Piani clima, l’Ue non rispetterà la scadenza del 10 febbraio ma conferma -90% emissioni al 2040
Il Regno Unito si è mosso in modo esemplare, presentando un piano climatico prima della scadenza prevista e ambizioso nei contenuti, prevedendo un taglio dell’81% delle emissioni entro il 2035. Altri paesi sono stati altrettanto virtuosi nel rispetto dei tempi, ma tutt’altro che all’altezza della sfida nella riduzione dei gas serra. Il termine per presentare il piano formalmente denominato Contributo determinato a livello nazionale (Nationally determined contribution - Ndc) è il 10 febbraio. A muoversi prima della scadenza sono stati anche Brasile, Svizzera, Nuova Zelanda, Emirati Arabi Uniti, Uruguay e, addirittura a dicembre, Stati Uniti. Il problema, per quel che riguarda questi ultimi, è che il piano rappresenta sostanzialmente il cuore dell’Accordo di Parigi, e che ora la decisione di Donald Trump di uscire dall’alleanza climatica toglie totalmente valore a quel documento. Problematico è anche il modo in cui si sono mosse la Nuova Zelanda e il Canada: la prima ha aumentato il suo obiettivo di riduzione di appena il -1% e il secondo ha fissato un intervallo che non prevede alcun miglioramento rispetto all’obiettivo precedente. I piani completi presentati rappresentano circa il 16% delle emissioni globali. Molti altri Paesi si faranno attendere. E considerando che sono state presentate solo sette proposte formali finora, è improbabile che gli scienziati potranno valutare se i piani aggiornati saranno compatibili con l'obiettivo di 1,5°C prima della fine del 2025.
E l’Europa, in tutto questo? Essendo tenuta a presentare un Ndc comunitario, ovvero congiunto per conto di tutti i suoi Stati membri, è destinata a non rispettare la scadenza ufficiale e probabilmente presenterà il suo piano solo in estate. Tuttavia, da Bruxelles arrivano segnali positivi sulla qualità dell’obiettivo che potrebbe essere presentato, con la Commissione europea che ha riconfermato il suo impegno per un obiettivo al 2040 di -90% di gas serra nella Bussola della competitività presentata a fine gennaio. I ritardi nella presentazione di Ndc non sorprendono. Durante l’ultima tornata, con scadenza febbraio 2020, solo 48 Paesi presentarono i piani entro la fine di quello stesso anno, mentre la maggioranza recuperò entro la COP26, alla fine del 2021.
Lo sviluppo di piani climatici completi e intersettoriali richiede un coordinamento e una pianificazione significativi tra i governi e gli attori chiave. Con oltre 60 cambi di leadership nazionale nel 2024, è probabile che i governi si prendano il tempo necessario per elaborare piani che inviino indicatori positivi alle aziende che hanno bisogno di chiarezza per i loro piani di investimento.
Spiega Andrew Prag, managing director of policy, We mean business coalition: «La scadenza per la presentazione del prossimo ciclo di Piani Nazionali Clima alle Nazioni Unite si sta avvicinando rapidamente. Le aziende e gli investitori più importanti stanno osservando da vicino per vedere quali governi seguiranno la leadership di Paesi come il Brasile e il Regno Unito, presentando piani climatici ambiziosi e su cui poter investire, sostenuti da politiche chiare e coerenti per l'attuazione.
La transizione dalle soluzioni energetiche fossili a quelle pulite è ormai inevitabile, perché l'energia pulita è più economica, migliore per la salute e migliore per la sicurezza energetica. Presentando degli Ndc solidi, i Paesi possono creare posti di lavoro, aumentare la loro competitività industriale e stimolare la crescita economica. Quelli che non lo fanno rischiano di rimanere indietro».
Ora gli occhi sono puntati anche sul prossimo appunto sul clima delle Nazioni Unite che si terrà in Amazzonia. La leadership brasiliana incaricata della COP30 a Belem ha indicato gli Ndc come una priorità per il vertice di novembre. Durante il vertice del G20 dello scorso anno a Rio, il presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha esortato le nazioni a spostare le scadenze per la neutralità climatica al 2040 o al 2045 invece che al 2050. Si vedrà se l’appello sarà colto ma, dopo l’arrivo di Trump alla Casa bianca, la strada sembra più in salita di prima.