancora dall’estero; oltre a esplorare la necessità di nuove miniere, in un simile contesto una strada fondamentale da percorrere resta quella del riciclo.
Uno sforzo che nel progetto New-Re è supportato da EIT RawMaterials e sviluppato da un Consorzio coordinato da Erion e formato da altri sette partner: Itelyum, Osai, Ku Leuven, Treee, Smart waste engineering, Glob eco e Università degli Studi dell’Aquila.
L’impianto pilota inaugurato oggi a Cesano punta a riciclare 20 tonnellate di magneti permanenti l’anno – materiali ampiamente utilizzati nei dischi rigidi dei computer e nei meccanismi di azionamento di motori elettrici e ibridi – da cui poter recuperare 5 tonnellate di terre rare. I magneti permanenti arriveranno dal disassemblaggio sia di motori elettrici, sia dai Raee provenienti dagli impianti di trattamento, sia dalle linea di smontaggio automatizzato di hard disk.
«L’impianto che oggi si inaugura a Ceccano si candida ad essere un modello di sostenibilità e di innovazione nei processi di riciclo e recupero delle terre rare che, lo ricordiamo, rappresentano elementi fondamentali ai processi di produzione in diversi comparti industriali», spiega Marco Sala, dg di Erion compliance organization.
L’impianto di riciclo dei magneti permanenti si basa su un processo idrometallurgico, sviluppato e brevettato dall’Università degli Studi dell’Aquila, che prevede una pulitura (lisciviazione) a basso impatto ambientale delle terre rare; le tecnologie messe in campo nell’impianto New-Re saranno poi impiegate per uno scale-up industriale nell’ambito di un altro importante progetto denominato Inspiree, finanziato all’interno del programma Life e partecipato da un Consorzio formato sempre da Itelyum, Erion, Eit raw materials, Glob Eco e Università degli Studi dell’Aquila.
Inspiree sfrutterà il processo idrometallurgico con l’obiettivo di trattare, a regime, fino a 2.000 tonnellate di magneti permanenti all’anno: considerando che la produzione europea di magneti permanenti annua è di 1.600 tonnellate, l’Italia sarebbe dunque già in grado di sviluppare una catena del valore circolare del riciclo degli stessi all'interno dei confini europei, riducendo così la dipendenza dalle importazioni extra-Ue, soprattutto da Russia e Cina.
«La sfida strategica del recupero delle terre rare – dichiara l’ad di Itelyum, Marco Codognola – rappresenta un’opportunità cruciale per l'Italia e l'Europa nella transizione ecologica. Il riciclo delle terre rare, attraverso pratiche come l'urban mining e l’idrometallurgia, può ridurre la vulnerabilità geopolitica, limitare l’impatto ambientale e favorire l’indipendenza economica».
Non a caso stamani, nella cornice di Cesano, si è svolta anche la 20esima tappa della campagna nazionale di Legambiente “I cantieri della transizione ecologica”. «Ci auguriamo che il progetto New-Re – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale del Cigno verde – sia il primo di una lunga serie di programmi innovativi per il recupero delle terre rare da componenti elettriche ed elettroniche, un percorso anche in grado di invertire la tendenza verso l’attività estrattiva di materie prime critiche. La nuova frontiera su cui bisogna puntare in Italia e in Europa è la ‘miniera’ urbana, ad esempio aumentando la raccolta di Raee e favorendo la realizzazione di più impianti di riciclo, anche attraverso l’accelerazione degli iter autorizzativi».
Entrambi fronti su cui l’Italia deve migliorare ancora molto. Basti osservare che, nonostante il crescente bisogno di attingere alle nostre miniere urbane, il tasso di raccolta Raee nel Paese sta continuando a calare anno dopo anno, allontanandoci ulteriormente dagli obiettivi Ue.