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La guerra delle miniere nella Repubblica Centrafricana: russi, esercito e Onu contro le milizie

Una compagnia mineraria cinese sospesa per presunti legami con gruppi armati
 |  Green economy

Intervenendo all’United Nations Human Rights Council (UNHRC), l'esperto indipendente delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica Centrafricana (RCA), Yao Agbetse, ha detto che «Se la situazione della sicurezza nella Repubblica Centrafricana è migliorata grazie agli sforzi delle autorità appoggiate dalle forze “bilaterali russe” e dalle forze della Mission multidimensionnelle intégrée des Nations Unies pour la stabilisation en République centrafricaine (MINUSCA), alcune zone, in particolare quelle minerarie e di frontiera, continuano ad essere attaccate da gruppi armati».
Agbetse ha ricordato che a giugno nella sottoprefettura di Ndélé «I villaggi di Diki, Miamani e Chari sono stati così oggetto di un attacco da parte di un gruppo armato non identificato che ruba, uccide, attacca, semina terrore e sconvolge le attività commerciali e agricole delle popolazioni civili». Dopo essere stato respinto a febbraio dalle Forces armées centrafricaines (FACA), il gruppo è tornato in seguito al ritiro delle FACA e dei loro alleati».
A fine maggio l’insicurezza era onnipresente anche nelle zone periferiche di Birao: «La presenza limitata delle FACA nell’estremo Nord-Est, al confine con il Sudan – ha detto l’esperto indipendente - espone le popolazioni civili ad attacchi da parte di gruppi armati. Ad aprile, la MINUSCA ha schierato i suoi elementi a sostegno delle FACA ad Am-Dafock, al confine con il Sudan. Inoltre, durante le prime due settimane di aprile, il gruppo armato 3R (Return, Reclamation and Rehabilitation) ha ucciso 24 civili a Ouham-Pendé, nel nord-ovest della Repubblica centrafricana».
Agbetse ha inoltre denunciato il comportamento di alcune imprese, in particolare quelle minerarie, che continuano a svolgere un ruolo oscuro nel contesto del conflitto centrafricano. A causa Di gravi accuse di collaborazione con le milizie armate, il governo di Bangui ha ordinato la sospensione delle attività della Daqing SARL, una compagnia mineraria cinese. E l’esperto indipendente ha confermato all’Human Rights Council: «Dopo che il gruppo Castel e la sua filiale Sucrerie Africaine de Centrafrique (SUCAF-RCA) sono stati accusati di collusione/contabilità con il gruppo armato UPC (Unité pour la paix en Centrafrique, ndr) la società cinese Daqing Sarl che gestisce la miniera d'oro e di diamanti a Mingala nel Basse-Kotto, in nel sud del Paese, è stata oggetto, il 7 giugno 2024, di un'ordinanza del ministero delle miniere e della Geologia che ne sospende le operazioni per cooperazione con gruppi armati, sfruttamento illegale, introduzione illegale di soggetti stranieri nelle aree minerarie e non pagamento delle tasse e assenza di rapporti di attività».
Agbetse ha invitato l’Inspection générale des mines a «Redigere una mappa aggiornata delle compagnie minerarie, a effettuare la loro ispezione periodica e a mettere i risultati delle sue indagini a disposizione dell’Assemblée nationale e dell’Haute Autorité de la Bonne gouvernance».
L’altro grosso problema è il controllo delle frontiere e l'esperto indipendente ha sottolineato l'importanza dell'attuazione degli impegni assunti dalle commissioni miste che permettono di affrontare meglio il tema della transumanza del bestiame, di individuare corridoi dedicati e di sensibilizzare allevatori e agricoltori.
Ma Agbetse ha soprattutto ammonito sul fatto che «Il rafforzamento della sicurezza delle frontiere deve mirare a combattere le minacce transnazionali, in particolare il traffico di armi, l’uso dei territori vicini come base arretrata da parte di gruppi armati per il loro rifornimento e addestramento, nonché la circolazione di merci illecite e l’estremismo».
Se nella Repubblica centrafricana c’è stato un qualche miglioramento rispetto al sanguinoso caos che aveva trasformato il poverissimo Paese in un campo di battaglia tra milizie confessionali, bande armate ed eserciti stranieri, nella RCA le violazioni dei diritti umani nella non si sono fermate. Secondo l’esperto «Gli abusi sono certamente diminuiti ma i gruppi armati, le forze di difesa e di sicurezza russe e le forze bilaterali continuano a commettere violazioni dei diritti umani. Oggi è urgente che le autorità centrafricane facciano tutto il possibile per restaurare, estendere e consolidare l’autorità statale su tutto il territorio nazionale».
Agbetse si è soffermato anche sull'attuazione della Road Map di Luanda i cui risultati dopo 5 anni o sono generalmente incoraggianti: «Rimangono tuttavia sfide importanti da affrontare, come lo scioglimento dei gruppi armati, il reinserimento militare o economico degli ex combattenti, la lotta contro l’impunità, la costruzione di una democrazia di base, nonché l’intero processo di riconciliazione e di costruzione di garanzie di non ripetizione. 10 anni dopo la creazione della MINUSCA e 5 anni dopo l’Accord politique pour la paix et la réconciliation en République centrafricaine (APPR-RCA), la Repubblica centrafricana si trova a un bivio. I diversi attori devono “. lavorare per una governance politica basata sui diritti umani. Il governo dovrebbe dimostrare la sua lotta contro la corruzione e gli sforzi volti a risanare le finanze pubbliche e ad aumentare le entrate fiscali per finanziare i programmi di giustizia transitoria».
Intanto, l’8 luglio, la MINUSCA ha fornito kit di reinserimento economico a una trentina di donne Fulani sfollate interne e a diverse donne del villaggio di Bouboui, a 45 chilometri da Bangui, con l'obiettivo di promuoverne l'integrazione dello status sociale ed economico, contribuendo così al loro empowerment e alla stabilità della comunità.
Dopo aver seguito alcuni giorni di formazione sulla saponificazione e altre attività generatrici di reddito, le 30 beneficiarie hanno ricevuto dalla MINUSCA dei kit composti da carriole, risciò e lattine di olio di palma che permetteranno a queste donne di avviare attività commerciali e di provvedere ai bisogni delle loro famiglie.
Un aiuto materiale che è stato accolto con entusiasmo e Abiba Soule, rappresentante delle donne beneficiarie, ha espresso la sua gratitudine ha detto ai caschi blu dell’Onu: «Vi esprimiamo la nostra gratitudine per il vostro sostegno a Bouboui. Dal vostro arrivo ci avete trasmesso molte conoscenze, soprattutto per quanto riguarda il commercio, poiché inizialmente non eravamo ancora riuscite a commerciare. Questo sarà estremamente vantaggioso per noi nel prenderci cura dei nostri figli e delle nostre famiglie».
Si tratta di un’attività che rientra nella strategia complessiva della Missione Onu e del ministero per l'azione umanitaria e la riconciliazione nazionale della RCA che punta a promuovere la pace e la riconciliazione attraverso il sostegno alle iniziative comunitarie.
Séraphine Toe, capo dell'ufficio locale della MINUSCA a Bangui, ha sottolineato che «Questa assistenza serve a sostenere le popolazioni vulnerabili. Come parte della nostra missione, abbiamo deciso di venire ed esaminare come possiamo sostenere queste donne. Questo è il motivo per cui siamo qui. Il nostro obiettivo è fornire il nostro sostegno al Governo, sostenendolo in tutti gli aspetti. Sosteniamo anche le popolazioni, gli sfollati e le minoranze. Fornendo strumenti pratici e formazione, la MINUSCA contribuisce a rafforzare la resilienza economica delle donne sfollate interne a Bouboui e a migliorare le loro condizioni di vita».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.