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L’uso improprio ed eccessivo degli antibiotici sta accelerando il fenomeno della resistenza antibiotica

Antibiotici e resistenza, una minaccia globale tra medicina e allevamenti

Azioni collettive e individuali sono essenziali per contrastare una minaccia per la salute pubblica
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Sarà capitato a chiunque, almeno una volta nella vita, di acquistare, sotto prescrizione medica, un antibiotico in farmacia per combattere un’infezione. La somministrazione di antibiotici, ad eccezione di casi più gravi, segue un periodo molto breve, durante il corso del quale il/la paziente si sente meglio e guarisce completamente. Questo uso controllato e ristretto ad un breve periodo di tempo ha lo scopo di evitare che i microrganismi sviluppino una resistenza specifica agli antibiotici usati.

Come si legge sul sito del ministero della Salute, la resistenza agli antibiotici è un fenomeno biologico di adattamento di alcuni microrganismi, che acquisiscono la capacità di sopravvivere anche in caso di presenza di un agente antibatterico che generalmente sarebbe capace di uccidere o inibire microrganismi della stessa specie. In altre parole, i microrganismi evolvono e si adattano riuscendo a sopravvivere ad antibiotici che in altre condizioni sarebbero in grado di ucciderli. Tale resistenza può essere dovuta da una somministrazione non corretta o eccessiva negli esseri umani, in agricoltura o negli allevamenti intensivi. Una delle più grandi preoccupazioni è, infatti, dovuta al fatto che la resistenza agli antibiotici può essere acquisita tramite ingerimento di frutta, verdura o carni trattate con antibiotici. Inoltre, la resistenza antimicrobica, è in aumento in molti Paesi, rendendo complessa e problematica la terapia e la cura di molte infezioni; non rispondendo alle terapie antibiotiche, infatti, microrganismi che potrebbero essere facilmente sconfitti dalla somministrazione di antibiotici ad hoc, risultano resistenti alle convenzionali terapie portando a complicazioni più o meno gravi fino ad arrivare alla morte dei pazienti.

Gli antibiotici vengono somministrati agli animali negli allevamenti (sia intensivi che non) sia per la cura di malattie esistenti sia come trattamento metafilattico. Per metafilassi ci si riferisce alla somministrazione di un farmaco ad un gruppo di animali a seguito di una diagnosi di una malattia clinica in una parte del gruppo con lo scopo di trattare gli animali clinicamente malati e di controllare la diffusione della malattia negli animali a stretto contatto e a rischio. L’obiettivo è quindi ridurre la mortalità e la morbilità degli animali, evitare la trasmissione di malattie agendo previdentemente sulla loro diffusione. Dal punto di vista economico, l’eliminazione della metafilassi nel settore degli allevamenti intensivi negli Stati Uniti ridurrebbe il surplus dei produttori di carne bovina di 1,81 miliardi di dollari portandolo a 2,32 miliardi di dollari e il surplus dei consumatori di 1,15 miliardi di dollari all’anno. In altre parole, la metafilassi assicura ai produttori di carne bovina maggiori profitti, non solo per l’aumento di quantità di carne bovina prodotta per animale, ma anche perché viene prodotta in modo più efficiente ed economica.

Allo stesso tempo, gli antibiotici hanno effetti sulla crescita degli animali. La letteratura scientifica si è molto concentrata su questo aspetto, soprattutto per quanto riguarda bovini, suini e pollame. L’effetto degli antibiotici sulla crescita degli animali è generalmente positivo, con una media di +12,1% (rispetto ad animali a cui non vengono somministrati antibiotici per la crescita) per i bovini, con un minimo di 4,3% ad un massimo di 14,8%. Per il pollame, invece, la media di crescita con somministrazione di antibiotici è +3,1%, con un minimo di 0,3% ad un massimo di 5,5%. Per la categoria dei suini, invece, il range varia da -6,7% a 5,8%.

Come abbiamo anticipato, l’uso di antibiotici, però, non ha solo effetto sugli animali, ma anche sugli esseri umani. Molti degli antibiotici utilizzati negli allevamenti e in agricoltura, sono gli stessi che vengono utilizzati nella medicina umana, ne consegue che, mangiare carne o bere latte che contengono batteri resistenti agli antibiotici significa venire infettati da quegli stessi batteri. Un esempio molto comune è la salmonella, che è tra i batteri resistenti agli antibiotici più veicolatoattraverso il cibo.

Non solo i derivati animali possono trasmettere batteri antibiotico-resistenti; questi, infatti, possono passare all’uomo attraverso acqua, aria e terreno. Il letame dei bovini, ad esempio, viene spesso utilizzato nella concimazione del terreno per la crescita di frutta e verdura. Se questo letame presenta batteri resistenti agli antibiotici può avvenire una contaminazione del suolo e di conseguenza dei vegetali. Questo, sommato all’uso poco consapevole di antibiotici (come ad esempio abuso o uso senza indicazioni mediche) può portare ad un’alterazione del microbioma umano, rendendo più difficile combattere le infezioni batteriche. Alterazioni del bioma sul lungo termine possono portare a conseguenze per la salute come, ad esempio, danneggiamento del sistema immunitario.

L’uso degli antibiotici negli allevamenti e il loro impatto per la salute umana è a lungo causa di preoccupazione dei governi mondiali e delle istituzioni come Fao, Unep, Who e Woah (rispettivamente Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, Nazioni Unite per l’ambiente, Organizzazione mondiale per la sanità, Organizzazione mondiale per la sanità animale) hanno rilasciato raccomandazioni per ridurre l’abuso di antibiotici in agricoltura e negli allevamenti per preservare la salute umana, arrivando a raccomandare l’abolizione completa degli stessi.

La Fao e la Who hanno anche promulgato il Codex alimentarius commission che adotta nuovi standard di qualità e di sicurezza alimentare per la regolamentazione dei promotori di crescita (antibiotici utilizzati per favorire una crescita maggiore degli animali da allevamento).

Oltre all’azione delle istituzioni, anche il ruolo del singolo individuo può fare tanto, ogni azione personale è un’azione politica. Ridurre il consumo di carne, ad esempio, può ridurre il rischio di infezioni. In alternativa la scelta di comprare e consumare alimenti che sono certificati “privi di antibiotici” (antibiotic free), può aiutare a ridurre il rischio. In questo caso però bisogna ricordare che le certificazioni non garantiscono che la carne non porti con sé batteri resistenti agli antibiotici.

Soluzioni alternative provengono anche dalla ricerca. Si è evidenziato infatti, come probiotici, e soluzioni naturali possono sostituire gli antibiotici tradizionali favorendo, da un lato, la crescita dell’animale, dall’altro combattere la resistenza batterica.

Debellare o ridurre il rischio di resistenza agli antibiotici necessita uno sforzo collettivo coordinato tra istituzioni e cittadini e ha un impatto sui farmaci che assumiamo e sul cibo che mangiamo.

a cura di Fabiola Onofrio

SEEDS

SEEDS è un centro di ricerca interuniversitario che mira a sviluppare e promuovere progetti di ricerca e di formazione superiore nei campi dell'economia ecologica e ambientale, con un occhio particolare al ruolo delle policy e dell'innovazione nel percorso verso una società sostenibile, in termini economici e ambientali. I principali campi d'azione sono la politica ambientale, l'economia dell'innovazione, l'economia e la politica energetica, la valutazione economica con tecniche di preferenza dichiarata, la gestione e la politica dei rifiuti, il cambiamento climatico e lo sviluppo. Diretto dall’economista ambientale Massimiliano Mazzanti, vede l’adesione di 12 Università italiane: quelle di Ferrara, Bologna, Siena, Udine, Padova, Chieti-Pescara, Roma Tre, Tor Vergata, Cattolica, Urbino, Milano Statale e Unitelma Sapienza. La collaborazione editoriale tra SEEDS e greenreport.it viene realizzata grazie ai contributi di molti ricercatori affiliati al Centro: Massimiliano Mazzanti, Alessio D'Amato, Asia Guerreschi, Fabiola Onofrio, Antonio Massarutto, Roberta Curiazi