All'industria cartaria serve «una decarbonizzazione competitiva e le stesse condizioni di altri paesi sulle bollette»
Il settore carta e cartone è in ripresa, il tasso di raccolta e riciclo fa segnare dei record, ma l’Italia deve colmare il gap competitivo con gli altri Paesi Ue ed extra Ue causato dagli alti costi energetici con cui dobbiamo fare i conti. Se ne è parlato oggi a Lucca, alla conferenza di apertura della 30° edizione della Mostra internazionale dell’industria cartaria, Miac, organizzata da Edipap Srl. Sono stati affrontati molti argomenti, ma soprattutto si è discusso di decarbonizzazione competitiva nel settore cartario italiano, un tema all’ordine del giorno dell’agenda politica nazionale. Al centro del dibattito – moderato dal giornalista Marco Frittella – la competitività dell’industria cartaria tra costi energetici e decarbonizzazione, e il ruolo dei territori e delle comunità, vicini a siti produttivi, nel raggiungimento degli obiettivi climatici Ue.
«La produzione nazionale di carta e cartone mostra una ripresa del 7% nei primi 7 mesi del 2024 sul 2023, a fronte di un parziale recupero della domanda interna (5,4% 6 mesi 2024/2023). Ma crescono del 10,3% anche le importazioni mentre il fatturato si riduce dell’1,8% (6 mesi 2024/2023). La carta da riciclare vede un tasso di raccolta che, nel 2023, giunge al massimo storico del 75,4% ma aumenta del 48,3% anche il suo export», afferma il Presidente di Assocarta Lorenzo Poli all’apertura della conferenza.
L’aumento dell’export di carta da riciclare evidenzia le difficoltà del sistema produttivo italiano di trasformare tutta la «miniera strategica italiana», a causa di un gap competitivo legato - a doppio filo - ai costi energetici, disallineati dai competitor europei, e a politiche ambientali Ue che vedono misure di decarbonizzazione non collegate ai consumi industriali.
«Dobbiamo pareggiare velocemente le attenzioni che gli Stati limitrofi, ed extra UE, prestano alle bollette di gas ed elettricità delle rispettive industrie energivore per rimanere competitivi. A rischio 19.000 addetti diretti, impiegati in 152 impianti cartari ma se estendiamo il dato alla filiera gli addetti complessivi sono oltre 160.000», evidenzia Poli.
È essenziale che le misure di decarbonizzazione siano strettamente collegate ai consumi industriali. In questo senso, viene sottolineato, è un buon esempio la norma per il biometano recentemente varata. Un buon esempio, ma considerato assolutamente insufficiente rispetto agli obiettivi e alle risorse necessarie. Va attuato, in questa direzione, quanto previsto dal nuovo decreto legislativo Ets che prevede che la quota annua dei proventi derivanti dalle aste, eccedente il valore di 1.000 milioni di euro, sarà destinata, nella misura massima complessiva di 600 milioni di euro annui, nel rispetto della normativa europea in materia di aiuti di Stato e della normativa relativa al sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra di cui alla direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 ottobre 2003, al Fondo per la transizione energetica nel settore industriale.
Ad oggi, con il 10,2% della produzione realizzata in Europa, l’Italia è al 2° posto, per il terzo anno consecutivo, anche come utilizzatore di carta da riciclare.
A questo proposito, il settore ha ampiamente oltrepassato l’obiettivo europeo dell’85% di riciclo nel settore dell’imballaggio, mentre la carta da riciclare rappresenta circa il 70% della fibra utilizzata e raggiunge il podio più alto nella produzione di carte per usi igienico e sanitari mentre è in terza posizione nelle carte per il packaging.
Afferma Tiziano Pieretti, Vice Presidente Toscana Nord nel suo intervento: «Quello toscano è il più importante distretto cartario europeo, in grado di competere sui mercati internazionali proprio grazie agli enormi sforzi fatti sul piano dell’efficienza energetica e della decarbonizzazione. Oltre 330 imprese, 10.800 addetti, 6 mld di fatturato e 2 mld di export. Senza contare i numeri dell’indotto e degli impatti sui territori che le nostre produzioni garantiscono. Il nostro è un settore che per struttura richiede un continuo ammodernamento dei processi, specialmente nella fase di transizione ambientale che stiamo vivendo, e dunque di programmazione. I grandi investimenti portati avanti all’interno dei nostri stabilimenti, fatti con lungimiranza dai nostri imprenditori già da anni, ci hanno permesso di superare la crisi nonostante ancora oggi si paghi il più alto costo dell’energia europea. Per seguitare però in questo percorso virtuoso dobbiamo poter contare su un rinnovato supporto degli enti pubblici, con cui dovremo discutere sempre più di idee, progetti, autorizzazioni e che vogliamo vedere come nostro primario partner in questa sfida».
A margine della conferenza è stato sottoscritto un Memorandum of Understanding da Assocarta e CIB Consorzio Italiano Biogas. Il presidente del CIB Piero Gattoni è intervenuto sottolineando che «la sinergia tra agricoltura e industria offre un'opportunità unica per promuovere l'uso diffuso del biometano come vettore di decarbonizzazione e di diversificazione del mix energetico facendo leva sulle eccellenze già presenti sul territorio, preservandone la competitività. In questo senso, l’accordo siglato oggi con Assocarta prosegue il lavoro congiunto svolto in questi anni che ha permesso di avviare e rafforzare la relazione tra settore primario e settori hard to abate. Settori un tempo distanti trovano oggi nel biometano una chiave di dialogo che permette di coniugare visioni comuni di sviluppo industriale. Auspichiamo che la collaborazione porti a rafforzare ulteriormente questa sinergia e che consenta di introdurre ulteriori misure a supporto del riconoscimento del valore ambientale e dei servizi ecosistemici favoriti con la produzione e l’uso di biometano».
Per Poli, «lo sforzo del settore nel diversificare il mix energetico nell’ambito del perimetro Pnrr, è certificato anche dai dati recentemente diffusi nel bollettino economico della Bce, Banca centrale europea, secondo i quali l’Europa, e in primis l’Italia, cresce inquinando di meno, mentre Cina e India crescono inquinando di più».
Per lavorare al meglio sulla decarbonizzazione Assocarta e GSE, nel maggio 2024, hanno siglato un accordo per agevolare il processo di decarbonizzazione della filiera cartaria italiana e garantire al comparto strumenti rivolti a incrementare l’utilizzo delle Fer, della condivisione dell’energia e dell’efficienza energetica nei processi produttivi, come sottolineato da Attilio Punzo, Responsabile Direzione Riconoscimento incentivi e titoli GSE intervenuto oggi. Proprio presso la sede del GSE il prossimo 17 ottobre si terrà la presentazione, in anteprima, del progetto di decarbonizzazione del comparto cartario sviluppato da AFRY Consulting e Assocarta.