A Brasilia il Forum internazionale Zero Waste City, con l’Italia protagonista
Dal 25 al 27 giugno Brasilia, capitale del più grande paese dell’America Latina, ha ospitato il terzo Forum internazionale Zero Waste City. Il Brasile, oltre 200 milioni di abitanti, un’estensione pari a due volte l’Unione Europea, è il più grande paese del continente e riveste un’importanza strategica nelle relazioni internazionali, sia a livello politico che economico e commerciale.
Proprio due anni fa l’Ambasciata italiana a Brasilia aveva ospitato un importante evento legato alla strategia Zero Waste, presentando, all’interno della settimana denominata “Ambasciata Verde”, il libro “Cidades Lixo Zero” (Città Rifiuti Zero), dopo aver conseguito la certificazione “Ambasciata Rifiuti Zero”, rilasciata dall’Istituto Rifiuti Zero Brasile per le politiche virtuose adottate in tema di raccolta differenziata nel palazzo dell’Ambasciata, nonché progetti di compostaggio per gli scarti organici e del parco dell’Ambasciata, ed anche per le molte iniziative educative intraprese con le scuole della città in visita all’Ambasciata.
Un esempio davvero virtuoso che ha trasmesso, e continua a comunicare, un messaggio molto positivo a tutta la città, a tutto il Paese e a tutte le altre ambasciate presenti nella capitale brasiliana. Un’immagine virtuosa del nostro Paese, ai vertici nel settore dell’economia circolare in Europa e presa spesso come un esempio positivo anche oltre oceano.
L’evento fu molto apprezzato e partecipato, sia dalle istituzioni nazionali e locali, che dai diplomatici di altri Paesi che nella capitale hanno le rispettive ambasciate.
Quest’anno l’iniziativa dell’Istituto Lixo Zero Brasile, con il suo coordinatore Rodrigo Sabatini ed uno staff competente e motivato, è riuscita a organizzare uno dei più grandi eventi globali legati al tema dello Zero Waste, portando nella capitale brasiliana amministratori di città da tutti i continenti, in un interessante confronto a cui hanno partecipato attivamente anche deputati, associazioni, imprese pubbliche e private, nonché studenti ed università.
Il settore dei rifiuti urbani in Brasile, come in gran parte dell’America Latina, è fonte di grandi problematiche ambientali, spesso gli scarti urbani finiscono ammassati ai margini delle strade di quartieri di periferia o in discariche improvvisate, dove i cosiddetti “catadores” intervengono, cercando di recuperare materiale secco riciclabile da rivendere sul mercato ricavandone un minimo di sostentamento.
Un lavoro duro, faticoso, logorante, in completa assenza del rispetto delle più basilari norme di sicurezza e sanitarie, oltre che ambientali. In questi contesti spesso rifiuti elettrici ed elettronici vengono bruciati all’aperto per ricavare, dai resti, materiali ferrosi o metallici.
In alcune città, come a Brasilia, le istituzioni locali hanno iniziato un percorso per evitare queste situazioni, avviando questi lavoratori a percorsi di “istituzionalizzazione”. Organizzati in cooperative che lavorano alle dipendenze del municipio o dell’azienda pubblica locale, prestano così servizio in capannoni adibiti ad hoc dove il materiale secco riciclabile viene depositato, passa su nastri e gli operatori possono effettuare una cernita manuale, ma con maggiori standard di sicurezza e di dignità del lavoro.
In altre città, come Florianopolis, circa 500 mila abitanti al Sud del Paese, è stata avviata una prima importante progettualità sulla raccolta differenziata in una città brasiliana. L’azienda pubblica locale si è dotata di mezzi adeguati per la raccolta differenziata, alle famiglie coinvolte sono stati consegnati contenitori adeguati e, sebbene il programma sia ancora su base volontaria, i primi importanti risultati hanno sottratto flussi crescenti alle discariche del paese.
Per questi motivi e per dare forza a chi in Brasile sta portando avanti l’agenda della sostenibilità nella gestione dei materiali post-consumo, l’Istituto Rifiuti Zero, con la collaborazione ed il sostegno del Ministero dell’Ambiente brasiliano, nonché della Segreteria nazionale del Turismo, ha organizzato l’evento internazionale Zero Waste City. Oltre che da numerose delegazioni brasiliane, l’evento è stato rafforzato dal protagonismo di numerose presenze da tutti i continenti. Dalla famosa San Francisco negli Stati Uniti, una delle prime grandi città del mondo ad adottare questa strategia, ad città del Canada, del Portogallo, di diversi paesi africani ed asiatici.
La delegazione italiana, composta da tecnici, consulenti e aziende del settore, ha avuto un’importanza di primo piano nell’evento, un segno inequivocabile della rilevanza che il nostro paese riveste in questo settore e di quanto sia preso a riferimento a livello globale per le notevoli performance raggiunte in molte regioni e province italiane, sicuramente tra le migliori performance al mondo.
Dopo il saluto di apertura delle istituzioni locali e nazionali ho avuto il piacere di aprire la sessione internazionale sottolineando, come evidenziato anche nell’ultimo Rapporto sullo Stato della Green Economy, redatto dalla Fondazione Circular Economy Network, come l'estrazione e la trasformazione dei materiali siano responsabili del 50% delle emissioni totali di gas serra, e la trasformazione del modello di economia dall’attuale linearità, ad una effettiva circolarità, possa dare pertanto un contributo davvero significativo al contrasto dei cambiamenti climatici.
Ancora ben lontani dalle buone pratiche italiane, che ospitano intere regioni con tassi di riciclo effettivo ormai superiori al 60%, c’è una parte del Brasile che guarda ad obiettivi ambiziosi, che necessitano di sviluppo nella raccolta al pari dello sviluppo dell’impiantistica, nonché, prima di tutto, di una legislazione più incisiva che definisca standard minimi più elevati e che, come l’Unione Europea, spinga tutti gli stati membri della federazione brasiliana verso una gestione efficiente dei rifiuti.
Negli ultimi cinquant’anni la popolazione mondiale è raddoppiata, mentre il consumo di materiali è aumentato di 3,5 volte, un trend che non possiamo permetterci di perpetrare e che solo un’attenta riduzione nell’utilizzo di materia ed un suo effettivo riutilizzo e riciclo ci può aiutare a definire percorsi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
Il percorso è ancora lungo, il tempo che ci rimane è poco ma come scrive Zamagni nel suo ultimo libro occorre un ottimismo “moderato” che ci porti a favorire il cambiamento necessario.