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Panama trasferisce sulla terraferma un intero villaggio

I Guna dell’isola di Cartí Sugdupu sono i primi profughi climatici panamensi. Ma altri li seguiranno
 |  Crisi climatica e adattamento

Il presidente di Panama Laurentino Cortizo ha annunciato su X (ex Twitter) che «Con la costruzione dell'Urbanizzazione Nuevo Cartí, abbiamo rispettato le tradizioni Guna, con spazi per la Casa de la Chicha e El Congreso. Attraverso il coordinamento interistituzionale si realizza il trasferimento delle famiglie che, da oggi, migliora la loro qualità di vita».

In realtà è il racconto di un esodo di un piccolo popolo indigeno cominciato ieri: il governo panamense ha avviato il ricollocamento di circa 1.350 persone di etnia Guna che vivono sull'isola Cartí Sugdupu, una delle 365 isole dell'arcipelago della comarca indigena di Guna Yala, nella costa caraibica di Panama, che stava già subendo continue inondazioni a causa dell’aumento del livello del mare.

I profughi climatici hanno cominciato a trasferirsi nell'urbanizzazione di Nuevo Cartí, un nuovo villaggio di piccole case unifamiliari alimentato da pannelli solari e  finanziato dal governo «Affinché la comunità abbia una nuova possibilità di vita con case confortevoli e sicure, e così migliori le condizioni per il suo sviluppo -  ha spiegato Cortizo - Negli ultimi anni, la popolazione dell'isola di Cartí Sugdub ha vissuto una grande preoccupazione a causa dell'innalzamento del livello del mare, prodotto del cambiamento climatico . Considerato il rischio per i residenti, il nostro governo ha accettato di fondare un nuovo insediamento per garantirne il futuro».

Nuevo Cartí disporrà di spazi comunitari progettati per preservare i rituali del popolo Guna, come la Casa de la Chicha che serve f da luogo s di iniziazione femminile dopo l’arrivo delle prime mestruazioni e El Congreso per le riunioni comunitarie. Il trasferimento delle famiglie indigene sarà gestito in coordinamento da diversi enti governativi.

Il governo vuole collegare Nuevo Cartí  ripristinando una strada in disuso nella regione di Kuna Yala e secondo Cortizo «L'arteria stradale servirà a promuovere il turismo, il commercio e le attività agricole».

Ma anche se la maggioranza dei Guna sono contenti di andarsene da un’isola in pericolo per trasferirsi in case più saluvbri e sicure, il loro trasferimento si sta rivelando impegnativo e verrà effettuato gradualmente su imbarcazioni messe a disposizione dalle autorità e non c'è ancora una tempistica precisa.

Uno dei Guna che stanno abbandonando la loro isola anchestrale ha detto a una radio locale: «E’ un'esperienza nuova per me e anche per la famiglia. Adesso ci adatteremo. Sarà un po' difficile, ma ci si abitua comunque alla zona (...). In questo momento non abbiamo mezzi di trasporto per andare lì, camminare, portare le cose sarà molto difficile».

Anche Magdalena Martínez, un’ex insegnante di 73 anni, ha deciso di lasciare l’isola e ha detto all’Associated Press: «Abbiamo notato che la marea è aumentata un po' di più.  Pensiamo che affonderemo, sappiamo cosa succederà, ma mancano molti anni, quindi pensiamo ai nostri figli, dobbiamo cercare qualcosa (...) dove possano vivere in pace».

I piani per evacuare i Guna di Cartí Sugdupu, che vivono di  pesca, turismo e produzione di manioca e banane, che raccolgono nella zona continentale,  risalgono a 10 anni fa, ma hanno dovuto scontare rinvii e ritardi nei piani. Nel settembre 2023 la situazione è precipitata in un’isola che ormai era ridotta a una superficie grande quanto 5 campi da calcio e dove al costante aumento del livello dell'acqua si aggiunge il sovraffollamento e la mancanza di servizi pubblici di base, come l'acqua potabile o l'elettricità.

Il governo ritiene che Cartí Sugdupu verrà interamente inghiottita dal mare intorno al 2050 e ogni stagione delle piogge peggiora la situazione. Il direttore del Ministero dell'edilizia di Panama, Marcos Suira, sottolinea che a  Cartí Sugdupu ci sono «Problemi dovuti all'innalzamento del livello del mare come conseguenza del riscaldamento globale di cui soffre l'intero Paese, così come il "sovraffollamento. il governo e la comunità lavorano da più di un decennio a un piano per trasferire 300 famiglie sulla terraferma che appartiene ai Guna».

 Un recente rapporto di Human Rights Watch denuncia che sull’isola «Non c'è spazio per ampliare gli alloggi né per far giocare i bambini. Le inondazioni e le tempeste hanno reso la vita sull'isola ancora più difficile, colpendo gli alloggi, l'acqua, la sanità e l'istruzione».

Il nuovo insediamento si estende su 22 ettari sulla terraferma, a 15 minuti di barca dall’isola. Ma questo a Panama potrebbe essere solo il primo di una serie di esodi climatici; molte delle isole di Guna Yala rischiano di scomparire sott'acqua. Le 49 isole abitate si trovano solo tra 50 centimetri e un metro sopra il livello del mare e Steven Paton, dello Smithsonian Tropical Research Institute (STRI) che ha sede proprio a Panama, conferma: «Il fatto è che con l'innalzamento del livello del mare causato direttamente dal cambiamento climatico, quasi tutte le isole saranno abbandonate entro la fine di questo secolo. Alcune delle isole più basse (...) vengono allagate ogni mese durante l'alta marea».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.