
Disuguaglianze, aumentano o diminuiscono a seconda di quanto e come si investe in politiche climatiche

Il cambiamento climatico e l’aumento della disuguaglianza della ricchezza sono due delle sfide politiche contemporanee più pressanti. Mentre nell’ultimo ventennio sono stati compiuti progressi significativi nella comprensione di ciascuna di esse, l'interazione tra le due rimane in gran parte inesplorata. Ora un nuovo studio affronta questa lacuna analizzando l’impatto del cambiamento climatico sulla disuguaglianza patrimoniale. È stato pubblicato su Nature climate change e mostra, partendo da una serie di simulazioni, come gli investimenti in politiche climatiche nei prossimi decenni potrebbero avere impatti sostanziali sulla distribuzione futura della ricchezza.
Ecco una sintesi schematica di quanto è emerso da questa indagine. Partiamo dalla disuguaglianza di ricchezza privata. Se l'1% più ricco della popolazione globale effettuasse tutti gli investimenti climatici richiesti e fosse proprietario dei beni che ne derivano, la sua quota di ricchezza potrebbe aumentare dal 38,5% attuale al 46% nel 2050 (scenario A1 dell’immagine di corredo all’articolo). Tuttavia, se tutti questi investimenti venissero finanziati da un'imposta sul patrimonio dell'1% più ricco e poi fossero di proprietà del settore pubblico, la quota di ricchezza dell'1% più ricco a livello globale potrebbe diminuire drasticamente, di circa 13 punti percentuali, fino al 26% nel 2050 (scenario A2).
Ed ecco invece quel che risulta dallo studio per quanto riguarda la proprietà della ricchezza pubblico-privata. Se il settore pubblico colmasse il gap di investimenti per il clima tra oggi e il 2050 e possedesse lo stock di capitale aggiuntivo, il rapporto tra stock di capitale pubblico e Pil potrebbe passare dall'80% nel 2019 a oltre il 110% nel 2050 (scenario B1). Al contrario, se il settore privato realizzasse tutti gli investimenti climatici aggiuntivi, la sua posizione di capitale potrebbe salire al 216% come quota del Pil del 2050, mentre la ricchezza pubblica potrebbe rimanere all'80% del Pil (scenario B2).
Quanto evidenziato da questa indagine è molto importante e l’ulteriore sottolineatura fatta dai curatori dello studio riguarda la ricerca futura, che dovrà integrare gli impatti del clima sulla distribuzione della ricchezza sia nel lavoro teorico che in quello empirico. Il documento pubblicato su Nature climate change identifica le principali barriere e sfide che hanno impedito l'emergere di tali ricerche in passato e propone aree prioritarie di analisi volte a far progredire la nostra comprensione dell'interazione tra cambiamenti climatici e disuguaglianza di ricchezza. Questa nuova agenda di ricerca, sottolineano gli autori dello studio, è fondamentale per dare forma e accelerare la definizione delle politiche climatiche nei prossimi anni. Identificare i potenziali vincitori e vinti delle politiche di mitigazione e adattamento può aiutare i politici ad anticipare gli interessi percepiti e oggettivi dei vari gruppi di ricchi e super ricchi nel sostenere o nel resistere alla transizione.
