Riscaldamento globale: record decennale e nuovi indicatori
Secondo il nuovo rapporto “Indicators of Global Climate Change IGCC”, realizzato da un team internazionale di 57 scienziati, compresi gli autori principali dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) per colmare i vuoti di informazione lasciati dai cicli di valutazione dell’IPCC, «Il riscaldamento globale indotto dall'uomo sta aumentando di 0,26° C per decennio, il tasso più alto dall'inizio delle registrazioni».
Lo studio dimostra che «Il riscaldamento globale procede ad un ritmo allarmante e che, nonostante le politiche come il Green Deal europeo abbiano dimostrato di avere un impatto positivo sulle prestazioni climatiche dell'Ue, le emissioni devono ancora essere ridotte. Le prossime elezioni europee saranno cruciali per determinare la direzione di marcia dell'Ue, con i leader europei chiamati a decidere se accelerare o regredire nelle politiche di protezione del clima e della natura».
Il secondo rapporto annuale sugli indicatori del cambiamento climatico globale del team di scienziati coordinato da Piers Forster, direttore del Priestley Center for Climate Futures dell’Università di Leeds, rivela che «Il riscaldamento indotto dall’uomo è salito a 1,19° C negli ultimi dieci anni (2014-2023), un aumento rispetto agli 1,14° C osservati in 2013-2022 (definiti nel rapporto dello scorso anno). Considerando isolatamente il 2023, il riscaldamento causato dalle attività umane ha raggiunto 1,3° C. Questo è inferiore alla quantità totale di riscaldamento che abbiamo sperimentato nel 2023 (1,43° C), indicando che anche la variabilità climatica naturale, in particolare El Niño, ha avuto un ruolo nelle temperature record del 2023».
L’analisi dimostra anche che il budget di carbonio rimanente – la quantità di anidride carbonica che può essere emessa prima di raggiungere un riscaldamento globale di 1,5° C – è di sole circa 200 gigatonnellate (miliardi di tonnellate), pari a circa 5 anni di emissioni attuali.
Nel 2020, l’IPCC aveva calcolato che il budget di carbonio rimanente per non superare i +1,5° C fosse compreso tra 300 e 900 gigatonnellate di CO2, con una stima centrale di 500. Ma il rapporto avverte che «Da allora, le emissioni di CO2 e il riscaldamento globale sono continuatii. All’inizio del 2024, il budget di carbonio rimanente per gli 1,5° C era compreso tra 100 e 450 gigatonnellate, con una stima centrale di 200.
Forster ha evidenziato che «La nostra analisi mostra che il livello di riscaldamento globale causato dall’azione umana ha continuato ad aumentare nell’ultimo anno, anche se l’azione climatica ha rallentato l’aumento delle emissioni di gas serra. Le temperature globali stanno ancora andando nella direzione sbagliata e più velocemente che mai. La nostra analisi è progettata per tracciare le tendenze a lungo termine causate dalle attività umane. Le temperature osservate sono un prodotto di questo a lungo termine modulato da variazioni naturali a più breve termine. L’anno scorso, quando vennero superati i record di temperatura osservati, questi fattori naturali stavano temporaneamente aggiungendo circa il 10% al riscaldamento a lungo termine».
Il rapporto con le sue preoccupanti conclusioni e previsioni arriva mentre gli esperti climatici si incontrano a Bonn per preparare il terreno per la 29esima Conferenza delle parti dell’United Nations framework convention on climate change (COP29 Unfccc) che si svolgerà a novembre a Baku, in Azerbaigian.
La fonte più autorevole di informazioni scientifiche sullo stato del clima è l’IPCC, ma la sua prossima importante valutazione non ci sarà prima del 2027 circa, questo crea un “gap informativo”, in particolare quando gli indicatori climatici sono cambiando così rapidamente.
Il nuovo rapporto è accompagnato da open data e dall’Indicators of Global Climate Change dashboard, una open science platform di Climate Change Tracker che fornisce un facile accesso a informazioni aggiornate sui principali indicatori climatici.
L’elevato tasso di riscaldamento svelato dal nuovo rapporto è causato da una combinazione di emissioni di gas serra costantemente elevate, equivalenti a 53 miliardi di tonnellate di CO2, e dai continui miglioramenti nella qualità dell’aria, che stanno riducendo l’intensità del raffreddamento causato dalle particelle causato dall’uomo. nell'atmosfera. Lo studio “Indicators of Global Climate Change 2023: annual update of key indicators of the state of the climate system and human influence”, pubblicato da oltre 50 scienziati su Earth System Science Data, fornisce anche nuove informazioni sugli effetti della riduzione delle emissioni di zolfo da parte del settore marittimo globale e sottolinea un paradosso: «Lo zolfo ha un effetto rinfrescante sul clima riflettendo direttamente la luce solare nello spazio e aiutando la formazione di nuvole più riflettenti, ma le continue riduzioni di queste emissioni hanno attenuato tale effetto». Anche se l’anno scorso questo effetto è stato compensato dalle emissioni di aerosol derivanti dagli incendi canadesi, il rapporto afferma che «Il trend a lungo termine indica comunque che la quantità di raffreddamento che possiamo aspettarci dalle emissioni di aerosol continua a diminuire».
Gli elevati livelli di emissioni di gas serra stanno influenzando anche l’equilibrio energetico della Terra: le boe oceaniche e i satelliti stanno monitorando flussi di caldo senza precedenti negli oceani, nelle calotte polari, nel suolo e nell’atmosfera della Terra. Questo flusso di caldo è superiore del 50% rispetto alla sua media a lungo termine.
Forster conclude: «Le emissioni di combustibili fossili rappresentano circa il 70% di tutte le emissioni di gas serra e sono chiaramente il principale motore del cambiamento climatico, ma anche altre fonti di inquinamento derivanti dalla produzione di cemento, dall’agricoltura e dalla deforestazione e i tagli al livello delle emissioni di zolfo stanno contribuendo al riscaldamento. Ridurre rapidamente le emissioni di gas serra verso lo zero netto limiterà il livello di riscaldamento globale che alla fine sperimenteremo. Allo stesso tempo, dobbiamo costruire società più resilienti. La devastazione provocata da incendi, siccità, inondazioni e ondate di caldo che il mondo ha visto nel 2023 non deve diventare la nuova normalità. Speriamo che il rapporto svolga un ruolo importante nel fornire informazioni sui nuovi Nationally Determined Contributions, i piani climatici migliorati che ogni paese del mondo ha promesso di presentare all’Unfcc entro il 2025 per ridurre le emissioni. e adattarsi agli impatti climatici».