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Clima: alla conferenza Unfccc di Bonn solo modesti passi avanti

Stiell: una montagna ripida ancora da scalare in vista della COP29 di novembre in Azerbaigian
 |  Crisi climatica e adattamento

La Conferenza sul clima di Bonn si è conclusa dopo due settimane di intenso lavoro su una serie di questioni sulle quali era necessario fare progressi in vista della 29esima Conferenza delle parti dell’United Nations framework convention on climate change (COP29 Unfccc) che si terrà a novembre a Baku, in Azerbaigian. Nel suo discorso di chiusura, il segretario esecutivo dell’Unfccc, Simon Stiell, ha ricordato ai delegati di tuti i Paesi del mondo che «A Dubai ci siamo riuniti. Abbiamo superato le differenze. Anche se è stato difficile. Mi sono impegnato con tutti voi a comportarmi da intermediario onesto e neutrale. In questo spirito posso dire che qui a Bonn abbiamo fatto dei modesti passi avanti.
Ma abbiamo fatto una deviazione sulla strada per Baku. Troppe questioni sono rimaste irrisolte. Troppi elementi sono ancora sul tavolo».

Stiell ha cercato di vedere anche il bicchiere mezzo pieno: «Il lato positivo è che  abbiamo razionalizzato i contenuti relativi al nuovo obiettivo quantificato collettivo sulla finanza climatica. Opzioni chiare e il quadro sostanziale di un progetto di decisione devono essere finalizzati prima di arrivare alla COP29. Stiamo facendo passi avanti verso indicatori di adattamento che siano lungimiranti, efficaci e scientificamente validi. Abbiamo fatto alcuni progressi verso un mercato internazionale del carbonio che funzioni meglio, ma abbiamo ancora molta strada da fare per portare avanti tutto questo. Abbiamo lavorato insieme per garantire la trasparenza e ci siamo sostenuti a vicenda nella pianificazione di  Nationally Determined Contributions (NDC) più forti. Ma abbiamo ancora molto da fare da qui alla fine della COP».

E il capo dell’Unfccc ha invitato le delegazioni a non affrontare il lavoro più duro che resta da fare fino allo scadere del tempo dei colloqui climatici: «Il business as usual è una ricetta per il fallimento, sulla finanza climatica e su molti altri fronti, nella lotta climatica dell’umanità. Dobbiamo sostenere la scienza. E una cosa è assolutamente chiara: il successo richiede di diventare più seri nel colmare le divisioni e passare rapidamente dalla razionalizzazione alla specificità. Non possiamo continuare a rimandare i problemi di quest'anno all'anno prossimo. I costi della crisi climatica – per le persone e per l’economia di ogni nazione – non fanno altro che peggiorare. Per quanto riguarda la finanza, abbiamo bisogno di maggiori progressi al di fuori del nostro processo. La riunione del G7 di questa settimana non è un momento di riposare sugli allori. Le economie avanzate hanno molteplici leve da agire, anche come azionisti delle banche di sviluppo. Ma tutte le nazioni hanno un ruolo, soprattutto all’interno del processo. Per sfruttare al meglio queste opportunità, dobbiamo separare l’aspetto tecnico da quello politico. Parallelamente, dobbiamo accelerare e prepararci a fare un balzo, se vogliamo concludere un accordo a Baku».

Stiell ha ribadito che «C'è poco tempo. Dobbiamo compiere progressi a tutti i livelli: ora, i capi delegazione devono raddoppiare gli sforzi per presentare ai ministri e ai leader opzioni praticabili ben prima della COP. Invito tutti i governi a intensificare gli sforzi su piani nazionali sul clima più forti:  gli NDC, che coprano ogni settore e tutti i gas serra e che sblocchino maggiori finanziamenti.
Piani nazionali di adattamento – che tutelano tutti – soprattutto i più vulnerabili. Rapporti biennali sulla trasparenza: che mettono in luce i progressi climatici globali e indicano dove sono necessarie ulteriori azioni. L’equità sociale, inclusa l’uguaglianza di genere, deve essere al centro di tutti questi piani e di tutto ciò che facciamo». 
Solo 58 Paesi in via di sviluppo hanno presentato un Piano di azione nazionale (National Adaptation Plans -  NAP) Il segretariato ha chiesto a più Paesi di avere un piano entro il 2025 e di compiere progressi nella sua attuazione entro il 2030. Nei prossimi mesi l’Unfccc lavorerà direttamente con i Paesi per accelerare la formulazione dei NAP, anche attraverso i suoi centri di collaborazione regionali.

In vista della COP29 di Baku, la Presidenza entrante azera ha chiesto alle Parti di presentare  i loro Rapporti biennali sulla trasparenza (BTR) che aiuteranno le Parti a costruire una base di prove più solida a sostegno dell’ambizione climatica. Alla fine di questo mese, l’Unfccc fornirà nuovi strumenti di reporting del quadro di trasparenza rafforzato che integreranno il monitoraggio degli inventari, delle azioni e del supporto dei gas serra. L’Unfccc ha già formato più di 1.100 esperti di 150 Paesi, rafforzando le capacità di migliaia di professionisti, anche in altre organizzazioni intergovernative. Sessioni di formazione sui nuovi strumenti di reporting si terranno in Africa, America Latina e Caraibi prima e durante la COP29.
Le Parti dovranno fornire l’aggiornamento dei loro NDC all’inizio del 2025, in linea con il limite di 1,5° C e coprendo tutti i settori e tutti i gas serra. A Bonn l’Unfccc e la NDC Partnership hanno presebntato lNDC 3.0 Navigator, realizzato in collaborazione con Microsoft , per aiutare le Parti ad accedere a informazioni che possano aiutarle a sviluppare nuovi NDC con particolare attenzione all loro attuazione.

il segretario esecutivo dell’Unfccc ha concluso: «Ci siamo ritrovati con una montagna molto ripida da scalare per raggiungere risultati ambiziosi a Baku. Il nostro processo riguarda la ricerca di soluzioni. E possiamo ancora farlo. Dipende da tutti voi se lo faremo o meno. La segreteria Unfccc sarà al vostro fianco in ogni passo di questo percorso».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.