
Materie prime, costi, CO2: il Parlamento europeo adotta una risoluzione sulle industrie energivore

Primo obiettivo: sostenere la decarbonizzazione delle industrie ad alta intensità energetica, come quelle chimiche e siderurgiche. Secondo: ridurre il divario dei prezzi energetici tra l’Ue e la concorrenza globale. Terzo: garantire la disponibilità di materie prime critiche e secondarie. È per ottenere questi tre scopi che è stata presentata e adottata al Parlamento europeo una risoluzione riguardante le industrie europee ad alta intensità energetica.
Il testo, adottato a Strasburgo per alzata di mano, si basa su precedenti relazioni e comunicazioni, tra cui il Rapporto Draghi, il Rapporto Letta e il Clean Industrial Deal della Commissione Ue, nonché il Piano d'Azione per l'Energia Accessibile, tutte misure europee che forniscono una tabella di marcia completa per la decarbonizzazione delle industrie ad alta intensità energetica nell'Ue. Tra queste rientrano le industrie chimiche, siderurgiche, della carta, del cemento e del vetro, che sono fondamentali per l'economia comunitaria. Sono anche fondamentali per l'occupazione e l'autonomia strategica europea, ma devono affrontare sfide importati per compiere la transizione a tecnologie più pulite, dicono i deputati nella risoluzione.
Il testo adottato sottolinea la necessità di una transizione economicamente sostenibile attraverso l’utilizzo di diverse tecnologie, con l'elettrificazione (la sostituzione di fonti di energia fossili con l’elettricità derivata da fonti rinnovabili) come strategia chiave per ridurre i costi energetici ed evitare un effetto di dipendenza da infrastrutture legate a combustibili (carbon lock-in, in inglese).
I deputati identificano diversi ostacoli alla competitività industriale dell'Ue, tra cui il divario dei prezzi energetici con i concorrenti globali e la volatilità dei prezzi dei combustibili fossili. Ad ostacolare ulteriormente i progressi, specialmente per le piccole e medie imprese, vi sono gli oneri normativi e i meccanismi di finanziamento complessi. Inoltre, il Sistema di scambio di quote di emissioni (Ets) è inoltre sotto pressione a causa delle fluttuazioni del mercato e dell’uso disomogeneo dei ricavi tra gli Stati membri, il che ha l’effetto di ostacolare il suo sostengo della decarbonizzazione industriale.
Per affrontare queste sfide, i deputati chiedono un rilascio più rapido delle autorizzazioni per i progetti di energia pulita, l'attuazione della legislazione sulla progettazione del mercato dell'energia elettrica, un sistema energetico più integrato e maggiori investimenti nelle infrastrutture della rete. Si dovrebbero esplorare ulteriori modalità per dissociare i prezzi dei combustibili fossili dai prezzi dell'energia elettrica. Inoltre, i deputati chiedono di anticipare al 2025 l'analisi dei mercati a breve termine, al fine di prendere in considerazione opzioni alternative di assetto del mercato.
Viene anche sottolineato nella risoluzione adottata che regole semplificate e la disponibilità di materie prime critiche e secondarie sono essenziali per attrarre investimenti privati e sostenere la decarbonizzazione, riducendo al contempo le nostre dipendenze da altri paesi.
Viene inoltre evidenziata la necessità di affrontare la concorrenza globale sleale attraverso l'implementazione corretta del meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera (Cbam) e la creazione di mercati leader per i prodotti puliti europei. I deputati vogliono infine sostenere i lavoratori e le regioni coinvolte nel processo, garantendo che l'industria dell'UE rimanga competitiva a livello globale pur decarbonizzandola.
Dice il relatore della risoluzione, l’eurodeputato italiano Giorgio Gori, del gruppo Socialisti e Democratici: «Non abbiamo tempo da perdere, dobbiamo agire per garantire che l'industria europea possa resistere e per tutelare i posti di lavoro. L'innovazione tecnologica necessaria per accelerare la decarbonizzazione delle industrie ad alta intensità energetica richiede investimenti, che l'Ue ha la responsabilità di sostenerli con risorse pubbliche. Nel frattempo, queste industrie devono essere protette dal dumping, dai dazi, dalla concorrenza sleale e dalla sovraccapacità sovvenzionata di altri paesi, per prevenire la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e la fuga delle imprese dall'Europa».
