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Digital economy report 2024: mitigare il crescente impatto ambientale dell'economia digitale con strategie sostenibili ed eque

I Paesi in via di sviluppo sopportano l’impatto ambientale dell’economia digitale, ma ricevono benefici relativamente piccoli dai minerali essenziali per la digitalizzazione
 |  Green economy

L’United Nations Conference on Trade and Development (UNCTAD) ha pubblicato il suo “Digital Economy Report 2024“, che fa luce sul significativo impatto ambientale dell’industria  digitale globale e il peso sproporzionato che grava sui Paesi in via di sviluppo.

All’UNCTAD  sottolineano che «Questo rapporto dettagliato evidenzia che, mentre la digitalizzazione guida la crescita economica globale e offre opportunità uniche per i Paesi in via di sviluppo, le sue ripercussioni ambientali stanno diventando sempre più gravi. I Paesi in via di sviluppo vengono colpiti in modo non uniforme sia economicamente che ecologicamente a causa degli attuali gap digitali e di sviluppo, ma hanno il potenziale per sfruttare questo cambiamento digitale per promuovere lo sviluppo».

Secondo la segretaria generale dell'UNCTAD, Rebeca Grynspan,  è necessario un approccio equilibrato: «Dobbiamo sfruttare il potere della digitalizzazione per promuovere uno sviluppo inclusivo e sostenibile, mitigandone al contempo gli impatti ambientali negativi. Questo richiede un passaggio a un'economia digitale circolare, caratterizzata da consumo e produzione responsabili, utilizzo di energia rinnovabile e gestione completa dei rifiuti elettronici. Il crescente impatto ambientale dell'economia digitale può essere invertito».

Il rapporto sottolinea l'urgente necessità di affrontare i costi ambientali della rapida trasformazione digitale e le principali preoccupazioni includono l'esaurimento delle materie prime finite per le tecnologie digitali e low-carbon, l'aumento del consumo di acqua ed energia e il crescente problema dei rifiuti legati alla digitalizzazione. L’UNCTAD avverte che «Mentre la digitalizzazione progredisce a un ritmo senza precedenti, comprendere il suo legame con la sostenibilità ambientale diventa sempre più essenziale».

Nella filiera globale di minerali e metalli di transizione, che sono fortemente concentrati in poche regioni, I paesi in via di sviluppo sono fondamentali. I vasti giacimenti minerari dell'Africa, essenziali per il passaggio globale a tecnologie digitali e low-carbon includono cobalto, rame e litio, cruciali per un futuro energetico sostenibile. Il continente africano ha riserve significative: il 55% del cobalto mondiale, il 47,65% del manganese, il 21,6% della grafite naturale, il 5,9% del rame, il 5,6% del nichel e l'1% del litio.

Secondo la Banca Mondiale, «La domanda di minerali necessari per la digitalizzazione come grafite, litio e cobalto potrebbe aumentare del 500% entro il 2050. Se riescono ad aggiungere valore ai minerali estratti, utilizzare i proventi in modo efficace e diversificare all'interno della catena del valore e di altri settori, L'aumento della domanda rappresenta un'opportunità di sviluppo per i Paesi in via di sviluppo ricchi di risorse».

Ma il rapporto fa notare che «In mezzo alle attuali crisi globali, allo spazio fiscale limitato, alla crescita lenta e all'elevato debito, i Paesi in via di sviluppo dovrebbero massimizzare questa opportunità tramite la lavorazione e la produzione interna. Questo li aiuterebbe ad assicurarsi una quota maggiore dell'economia digitale globale, a generare entrate governative, a finanziare lo sviluppo, a superare la dipendenza dalle materie prime, a creare posti di lavoro e ad aumentare gli standard di vita».

La crescente domanda globale di materie prime energetiche pulite sta già stimolando gli investimenti diretti esteri in America Latina, che negli ultimi due anni hanno rappresentato il 23% del valore dei progetti greenfield della regione.

L'impatto ambientale delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT) è significativo e comprende l'intero ciclo di vita dei dispositivi e delle infrastrutture digitali, dall'estrazione e lavorazione delle materie prime alla produzione, distribuzione, utilizzo e smaltimento. Questo processo consuma grandi quantità di minerali di transizione, energia e acqua, contribuendo in modo significativo alle emissioni di gas serra e all'inquinamento. Nel 2020, le emissioni di CO2 equivalente del settore ICT erano stimate tra 0,69 e 1,6 gigatonnellate, pari all'1,5 - 3,2% delle emissioni globali di gas serra, una cifra destinata ad aumentare con la crescita dell'economia digitale. Lo sviluppo dell'intelligenza artificiale e del mining di criptovalute sono motivo di particolare preoccupazione: «Il mining di Bitcoin, ad esempio, ha visto il suo consumo energetico globale aumentare di circa 34 volte tra il 2015 e il 2023, raggiungendo una stima di 121 TWh – avverte l’Unctad - Tra il 2018 e il 2022, il consumo di elettricità di 13 importanti operatori di data center è più che raddoppiato, evidenziando l'urgente necessità di affrontare l'impatto energetico e idrico di queste tecnologie».

L'e-commerce è aumentato vertiginosamente, con gli acquirenti online che sono cresciuti da meno di 100 milioni nel 2000 a 2,3 miliardi nel 2021 e questo ha portato,  dal 2010 al 2022, a un aumento del 30% dei rifiuti digitali, raggiungendo 10,5 milioni di tonnellate a livello globale. Il rapporto sottolinea che «La gestione e lo smaltimento inadeguati dei rifiuti digitali esacerbano le disuguaglianze ambientali, con un impatto sproporzionato sui Paesi in via di sviluppo».

L’UNCTAD chiede un cambiamento strategico e sostiene modelli aziendali innovativi e politiche solide per migliorare la sostenibilità della crescita digitale. Le raccomandazioni chiave del Digital Economy Report 2024 includono: Adottare modelli di economia circolare: dare priorità al riciclaggio, al riutilizzo e al recupero dei materiali digitali per ridurre gli sprechi e l'impatto ambientale. Implementazione dell'ottimizzazione delle risorse: sviluppare strategie per utilizzare le materie prime in modo più efficiente e ridurre il consumo complessivo. Rafforzare le normative: applicare norme e standard ambientali più rigorosi per ridurre l'impatto ecologico delle tecnologie digitali. Investire nelle energie rinnovabili: promuovere la ricerca e lo sviluppo di tecnologie ad alta efficienza energetica e pratiche digitali sostenibili. Promuovere la cooperazione internazionale: favorire la collaborazione tra le nazioni per garantire un accesso equo alle tecnologie e alle risorse digitali e per affrontare la natura globale dei rifiuti digitali e dell'estrazione delle risorse.

L'UNCTAD invita urgentemente la comunità internazionale a «Implementare politiche complete che promuovano un'economia digitale circolare, riducendo al minimo gli impatti ambientali e colmando il gap digitale. La maggior parte dei Paesi in via di sviluppo necessita di ulteriore digitalizzazione per partecipare efficacemente all'economia globale. Sforzi immediati e coordinati da parte di governi, leader del settore e società civile sono essenziali per uno sviluppo digitale sostenibile e inclusivo. Le attuali discussioni su un Global Digital Compact e la prossima revisione ventennale del World Summit on the Information Society possono essere sfruttate a questo scopo».

Il rapporto conclude ribadendo la necessità di integrare le politiche digitali e ambientali e chiedendo «Un'azione urgente e coraggiosa per garantire un'economia digitale equa e responsabile dal punto di vista ambientale. Questo approccio mira a consentire ai paesi di beneficiare delle opportunità che l'economia digitale presenta, salvaguardando al contempo gli interessi e il benessere delle generazioni attuali e future».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.