Change! Ieri, oggi, domani. Il Po in crisi climatica in mostra al Palazzo Madama di Torino
Con 652 chilometri di lunghezza, 141 affluenti, quasi 87.000 chilometri quadrati di bacino idrografico, 19.850.000 di abitanti, il 37% della produzione agricola italiana e il 55% dell’industria zootecnica nazionale, il Po e il bacino padano – dove si produce il 40% del Pil nazionale – costituiscono una delle aree con la più alta concentrazione di popolazione, industrie e attività commerciali a livello europeo.
Questo incredibile sviluppo è stato reso possibile grazie alla storica stabilità e abbondanza della portata delle acque del maggior fiume d’Italia, che negli ultimi decenni hanno visto un significativo mutamento a causa della crisi climatica indotta dalla emissioni di gas serra legate al consumo di combustibili fossili.
La mostra Change! in agenda al Museo civico d’arte antica in Palazzo Madama, a Torino, dal 25 giugno 2024 al 13 gennaio 2025 ha l’obiettivo di descrivere questi cambiamenti, offrendo occasioni di riflessione sulla crisi e sui possibili scenari di adattamento ad essa, ma anche di esortare all’azione e alla presa di coscienza: è tempo di agire.
Nato sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, il progetto nasce in dialogo con l’Assessorato alla Cura della città, Verde Pubblico e sponde fluviali della Città di Torino e dalla collaborazione tra Palazzo Madama e fondamentali partner nazionali, da sempre impegnati sui temi della conservazione e tutela ambientale, in primis l’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po (ABDPO) e l’Agenzia Interregionale per il fiume Po (A.I.Po) insieme alle Riserve della Biosfera del Po, oggi unite nella Riserva MaB UNESCO Po Grande.
La mostra si apre con una formidabile installazione capace di proiettare al paesaggio di dieci milioni di anni or sono, poi narrato tramite il mondo dei fossili, stupefacenti cartografie storiche, infografiche e illustrazioni originali, avviando un racconto sulla nascita, storia ed evoluzione del Bacino Padano prima e del Po a seguire; la seconda sezione illustra la vita naturale e il lavoro umano nell’area del bacino del Po attraverso fotografie e dipinti di grandi artisti in parte provenienti dalle collezioni dei Musei civici di Torino; all’Antropocene è dedicata invece la terza sezione.
«Attorno al 1950 l’emissione di grandi quantitativi di gas serra inverte il processo di neoglaciazione, generando – sottolineano gli organizzatori – una fase di riscaldamento climatico a matrice antropica, che è quanto la siccità del Po racconta: la diminuzione della sua portata, causata dall’assottigliamento dei ghiacciai alpini, causa una diminuzione dell’acqua che arriva al Delta».
I nubifragi delle ultime settimane – anch’essi frutto della crisi climatica – e in corso anche oggi hanno ridotto il nord a una “paluda padana”, ma nel 2021-22 l’area è stata colpita dalla più grave siccità degli ultimi due secoli almeno, con una perdita d’acqua dal fiume Po stimata in 70 miliardi di tonnellate.
«La siccità italiana – concludono gli organizzatori – è però un caso unico, perché deriva da uno dei tanti paradossi che caratterizzano il nostro Paese: nonostante l’Italia sia il quinto in Europa per quantità di precipitazioni dopo Croazia, Irlanda, Austria e Slovenia, siamo quello che immagazzina meno acqua in assoluto, poiché non riusciamo a stoccarla. Di fronte a questo scenario è necessario immaginare soluzioni nuove: la mitigazione e l'adattamento devono prevedere non solo azioni che contribuiscano a ridurre la vulnerabilità degli esseri umani agli impatti attuali (o previsti) dei cambiamenti climatici, come i fenomeni meteorologici estremi e l'innalzamento del livello del mare, ma anche nuovi protocolli agricoli che garantiscano la sicurezza alimentare e suppliscano alla perdita di biodiversità, nonché la produzione e l’approvvigionamento di energia da fonti alternative a quelle esistenti, ponendo nuove basi per una più equilibrata relazione fra uomo e natura».