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«Tre anni e non uno per il taglio delle emissioni auto». L’annuncio di von der Leyen fa discutere
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Tre anni, anziché uno, per raggiungere i target sulle emissioni prodotte dai veicoli venduti nell’Unione europea. Bruxelles rivede la strategia riguardante il settore automotive e la lotta contro il cambiamento climatico. Von der Leyen parla della necessità di trovare il giusto «equilibrio» tra diverse necessità, di ascoltare chi chiede «pragmatismo in questi tempi difficili» per la competitività delle aziende europee. I vertici della Commissione europea sostengono che nulla è cambiato rispetto all’impegno a tagliare la CO2 prodotta dai motori a combustione interna. Ma non è un caso se, guardando in casa nostra, ministri e forze di governo che hanno sempre criticato le multe alle case automobilistiche non in regola con le emissioni e lo stop previsto per il 2035 a benzina e gasolio oggi esultano, mentre partiti e associazioni favorevoli ai veicoli elettrici oggi storcono la bocca.
Ad annunciare quello che è a tutti gli effetti un cambio di passo, se non un cambio di direzione, è la presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen. Nel corso del punto stampa seguito al secondo incontro del Dialogo strategico sul futuro dell’industria automobilistica europea, la presidente della Commissione Ue ha spiegato: «C’è una chiara richiesta di maggiore flessibilità sugli obiettivi di CO2. Il principio chiave qui è l’equilibrio. Da un lato, abbiamo bisogno di prevedibilità ed equità per i pionieri, coloro che hanno fatto i compiti a casa con successo. Ciò significa che dobbiamo attenerci agli obiettivi concordati. Dall’altro, dobbiamo ascoltare le voci degli stakeholder che chiedono più pragmatismo in questi tempi difficili e neutralità tecnologica. Soprattutto quando si tratta degli obiettivi del 2025 e delle relative sanzioni in caso di inadempienza. Per affrontare la questione in modo equilibrato, questo mese proporrò un emendamento mirato al regolamento sugli standard di CO2. Invece della conformità annuale, le aziende avranno tre anni».
Von der Leyen ribadisce che nella sostanza nulla cambia, che quanto deciso serve soltanto a dare «più respiro per l’industria e più chiarezza, e senza modificare gli obiettivi concordati», e che difficilmente in ambito di istituzioni comunitarie potrebbero essere sollevati problemi: «Sono certa che un emendamento così mirato potrebbe essere concordato rapidamente dal Parlamento europeo e dal Consiglio. Perché ovviamente ha senso solo se concordato rapidamente. Allo stesso tempo, ci prepareremo ad accelerare i lavori sulla revisione del 2035, avendo come principio fondamentale la totale neutralità tecnologica». E anche il vice presidente esecutivo della Commissione Ue alla Strategia industriale, Stephane Sejourné, lancia lo stesso messaggio rassicurante via social: «La Commissione europea ha deciso di introdurre un meccanismo di flessibilità di tre anni per le case automobilistiche in relazione alle multe previste dalla legge sugli standard di CO2. Non penalizzeremo l’industria che dobbiamo aiutare. Gli studenti bravi potranno capitalizzare i loro sforzi, mentre quelli che sono in ritardo avranno più tempo a disposizione. Questa decisione è il frutto di un lungo processo di convincimento e sono lieto che sia stata scelta questa opzione».
Quanto annunciato da Bruxelles fa impennare le quotazioni in Borsa delle azioni del settore auto (da Porsche a Volkswagen, da Bmw Renault) sebbene oggi, all’indomani del vertice a Londra sulla guerra in Ucraina e gli appelli al «riarmo», siano soprattutto le aziende impegnate nel settore difesa (dall’italiana Leonardo alla tedesca Rheinmetall) a far registrare nuovi record e guadagni con percentuali a due cifre. Ma soprattutto, i tre anni anziché uno proposti da Bruxelles vengono salutati con entusiasmo, in Italia, dalla Lega e dal ministro Adolfo Urso (la Commissione europea «dà ragione all’Italia, salvata l’industria auto europea con l’eliminazione della tagliola delle multe che avrebbe determinato il collasso del settore», dice il ministro delle Imprese e del Made in Italy) e dalla Lega, mentre Avs parla di «ennesima concessione a un settore che dovrebbe investire in modo deciso nella conversione all'elettrico» e di «cedimento al nuovo corso anti-clima inaugurato da Trump».
Ma non è solo dal mondo politico, in questa giornata contrassegnata tra l'altro da diversi report provienienti sempre da Bruxelles che evidenziano come l'Unione debba fare di più sul fronte inquinamento e qualità dell'aria, che arrivano giudizi contrapposti. Se le case automobilistiche tirano un sospiro di sollievo e commentano favorevolmente, Transport & Environment denuncia in una nota che così facendo la Commissione europea sta indebolendo l’obiettivo di le emissioni di CO2 per il 2025 e sta facendo «un regalo senza precedenti all’industria automobilistica europea, proprio nel mezzo dell’anno in cui i carmaker dovrebbero raggiungere i loro obiettivi di conformità». La Commissione Ue, è il ragionamento, proporrà di estendere la finestra di conformità per l’obiettivo del 2025 fino al 2027, e se così attuata, questa misura di flessibilità consentirebbe alle case automobilistiche di vendere meno auto a zero emissioni nel 2025, dovendo per compensazione venderne di più nel 2026-27. Ciò ritarderebbe la crescita dell’economia di scala per la produzione di veicoli elettrici in Europa, e toglierebbe la pressione sull’industria per il lancio di modelli elettrici più economici nel 2025.
William Todts, direttore esecutivo di T&E e partecipante al Dialogo strategico lanciato da von der Leyen, sottolinea: «L’indebolimento delle norme europee sulle auto pulite premia i ritardatari e non giova all’industria automobilistica europea, se non lasciandola ancora più indietro rispetto alla Cina per quanto riguarda i veicoli elettrici. L’Ue rischia di creare un’incertezza molto dannosa sulla transizione verso la mobilità elettrica in Europa. Ci aspettiamo quindi un piano d’azione per il settore automobilistico che ripristini la fiducia e riporti l’Europa e la sua industria sulla strada verso il 100% di auto a zero-emissioni nel 2035».
L’attuale obiettivo di CO2 per il 2025 è ampiamente alla portata delle case automobilistiche europee, fa notare l’organizzazione no-profit che da oltre 30 anni promuove la sostenibilità̀ del settore trasporti europeo, considerando il fatto che hanno tempo fino alla fine dell’anno per conformarsi al regolamento. «Modificando la finestra di conformità a tre anni – denuncia l’associazione di settore – le case automobilistiche saranno meno stimolate a immettere sul mercato modelli più convenienti, come la Renault R5 e la Citroën eC3, entrambi prodotti e commercializzati con una tempistica finalizzata al raggiungimento dell’obiettivo del 2025».
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