È degradato il 60% del suolo europeo, danni per circa 50 miliardi di euro all’anno
Tra i relatori del convegno “Dalla terra alla Terra”, organizzato a Milano dal Consorzio italiano compostatori (Cic) in collaborazione con Re Soil Foundation e Cluster Spring, spicca l’intervento di Panos Panagos – senior scientist al Centro comune di ricerca della Commissione Ue – che ha spiegato come il 60% dei suoli europei già oggi presenta almeno un tipo di degradazione, come erosione, perdita di carbonio organico, contaminazione, perdita di biodiversità.
Si tratta di un dato in linea con quello già fornito dalla Corte dei conti europea, che pesa direttamente sulle tasche di agricoltori e cittadini: il costo totale della degradazione dei suoli è stato stimato in circa 50 miliardi di euro all’anno, sottolinea infatti Panagos.
«È essenziale da una parte monitorare l'attività dei politici per accelerare l'adozione di normative decisive a livello nazionale ed europeo, dall'altra comunicare in maniera sempre più concreta a tutti i livelli, così da coinvolgere non solo gli addetti al settore ma anche tutti i cittadini. Inoltre, bisogna creare reti e alleanze tra i vari stakeholder: se agiamo in modo disorganizzato, il rischio è quello di perdere tempo prezioso», osserva nel merito la presidente del Cic, Lella Miccolis.
Sotto questo profilo anche Francesca Assennato (responsabile Suolo dell’Ispra) ha insistito sull’importanza delle norme in itinere a livello nazionale e internazionale per il monitoraggio, la misurazione e la gestione del suolo, ribadendo l’urgenza della direttiva europea "Soil monitoring law”.
«Una strategia efficace per la tutela del suolo non può prescindere da dinamiche di carattere culturale e sociale – aggiunge Margherita Caggiano, direttrice Re Soil – Occorre quindi promuovere opportunità di alfabetizzazione e coinvolgimento che siano in grado di raggiungere un pubblico ampio ed eterogeneo, a partire dalla società civile, dalle scuole e dalle comunità locali, utilizzando tecniche di integrazione innovative, come ad esempio la Citizen Science. L’incremento di alfabetizzazione sul suolo è uno degli otto pilastri della Mission europea ‘A Soil deal for Europe’ che sta investendo risorse significative su questo tipo di attività, di cui il progetto Prepsoil è un esempio. Un altro tassello fondamentale per la rigenerazione del suolo è il coinvolgimento degli agricoltori».
Un focus è stato inoltre dedicato alla Lombardia e in particolare alla città di Milano, con Giorgio Maione (Assessore Ambiente e Clima della Regione Lombardia) che ha sottolineato come nella regione sono presenti 74 km² di suoli da rigenerare, principalmente costituiti da aree dismesse: territori che è un dovere preservare ma soprattutto recuperare (e il recupero valorizzato richiederebbe sostanza organica), per destinarli a usi produttivi in ottica sostenibile.
Nel merito Francesca Oggionni (presidente Ordine dottori Agronomi e dottori Forestali della Provincia di Milano) è intervenuta sul tema della cura degli spazi verdi urbani, sottolineando il ruolo delle aree a verde pubblico e privato per la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, gli importanti servizi ecosistemici che offrono, a partire dall'intercettazione delle acque meteoriche, tanto che si stima una perdita di oltre 8 miliardi in servizi ecosistemici a causa di una cattiva gestione di questo aspetto. Se Milano fosse priva di superfici permeabili, i costi per gestire gli eventi climatici estremi sarebbero insostenibili: per questo, è più che mai urgente depavimentare, ridurre il consumo di suolo e incrementare la fertilità organica
Che fare? La proposta del Cic per valorizzare il suolo urbano con il compost si basa sul Carbon farming: una serie di tecniche agricole e selvicolturali finalizzate a massimizzare l'assorbimento di CO2 dall'atmosfera e immagazzinarla nel suolo e nelle piante.
Più nel dettaglio, l’Urban carbon farming proposto dal Cic rappresenta un approccio innovativo per trasferire i principi del carbon farming ai contesti urbani, valorizzando il verde cittadino – parchi, giardini e altri spazi pubblici – come strumento efficace per la cattura e la conservazione del carbonio.
«I suoli urbani possono rappresentare una risorsa strategica per la mitigazione dei cambiamenti climatici e il miglioramento della sostenibilità ambientale nelle città – conclude Massimo Centemero, direttore del Cic – Il suolo è una risorsa non rinnovabile e si dimentica il ruolo che ricopre come carbon sink: per questo è urgente introdurre pratiche rigenerative atte ad arrestare la desertificazione e la perdita di fertilità».