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La nuova Visione della Commissione Ue su agricoltura e alimentazione guarda al passato

Gli ambientalisti: «I pochi elementi positivi presenti non bastano ad avviare il necessario e urgente cambio dei modelli di produzione e consumo nelle filiere agroalimentari della Ue»
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I commissari europei Raffaele Fitto e Christophe Hansen hanno presentato la nuova Visione a lungo termine dell’Ue su agricoltura e alimentazione, pensata per definire i piani per il sistema agroalimentare verso il 2040 e oltre. Il documento però sottovaluta i problemi ambientali e sociali connessi ai sistemi agroalimentari, puntando in modo miope solo sulla competitività delle imprese a breve termine: per questo 11 associazioni italiane del mondo ambientalista, agricolo e dei consumatori hanno deciso di unirsi in una posizione congiunta che chiede una rapida inversione di rotta.

Si tratta di Aiab (Associazione italiana agricoltura biologica), Acu (Associazioni consumatori utenti), Aida (Associazione italiana di agroecologia), Associazione italiana per l’agricoltura biodinamica, Firab (Fondazione italiana per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica), Greenpeace Italia, Lipu, Pro natura, Rete semi rurali, Terra!, Wwf Italia.

La Visione europea non manca di aspetti utili allo sviluppo sostenibile del comparto: si spazia dall’attenzione al riconoscimento del giusto prezzo per i produttori, al biologico, al ricambio generazionale favorendo l’ingresso dei giovani in agricoltura, l’impegno per un’etichettatura più trasparente e per una reciprocità delle regole ambientali e sociali negli scambi commerciali, insieme al richiamo seppur vago alle soluzioni basate sulla natura. Ma il documento della Commissione Ue non cita mai gli obiettivi delle due Strategie Ue “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”, ignorando che i problemi ambientali e sociali che li hanno motivati restano senza soluzioni ed avranno certamente impatti negativi sull’agricoltura dei 27 Paesi europei dell’Unione, in primis per le piccole e medie aziende, che continueranno inesorabilmente a chiudere (dal 2010 al 2020 il numero di aziende agricole è diminuito di ben 487.000 unità).

«I pochi elementi positivi presenti nella Visione della Commissione non bastano ad avviare il necessario e urgente cambio dei modelli di produzione e consumo nelle filiere agroalimentari della Ue. Ancora una volta – dichiarano le associazioni – ha prevalso la volontà di mantenere lo status quo in difesa degli interessi delle grandi aziende e corporazioni agricole a spese di tanti medi e piccoli agricoltori europei. Pur comprendendo il disagio del mondo agricolo rispetto alla grande mole di burocrazia, che va certamente ridotta, non crediamo che l’indebolimento delle regole e degli impegni per la tutela dell’ambiente sia la strada da perseguire».

La Visione propone infatti di semplificare ulteriormente la Politica agricola comune (Pac), rinunciando a un controllo ancora maggiore su ciò che accade a un terzo del bilancio dell'Ue. Con meno regole vincolanti ci saranno meno probabilità che i Paesi dell'Ue promuovano un'agricoltura sostenibile, come è avvenuto dopo la semplificazione della Pac del 2024.  Poco incisivo anche l’approccio al sistema zootecnico: se è vero che nella visione si propone di migliorare le norme sul benessere degli animali e di eliminare gradualmente le gabbie negli allevamenti, il settore zootecnico viene in gran parte assolto dal suo impatto sul clima e sulla salute dei cittadini europei.

«La Visione rimane ancora troppo vaga su come incoraggiare uno spostamento a diete più sostenibili e salutari. Se non si affronta seriamente una strategia che miri alla modifica del modello alimentare – concludono le Associazioni – i buoni propositi rimarranno, di nuovo, solo sulla carta».

Redazione Greenreport

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