Skip to main content

Cbam, dalla tassa sul carbonio alle frontiere Ue nuove chance di collaborazione con l’Africa

Le entrate fiscali potrebbero essere impiegate per sostenere investimenti in R&S e innovazione nelle aree socio-economiche fragili, legate commercialmente all’Europa
 |  Green economy

Un pilastro importante del pacchetto di politiche climatiche e ambientali avanzate nell’ambito del Green deal europeo è il “Meccanismo di adeguamento delle frontiere del carbonio” (Cbam). L’attuazione della Cbam non è semplice: la sua complessità è legata alla compatibilità con le norme dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc) e con gli accordi di libero scambio dell’Ue.

L’applicazione del Cbam prevede infatti che le merci importate nell’Ue in settori ad alta intensità di carbonio siano soggette al pagamento di una tassa sulla CO2, se provengono da un Paese che non dispone di un sistema di tariffazione delle emissioni equivalente.

La politica climatica nell’Ue si basa in gran parte sul sistema di scambio delle emissioni Eu Ets, che presenta oggi un prezzo di 70€ per tonnellata di CO2, in calo dall’agosto 2023, ma in aumento dal valore più basso di marzo, oltre che su varie tasse sul carbonio che sono state implementate principalmente negli anni ’90 dopo la proposta inclusa nel Libro bianco di Delors sulle riforme fiscali ecologiche.

L’impatto del Carbon border adjustment mechanism (Cbam) come strategia europea per affrontare le dimensioni della decarbonizzazione e della competitività in Europa – tenendo conto del potenziale di adozione e diffusione dell’innovazione verde – è un tema rilevante, che si connette a temi di cooperazione internazionale, diffusione delle innovazioni, convergenza tra aree economiche.

Seda un lato il Cbam introduce costi aggiuntivi per le imprese e i settori extra europei, è anche un potenziale motore di innovazioni tecnico-organizzative volte ad abbattere i gas serra e ad aumentare la produttività del lavoro attraverso investimenti in innovazione, azioni di formazione e riqualificazione, a sostegno una transizione giusta e verde in Europa e oltre i suoi confini.

La cooperazione internazionale è necessaria per accelerare la transizione verso la decarbonizzazione attraverso l’adozione e la diffusione dell’innovazione. I costi economici del cambiamento climatico sono significativi e distribuiti in modo diseguale. La questione non riguarda i costi e i benefici aggregati, ma l’economia politica delle azioni: vale a dire chi sono i vincitori e i perdenti. Analisi quantitative, utilizzando un approccio basato sull’indice di rischio, rivelano che la maggior parte dei paesi a rischio relativamente elevato si trovano in Africa.

Vale la pena notare che, in relazione ai dati sull'innovazione, l'indicatore R&S sul Pil per l'Africa è stimato in media allo 0,30-40%, con un picco di Sudafrica di 0,85%. Un sostegno mirato a supportare innovazioni green e investimenti in capitale umano in regioni e settori del continente africano supporterebbe il raggiungimento di dividendi multipli legati ad una dimensione internazionale del Green deal ‘oltre’ i confini del continente europeo.

In questo contesto, ruotando attorno al modo in cui le politiche climatiche europee con un focus sulla Cbam potrebbero sostenere la cooperazione Ue-Africa orientata all’innovazione, una proposta di politica economica internazionale è l’uso di entrate fiscali connesse al Cbam per sostenere le innovazioni in aree socio economicamente fragili e legate commercialmente all’Europa, al fine di evitare che i flussi commerciali si spostino su aree non-Ue e per sostenere uno sviluppo basato su innovazione e conoscenza (il pilastro ‘scolarizzazione’/education dello sviluppo umano), elevando la bassa propensione innovativa delle catene del valore africane.

L’uso (il come e il dove) delle entrate fiscali a sostegno di R&D, adozione e diffusione di eco innovazioni e capitale umano andrebbe co-definito tra Europa e Africa, ad esempio utilizzando i tavoli di lavoro della Unfccc e tavoli bilaterali.

Un nuovo disegno di politiche climatiche ‘cooperative’ che, sfruttando anche le entrate derivanti dal Cbam, potrebbero sostenere eco-innovazioni e nuove competenze verdi, soprattutto nelle regioni a basso e molto basso sviluppo umano, a favore di una just transition globale. È vero che il gettito derivante da Cbam non è molto elevato, stimato in circa 1,5 miliardi di euro annui dal 2025. Tuttavia, meccanismi di cofinanziamento aggiuntivo europeo ed africano, focalizzazione su innovazioni green e sulle aree a minore sviluppo economico ed umano potrebbero avere impatti comunque significativi sulla spesa R&S africana ambientale, nel suo totale oggi intorno a 10-12 miliardi di dollari di R&S, e sulla diffusione di eco-innovazione nelle catene del valore globali.

Massimiliano Mazzanti

Massimiliano Mazzanti è professore ordinario in Politica economica nel dipartimento di Economia e management dell'università di Ferrara. Insegna Macroeconomia e Environmental economics all'università di Ferrara. È direttore del centro di ricerca interuniversitario SEEDS (Sustainability, environmental economics and dynamics studies) e di Cercis - Centro per la ricerca sull’economia circolare, l’innovazione e le Pmi. Si occupa di dinamiche di innovazione ambientale, politica ambientale per rifiuti e clima, relazioni tra performance economiche ed ambientali.