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L’utilizzo insostenibile del mare prosciuga oceani di opportunità

Quinto Forum Onu sugli oceani: gli aspetti commerciali dell'Obiettivo di sviluppo sostenibile 14
 |  Crisi climatica e adattamento

Il quinto United Nations Ocean Forum in corso a Ginevra si occupa di economia oceanica, politica commerciale e nesso tra clima e sviluppo, partendo dalla consapevolezza che «L'oceano è essenziale per ogni forma di vita . Sostiene la biodiversità, regola il clima e genera ossigeno, supportando al contempo la sicurezza alimentare, creando posti di lavoro e guidando il commercio globale. Ma il cambiamento climatico, la pesca eccessiva e l'inquinamento minacciano gli ecosistemi marini e i 600 milioni di persone in tutto il mondo che dipendono dalla pesca per il loro sostentamento».

Leader politici, esperti e stakeholders di tutto il mondo discutono di come allineare le politiche commerciali ed economiche alla sostenibilità degli oceani e all'uso sostenibile delle risorse marine e gli economisti dell’Onu hanno presentato un appello per un'azione più intelligente e concertata per proteggere i mari e gli oceani del mondo per le generazioni future.
In vista della UN Ocean Conference 2025 , che si terrà dal 9 al 13 giugno a Nizza, David Vivas, responsabile per il commercio, l'ambiente e lo sviluppo sostenibile dell'United Nations trade and development agency (UNCTAD), ha sottolineato che «La quantità di esportazioni di beni e servizi oceanici ha raggiunto i 2,2 trilioni di dollari nel 2023, quindi sta crescendo molto rapidamente».

Secondo l'Unctad, dal 1995 le economie oceaniche mondiali sono cresciute del 250%, molto di più di quanto fatto dall’l'economia globale, che nello stesso periodo è cresciuta del 190%. Dietro questa crescita c'è l'incremento degli scambi commerciali Sud-Sud, dove le esportazioni di pesce fresco sono aumentate del 43%, mentre le esportazioni di pesce lavorato sono aumentate di un sorprendente 89% dal 2021 al 2023. Attualmente, 600 milioni di persone vivono e dipendono esclusivamente dall'industria della pesca, la maggior parte delle quali nei Paesi in via di sviluppo.

L'Unctad evidenzia che «Due terzi delle specie che vivono nell'oceano devono ancora essere identificate, il che offre il potenziale per la scoperta di nuovi antibiotici, alimenti a basso tenore di carbonio e altri materiali di origine biologica, come i sostituti della plastica, che da soli rappresentano un'opportunità di mercato da 10,8 miliardi di dollari. Si prevede che nel 2025 il mercato della biotecnologia marina crescerà di oltre il 50% rispetto al 2023».

Ma, nonostante questo potenziale, l'economia oceanica deve far fronte a minacce imminenti dovute a cattiva governance, mancanza di investimenti e shock climatici come il riscaldamento degli oceani, l'innalzamento dei livelli del mare e gli eventi meteorologici estremi che mettono a repentaglio gli ecosistemi marini, le popolazioni ittiche, le infrastrutture costiere e le rotte di navigazione.

Mentre la maggior parte dei piani nazionali sul clima non tiene conto dell'economia oceanica, Vivas ne ha sottolineato l'importanza per raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi sul clima e stima che «L'11% di tutte le emissioni mondiali sia causato da attività basate sugli oceani».
Un’altra grave minaccia viene dalla grave mancanza di finanziamenti per la salvaguardia degli oceani e le pratiche dannose e Visas ha ricordato in conferenza stampa che «Mentre gli oceani rappresentano il 70% della biosfera, meno dell'1% degli aiuti allo sviluppo globale viene investito nella loro conservazione uso sostenibile».

Per raggiungere l'Obiettivo di sviluppo sostenibile 14 di proteggere la vita sott'acqua sono necessari 175 miliardi di dollari all'anno, ma finora sono stati versati da fondi nazionali, filantropi e investimenti privati solo 4 miliardi di dollari, il che l’SDG più sottofinanziato.
Per Visas, «Questa somma sono solo noccioline; fondamentalmente, i politici non mettono in pratica i fatti. Questa enorme parte del pianeta è totalmente invisibile in termini di conservazione sostenibile per le generazioni future».*

E questi miseri finanziamenti per tutelare gli oceani sono in netto contrasto con i 22 miliardi di dollari investiti in sussidi dannosi nell'industria ittica mondiale, che contribuiscono alla pesca eccessiva e non regolamentata.
Ulteriori ostacoli che limitano il potenziale dell'economia marina riguardano tariffe straordinariamente elevate tra i Paesi in via di sviluppo. Mentre i paesi ad alto reddito applicano tariffe del 3,2% sui prodotti ittici, i Paesi in via di sviluppo applicano tra loro in media tariffe del 14%, frenando pesantemente il commercio.
Insieme ad altrew agenzie Onu, l'Unctad raccomanda di: integrare i settori basati sugli oceani nei piani nazionali sul clima e sulla biodiversità: ridurre le barriere commerciali; ampliare la raccolta dati sulle emissioni, il commercio e gli investimenti legati agli oceani; porre fine ai sussidi dannosi; approvaretrattati giuridicamente vincolanti sull’inquinamento da plastica.

Per promuovere i progressi urgenti, l'Ocean Forum dell'agenzia delle Nazioni Unite lancerà iniziative che includono un rinnovato Ocean Trade Database per aiutare ad analizzare il settore in rapida evoluzione, una proposta per una task force delle Nazioni Unite sullo sviluppo della coltivazione di alghe e un progetto sull'azione per il clima oceanico basata su prove.
Quest'ultima, che coinvolge l'UNCTAD e il Department of Economic and Social Affairs (DESA) dell’Onu, utilizza l'intelligenza artificiale e le innovazioni nei dati per supportare in particolare i piccoli Stati insulari in via di sviluppo dei Caraibi.

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.