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Il decreto ministeriale sul biologico, cronaca di una morte annunciata

Rischia di affossare l’agricoltura senza pesticidi va cambiato a garanzia degli agricoltori biologici e dei consumatori
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Secondo il Wwf Italia e Il Salvagente, quello al quale sta lavorando il ministero dell’agricoltura Francesco Lollobrigida è un decreto che «Complicherà la vita a un settore in grande espansione, come il biologico italiano che, con il 19,8% di superficie agricola certificata, ha avvicinato il nostro Paese all'obiettivo del 25% entro il 2030, fissato dalle Strategie europee “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”. E, secondo gli operatori, costringerà molte aziende a uscire dal mondo del biologico, per un rischio di impresa non gestibile dagli agricoltori».

Wwf e Il Salvagente spiegano che «Nella bozza del decreto ministeriale “contaminazioni”, che dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2025, da un lato con l’articolo 3 si usa il bastone, bloccando e sanzionando, cosa mai vista prima né in Italia né in Europa, il cibo biologico per la presenza accidentale in traccia di un pesticida  (in concentrazione cioè al di sotto dello zero tecnico, ovvero di 0,01 mg/kg); dall’altro, con l’articolo 5, si usa la carota concedendo una tolleranza, anche questa inedita nel panorama dell’agricoltura biologica, alla presenza accidentale di pesticidi in quantità maggiori (superiori a 0,01 mg/kg), tra cui il glifosato, l’erbicida probabile cancerogeno per Iarc-Oms, che sarebbe tollerato fino a 20 volte il limite consentito in alcune colture».

Oltre al glifosato, le maglie si aprirebbero anche per altre molecole come il boscalid, anticrittogamico ritenuto tossico per l’uomo, o lo spinosad, accusato della moria di api.

Oggi, durante una  conferenza stampa alla quale ha partecipato la deputata del PD Eleonora Evi della Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera, il Panda italiano e il Salvagente hanno denunciato «Un cortocircuito, che sarebbe un grosso ostacolo per il lavoro di migliaia di agricoltori bio che rischiano di subire il declassamento dei loro prodotti, solo perché sono confinanti con coltivazioni convenzionali che, spesso non rispettando neanche le distanze di sicurezza, contaminano i raccolti biologici con i loro pesticidi. Il rischio però è anche quello, contenuto nell’articolo 5 della bozza di Decreto del Ministro Lollobrigida, di “screditare” un intero settore che gode della fiducia dei consumatori.

La Evi  ha presentato  un’interrogazione al ministro Lollobrigida sulla questione e ha sottolineato che «La bozza del decreto introdurrebbe la pretesa che gli agricoltori biologici non solo realizzino ogni misura utile a contenere il fenomeno, ma garantiscano l’assenza di tracce di residui che la normativa europea, nazionale e regionale considerano invece tecnicamente inevitabili e accidentali per la generalità degli agricoltori non biologici, con una palese e inaccettabile mancanza di uniformità ed equità. Ricordo al ministro Lollobrigida che il Piano di Azione per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (PAN) nel nostro paese è infatti scaduto dal 2019 e la bozza circolata, di cui si sono perse le tracce, non garantiva distanze di sicurezza adeguate e norme per la prevenzione efficace della contaminazione accidentale delle coltivazioni biologiche».

Per Franco Ferroni, responsabile agricoltura Wwf Italia, «Questo ultimo Decreto del Ministero Agricoltura si aggiunge a precedenti provvedimenti che insieme definiscono un quadro di norme incoerenti, vessatorie e penalizzanti per gli agricoltori virtuosi che hanno deciso di praticare l’agricoltura biologica, cioè produrre senza l’utilizzo di pesticidi e altre sostanze chimiche di sintesi. A questi agricoltori si chiede di rispettare limiti inverosimili, subendo i danni da parte degli agricoltori che utilizzano veleni. Questo in assenza di regole efficaci per la prevenzione delle contaminazioni accidentali. Per dare certezze agli agricoltori biologici e ai consumatori il testo del Decreto va semplificato prevedendo la non conformità dei prodotti biologici solo con una presenza quantificabile superiore a 0,01 mg/Kg di una o più sostanze chimiche non ammesse in agricoltura biologica, dunque eliminando i contenuti degli articoli 3 e 5 del Decreto, riconoscendo la contaminazione accidentale come inevitabile. Serve inoltre la rapida approvazione di regole efficaci per prevenire la contaminazione accidentale da deriva con distanze di sicurezza non inferiori ai 20 metri con il divieto di realizzare trattamenti fitosanitari e la realizzazione di barriere verdi a carico degli agricoltori convenzionali confinanti con aziende certificate in biologico».

Riccardo Quintili, direttore del mensile Il Salvagente ha definito il decreto «Tanto contraddittorio da apparire come un copia incolla senza capo né coda. Il testo è indubbiamente pieno di controsensi: da una parte fa pagare a chi si impegna a non usare pesticidi il solo fatto che qualche appezzamento nei dintorni i fitofarmaci li utilizzi, finendo per contaminare con minuscole tracce il campo faticosamente tirato su senza la chimica di sintesi. Dall’altra, invece, fa distinzione tra sostanza e sostanza, finendo per ammettere la presenza nei prodotti biologici di alcuni pesticidi, sempre involontaria ma a concentrazioni superiori alle tracce. Un regalo alle lobby del cibo convenzionale e una trappola per l’agricoltura ‘verde’: con questo decreto, se si trovasse il glifosato in quantità 20 volte superiori a quelle che oggi sono permesse nel bio, saremmo di fronte a una contaminazione tollerata. Ma basterebbe questa ‘patente di legalità’ a evitare un’onta difficile da lavare per chi lavora la terra impegnandosi a non sporcarla con il diserbante più chiacchierato degli ultimi anni?».

Redazione Greenreport

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