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Sovvenzioni all’energia dei Paesi Ue: 111 miliardi di euro ai fossili e 61 alle rinnovabili

I dati evidenziati nella relazione 2024 della Commissione europea. Nel 2023 sussidi energetici dannosi per l’ambiente arrivati complessivamente a 136 miliardi di euro
 |  Crisi climatica e adattamento

«Le sovvenzioni per l’energia svolgono un ruolo essenziale nella transizione energetica: se sono ben concepite costituiscono incentivi in grado di accelerare lo sviluppo e la diffusione di soluzioni che sfruttano l’energia pulita e possono contribuire agli obiettivi economici, ambientali o sociali; se invece non lo sono possono ostacolare la transizione energetica, modificare gli incentivi all’uso dell’energia riducendo il segnale del prezzo del carbonio e gravare sulle finanze pubbliche. In ultima analisi, occorre eliminare gradualmente o riformare tutte le sovvenzioni ai combustibili fossili in modo da mantenere il livello di sostegno necessario senza compromettere gli obiettivi climatici dell’Ue». Lo scrive la Commissione europea nell’introduzione della relazione 2024 sulle sovvenzioni all’energia in ambito comunitario appena inviata all’Europarlamento, al Consiglio Ue, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni. 

È tutto vero, tutto giusto, quello che viene detto nell’introduzione del documento. Peccato che poi a leggere il dettaglio della relazione emerge una realtà che per i Paesi comunitari è ancora ben lontana da quella auspicata. Non per volontà dei vertici europei, certo. E una grave responsabilità va riconosciuta al caro energia innescato dall’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina. Però resta un fatto, evidenziato in questi passaggi della relazione: «Tra il 2021 e il 2022 le sovvenzioni ai combustibili fossili sono più che raddoppiate, passando da 60 a 136 miliardi di euro, per poi scendere del 16 % a 111 miliardi di euro nel 2023. Nel 2022 il sostegno destinato al gas naturale e ai combustibili derivati dal petrolio greggio è aumentato drasticamente rispetto al 2021, raggiungendo rispettivamente i 49 e i 58 miliardi di euro: i motivi sono i diversi sgravi fiscali e riduzioni applicati ai carburanti per il trasporto stradale, nonché i trasferimenti diretti e le misure di sostegno al reddito che hanno favorito sia gli utilizzatori di gas naturale che di diesel/benzina». E poi, ancora: «Nel 2023 il forte sostegno al gas naturale e ai prodotti petroliferi è proseguito, sebbene a un livello inferiore (rispettivamente 40 e 34 miliardi di EUR), il che riflette sia l'evoluzione dei prezzi dell'energia fossile sia la presenza, ancora importante, dei combustibili fossili nel mix energetico dell'Ue-27».

E le rinnovabili, in tutto questo? Basta proseguire nella lettura del documento redatto dalla Commissione Ue. «Negli ultimi anni le sovvenzioni alle fonti rinnovabili di energia hanno registrato una tendenza al ribasso, dagli 89 miliardi di euro nel 2020, sono scese a 83 miliardi di euro nel 2021 (- 7 % rispetto all'anno precedente), a 68 miliardi di euro nel 2022 (- 18 % rispetto all'anno precedente) e infine a 61 miliardi di euro nel 2023 (- 10 % rispetto all'anno precedente). Questo calo è dovuto principalmente all'aumento dei prezzi all'ingrosso dell'energia elettrica che, nel momento in cui l'energia rinnovabile è diventata più competitiva, ha portato automaticamente a una diminuzione dei pagamenti nell'ambito degli strumenti di sostegno alle rinnovabili a integrazione dei prezzi di mercato. Il calo delle sovvenzioni alle energie rinnovabili si è verificato nonostante l'aumento della capacità installata e sovvenzionata di generazione di energia rinnovabile, poiché una parte di questa nuova capacità non necessitava più di sovvenzioni per competere con altre fonti energetiche». 

Se già il confronto tra le sovvenzioni ai fossili e alle rinnovabili parla da solo, la relazione della Commissione Ue esplicita ancor di più l’impatto sull’ambiente derivante dall’impostazione impressa dai Paesi Ue. Il documento sottolinea infatti che si stimano per il 2023 sovvenzioni energetiche dannose per l'ambiente nell'UE-27 ammontanti complessivamente a 136 miliardi di EUR, pari al 38 % delle sovvenzioni energetiche totali. «La quota maggiore (93 miliardi di EUR, ossia il 68 %) è connessa ai combustibili fossili; se abolita libererebbe importanti risorse pubbliche che potrebbero essere utilizzate per rafforzare la sicurezza energetica dell'Europa, ridurre i disavanzi pubblici e accelerare la transizione verso l'energia pulita. Tuttavia, stando ai piani nazionali per l'eliminazione graduale delle sovvenzioni ai combustibili fossili, meno della metà (il 43 %, pari a 48 miliardi di euro) dovrebbe scadere prima del 2025, un altro 9 % (10 miliardi di EUR) tra il 2026 e il 2030, mentre per il restante 48 % (53 miliardi di euro) non è stata stabilita una scadenza o è stata fissata dopo il 2030».

La conclusione del documento è un monito ai Paesi Ue affinché imprimano al più presto un cambio di rotta. «L'Ue ha imboccato la strada della transizione energetica con determinazione per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. La legislazione europea sancisce un accordo inteso alla graduale eliminazione delle sovvenzioni ai combustibili fossili. Spendere fondi pubblici in incentivi che non favoriscono la transizione rallenterà questo processo e lo renderà più costoso. Il risparmio energetico e una minore dipendenza dai combustibili fossili nei settori residenziale, dell'energia, dei trasporti e dell'industria dovrebbe aiutare l'Ue in diversi modi: i) riducendo le importazioni di combustibili fossili; ii) accelerando la transizione verso l'energia pulita; e iii) aumentando la sicurezza dell'approvvigionamento energetico nell'Ue. La transizione energetica dovrebbe pertanto comportare una diminuzione delle sovvenzioni ai combustibili fossili e un significativo reindirizzamento di questo sostegno verso le energie rinnovabili e l'efficienza energetica».

Redazione Greenreport

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