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Il lavoro in agricoltura è affidato a una lotteria
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In un batter d’occhio la finestra offerta dal decreto flussi per attivare un rapporto di lavoro con persone immigrate da inserire nei settori dell’agricoltura e dell’assistenza si è chiusa con l’insoddisfazione di tutti. A parte la precarietà del sistema che anche in questa occasione è andato in tilt ma poi le domande sono state in media il triplo dei posti disponibili. È evidente come in un Paese a crescita zero ci sia bisogno di lavoratori immigrati e che lo strumento messo a punto dal governo non sia efficace. Lo dicono tutte le organizzazioni di categoria, secondo Confindustria nei prossimi cinque anni mancheranno all’appello 1,3 milioni di lavoratori e almeno la metà dovrebbero nuovi ingressi di lavoratori stranieri. Per Coldiretti solo nell’agricoltura mancano 100.000 lavoratori e servono in tempi rapidi, in linea con le esigenze della raccolta e della trasformazione dei prodotti. C’è poi il problema, che il clik day non risolve, dei lavoratori stranieri entrati in Italia come stagionali e rimasti “intrappolati” nel sistema e che adesso non possono regolarizzarsi perché non è previsto alcuna misura in questo senso. Entrati regolarmente, diventati irregolari, impossibilitati a sanare la posizione finiscono nelle mani degli sfruttatori.