Gli agricoltori del biologico difendono il Green deal in vista delle elezioni
Le proteste di alcune categorie di agricoltori hanno scosso le piazze di tutta Europa – Italia compresa – negli ultimi mesi, portando Bruxelles a frenare sul Green deal. Un vero e proprio controsenso.
Gli eventi meteo estremi e la perdita di biodiversità stanno incidendo in primis sulle rese agricole, mettendo a rischio sia la sicurezza alimentare sia il reddito degli agricoltori.
Per questo dalla Festa del Bio Anteprima Terra Madre, FederBio ha lanciato un appello in occasione delle consultazioni elettorali europee, condividendo il manifesto “Elezioni europee 2024 - per aree rurali vitali e sistemi alimentari sostenibili” di Ifoam Oe, la Federazione internazionale dei movimenti per l'agricoltura biologica.
FederBio invita così gli eurocandidati ad appoggiare politiche sostenibili che incentivino la transizione verso un'agricoltura resiliente e giusta come quella biologica, puntando su sei priorità che dovranno essere affrontate durante il prossimo mandato politico: ripensare la Politica agricola comune (Pac) per promuovere la biodiversità e sostenere pratiche estensive; rafforzare l’economia e la sostenibilità dei sistemi alimentari attraverso gli appalti sostenibili; migliorare la scelta dei consumatori attraverso la sensibilizzazione sul costo reale del cibo e la promozione del biologico; migliorare la scelta dei consumatori contrastando il greenwashing; incoraggiare l'innovazione guidata dagli agricoltori promuovendo il biocontrollo; incoraggiare l'innovazione guidata dagli agricoltori attraverso l'istruzione, l'innovazione e la conoscenza.
«Il Green deal europeo è stato impropriamente indicato come l’epicentro delle proteste del mondo agricolo – spiega la presidente di FederBio, Maria Grazia Mammuccini – La vera criticità, però, è che gli agricoltori non riescono più ad avere un reddito adeguato. I prezzi dei loro prodotti sono sempre più bassi, anche a causa della diminuzione delle rese per le emergenze climatiche e l’aumento dei costi di produzione. Tutti questi fattori sono legati a un modello intensivo, ormai superato, che non ha mai messo al centro il ruolo dell’agricoltore. Puntare sulla conversione biologica significa, invece, ridare valore al cibo e a chi lo coltiva, tutelare l’ambiente e la biodiversità con positive ricadute economiche e sociali».
Nonostante l’Italia sia già oggi tra i Paesi più bio in Europa, ha 2,3 milioni di ettari coltivati con metodo biologico e una Sau (Superficie agricola utilizzata) del 18,7%, circa il doppio della media europea, i consumi di prodotti bio non crescono in linea con la produzione, risentendo degli effetti inflazionistici di un mercato condizionato da una generale situazione di instabilità e volatilità.
Ecco perché FederBio accende un faro sulla necessità di campagne di comunicazione e di promozione tese a incrementare la consapevolezza sui benefici del bio, oltre a iniziative per contrastare il greenwashing.
«Per cambiare il metodo di produzione, occorre modificare anche quello di consumo – conclude Mammuccini – È fondamentale sensibilizzare i cittadini, trasferendo con chiarezza quali sono le ricadute positive dell’agroecologia per l’economia e la salute delle persone e dell’ambiente. Da un lato si cercano prodotti sostenibili, dall’altro si guarda al prezzo più basso. La chiave è consumare meno ma meglio, puntando su alimenti biologici, sani, di stagione e di prossimità, ma soprattutto evitando gli sprechi. Ancora oggi il 30% del cibo finisce nella spazzatura, incidendo doppiamente sull’ambiente».