Il Congo, l’Italia, la Russia, le miniere e il Piano Mattei
Il 13 ottobre 2023 la Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, era andata a Brazzaville, la capitale della Repubblica del Congo per incontrare il presidente della Repubblica, Denis Sassou N'Guesso, già dittatore marxista-leninista e poi “£democraticamente” eletto a capo di un regime autoritario convertitosi al liberismo petro-minerario cleptomane.
In quello che la Meloni definì «Un lungo colloquio, che senza dubbio testimonia l'amicizia di lunga data tra le nostre due Nazioni, e mostra anche l'interesse nel dialogare con una persona di così grande esperienza. Abbiamo parlato delle nostre relazioni bilaterali, della nostra cooperazione e dello scenario internazionale; è stato senza dubbio uno degli incontri più interessanti che abbia avuto nell'ultimo anno di governo». La Meloni e l’eterno uomo forte della Repubblica del Congo parlarono quindi anche sicuramente delle guerra in Ucraina e dell’infiltrazione militare-.economica della Russia in Africa. e la Meloni, anche in funzione del suo sempre più indebolito Piano Mattei, sottolineò che «Per quanto riguarda la cooperazione tra Italia e Congo, la nostra collaborazione è chiaramente molto forte. L'Italia è il secondo partner commerciale europeo del Congo e le imprese italiane hanno una presenza strutturata e di lunga data in Congo. Io e il Presidente della Repubblica siamo d'accordo su cosa sia la vera cooperazione tra due nazioni: la cooperazione non ha nulla a che fare con un approccio paternalistico e nulla a che fare con un approccio predatorio che a volte abbiamo visto mascherato da cooperazione.
Credo che il modello di cooperazione che l'Italia sta cercando di trasmettere e sviluppare sia esattamente il tipo di cooperazione che abbiamo fatto con il Congo: le aziende italiane hanno investito qui, pensando naturalmente alla questione del lavoro che devono svolgere, ma puntando anche sulla crescita del territorio in cui operano».
E, tanto per far capire il “nuovo modello”£ la nostra premier ricordò che «Di recente abbiamo concluso accordi commerciali con l'Eni per importare gas naturale liquefatto il prossimo inverno, ma si tratta solo di esportare in Italia il gas in eccesso di cui la popolazione locale non ha bisogno (sic!). L’obiettivo primario è quindi quello di garantire la crescita alle popolazioni dove si investe, perché l’Africa è un continente ricco che ha bisogno di sostegno per estrarre e valorizzare le tante risorse di cui dispone».
Dopo aver ricordato un paio di iniziative “umanitarie” di Eni portandole ad esempio, la Meloni mise le cose decisamente ibn chiaro: «L'energia è un elemento chiave di questa cooperazione, che oggi unisce due interessi: i bisogni dell'Europa, che è in difficoltà riguardo alle risorse energetiche, e la possibilità per l'Africa di produrre quelle risorse energetiche. Non si tratta più di cooperazione su base transitoria; si tratta di creare legami duraturi e reciprocamente vantaggiosi tra i nostri destini. Oltre al nostro lavoro bilaterale, è chiaro che questa cooperazione riguarda anche le grandi crisi che stiamo affrontando. Abbiamo parlato con il Presidente della Repubblica di ambiente e il Presidente ci ha parlato del prossimo “Vertice dei tre bacini di biodiversità, ecosistemi e foreste tropicali”, che si terrà a Brazzaville alla fine di questo mese. Gli ho assicurato che a questa iniziativa, che considero molto intelligente, saranno presenti rappresentanti di alto livello del governo italiano.
Il cambiamento climatico è una delle maggiori sfide che ci troviamo ad affrontare, e va affrontata con serietà: non con un approccio ideologico ma piuttosto con la serietà di difendere l’ambiente con le persone dentro, garantendo così la sostenibilità sociale ed economica insieme alla sostenibilità ambientale. Non è un caso che l’Italia abbia scelto di destinare il 70% del suo Fondo per il Clima, del valore di circa 3 miliardi di euro, al continente africano, e che abbia deciso di collegare questo investimento a quello che chiamiamo “Piano Mattei per l’Africa” ( Enrico Mattei è stato il fondatore dell'Eni), che descrive il tipo di cooperazione che il Congo ha così ben dimostrato nei rapporti con l'Italia e che vorremmo ampliare il più possibile».
Ma Sassou N'Guesso ha incassato e poi ha fatto il contrario di qel che la Meloni chiedeva facesse, sia in politica internazionale che per lo sfruttamento delle risorse minerarie. Infatti il 27 giugno il presidente della Repubblica del Congo era a Mosca per incontrare Vladimir Putin con l’esplicito obiettivo di «Raggiungere un nuovo livello nelle relazioni con la Russia. Siamo venuti per esplorare le opportunità per portare la nostra relazione al livello successivo e gettare le basi per 60 anni nel futuro per la nostra cooperazione negli anni a venire».
E, tanto per far capire da che parte sta nella contesa internazionale, i presidente congoleseha anche detto in un’intervista a RIA Novosti di voler avviare «Negoziati con la parte russa nei settori della difesa, dell'economia e di altri settori di cooperazione. Il Congo sta discutendo con la Russia il coinvolgimento delle imprese russe per l'estrazione di ferro, potassio, fosfati, rame, zinco, oro e diamanti. Ci sono molte opportunità in Congo. Abbiamo riserve significative di minerali, come ferro, potassio, fosfati, rame, zinco. Ci sono anche riserve di oro, forse diamanti. Ecco, crediamo che i partner russi saranno in grado di trovare il loro posto. La Repubblica del Congo è interessata alla produzione di fertilizzanti: il paese ha riserve di fosfati e potassio e, con la partecipazione dei partner russi, il Paese potrebbe produrre fertilizzanti a tutti gli effetti».
Putin lo sa e ricevendo al Cremlino il dittatore del Congo ha evidenziato che «Le relazioni tra Russia e Congo si stanno sviluppando in modo positivo, anche per merito del presidente della Repubblica Denis Sassou N’Guesso. Avete fatto molto affinché si sviluppassero in modo così positivo». Poi ha consegnato l'Ordine d'Onore della Federazione Russa a Sassou Nguesso «Per il suo grande contributo allo sviluppo e al rafforzamento delle relazioni tra la Federazione Russa e la Repubblica del Congo».
Più che in Congo il Piano Mattei potrebbe arenarsi sulle sponde della Moscova.