
L’Europa è il continente che si riscalda più rapidamente, da qui il record di ondate di calore e alluvioni

La tempesta Boris che ha devastato il centro Europa a settembre, la drammatica alluvione che si è abbattuta su Valencia a ottobre. Due fenomeni non casuali, dicono i climatologi, arrivati dopo un’estate caratterizzata da sei ondate di calore, tra cui la più lunga e la seconda più grave mai registrata in Europa. Non casuali, perché le analisi realizzate dai centri di ricerca evidenziano che il nostro è il continente che si sta riscaldando più rapidamente, a una velocità doppia rispetto alla media globale. E gli impatti di ciò si stanno facendo sempre più evidenti.
Questo quadro emerge dall’ultimo report (relativo al 2024) dello “Stato europeo del clima” (European State of the Climate, Esotc), il rapporto congiunto del Servizio per il cambiamento climatico di Copernicus e dell’Organizzazione metereologica mondiale. Nell’anno più caldo mai registrato, tra l’altro, emergono uno stupefacente contrasto tra zone dell’Est e dell’Ovest del continente e anche un’eccezionale quantità e gravità di alluvioni diffuse in tutto il territorio comunitario.
Il rapporto è stato pubblicato oggi ed è il frutto del lavoro di circa 100 scienziati. Fornisce una visione completa del clima europeo, inclusa una galleria grafica con 130 grafici e infografiche. Il servizio è gestito dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio raggio per conto della Commissione europea e, dal 2018, rilascia annualmente l’analisi dettagliata del clima europeo, esaminando variabili come lo stress da caldo e freddo, la nuvolosità, gli incendi e il comportamento dei ghiacciai.
L’aspetto più allarmante di quest’ultima indagine riguarda appunto il fatto che l’Europa è il continente che si sta riscaldando più velocemente, e questo sta provocando impatti evidenti, tipici dell’accelerato cambiamento climatico. Si legge nel corposo documento (100 pagine ricche di dati, tabelle, riferimenti a pubblicazioni scientifiche): «Dagli anni ‘80, l’Europa si è riscaldata a una velocità doppia rispetto alla media globale, diventando il continente che si riscalda più rapidamente sulla Terra. Ciò è dovuto a diversi fattori, tra cui la percentuale di territorio europeo nell’Artico, che è la regione che si riscalda più rapidamente sul pianeta, i cambiamenti nella circolazione atmosferica che favoriscono ondate di calore estive più frequenti e la riduzione delle emissioni di aerosol». Tutto ciò non è senza conseguenze immediatamente tangibili. Le tempeste lo scorso anno sono state spesso molto severe e le inondazioni diffuse su vaste aree, causando almeno 335 vittime e colpendo circa 413.000 persone. Durante il 2024, si è inoltre osservato un marcato contrasto climatico tra la parte orientale e quella occidentale del continente, con condizioni estremamente secche e temperature record a est, e condizioni calde ma umide a ovest.
Per capire la gravità di quanto evidenziato dal rapporto, bisogna leggere quel che sottolinea Friederike Otto, senior lecturer del Centre for Environmental Policy e co-direttrice di World weather attribution, Imperial College London: «Pensate che 1,3°C di riscaldamento siano sicuri? Questo rapporto mette a nudo le sofferenze che la popolazione europea sta già subendo a causa di fenomeni meteorologici estremi. Ma siamo sulla buona strada per raggiungere i 3°C entro il 2100. Basta pensare alle inondazioni in Spagna, agli incendi in Portogallo o alle ondate di calore estive dello scorso anno per capire quanto sarebbe devastante questo livello di riscaldamento. In un'economia globale volatile, è francamente folle continuare a fare affidamento sui combustibili fossili importati - la principale causa del cambiamento climatico - quando le energie rinnovabili offrono un’alternativa più economica e pulita. L’Ue non può permettersi di mettere in secondo piano i propri impegni in materia di clima. Deve guidare la carica e accelerare il passaggio a una politica basata su dati concreti, che aiuti effettivamente le persone a basso reddito e non gli oligarchi».
Non meno importanti sono le considerazioni espresse da Antonello Pasini, fisico del clima, Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Cnr: «L’Europa, e in particolare la regione mediterranea, si confermano come "hot spots" per il riscaldamento e i cambiamenti climatici. Gli ultimi due anni sono stati particolarmente critici e ciò può essere dovuto anche al combinarsi di una variabilità naturale del clima con le forzanti antropiche. Tuttavia queste ultime, in particolare le combustioni fossili con emissioni di gas a effetto serra, la deforestazione e in parte un'agricoltura non sostenibile, continuano ad aumentare a livello globale, con una impronta umana sul riscaldamento che non accenna a diminuire. In questa situazione, occorre sicuramente adattarsi agli eventi estremi che, data l'inerzia del clima, ci ritroveremo anche nei prossimi decenni, ma dobbiamo anche agire rapidamente per la mitigazione e la riduzione drastica delle emissioni, altrimenti potremmo giungere a scenari in cui sarebbe difficilissimo difendersi con l'adattamento».
In sintesi, questi sono i principali punti evidenziati dall’Esotc:
- Temperatura: il 2024 è stato l'anno più caldo per l'Europa, con temperature annuali da record in quasi metà del continente.
- Temperatura della superficie marina (Sst): per l'intero anno, la Sst per la regione europea è stata la più alta mai registrata, con 0.7°C sopra la media e per il Mar Mediterraneo, con 1.2°C sopra la media.
- Precipitazioni: si è registrato un netto contrasto est-ovest nelle condizioni di precipitazione. L'Europa occidentale ha registrato uno dei dieci anni più piovosi del periodo analizzato dal 1950.
- Inondazioni: in Europa si sono verificate le inondazioni più diffuse dal 2013. Quasi un terzo della rete fluviale ha registrato inondazioni che hanno superato almeno la soglia di alluvione «elevata». Le tempeste e le inondazioni hanno colpito circa 413.000 persone in Europa, con almeno 335 vittime.
- Stress da caldo: il numero di giorni con «forte», «molto forte» e «stress da caldo estremo» è stato il secondo più alto mai registrato. Il 60% dell'Europa ha visto più giorni della media con almeno «forte stress da caldo».
- Energia rinnovabile: la percentuale di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in Europa ha raggiunto il massimo storico nel 2024, con il 45%
- Estremi di freddo: l’area del territorio europeo che ha registrato meno di tre mesi (90 giorni) di gelo è stata la più grande mai registrata (~69%, la media è del 50%).
- Stress da freddo: si è registrato un numero record di giorni con almeno «forte stress da freddo».
- Ghiacciai: tutte le regioni europee hanno registrato una perdita di ghiaccio; i ghiacciai della Scandinavia e delle Svalbard hanno registrato il più alto tasso di perdita di massa mai registrato.
- Incendi boschivi: a settembre, gli incendi in Portogallo hanno bruciato circa 110.000 ettari (1100 km2) in una settimana, rappresentando circa un quarto dell'area bruciata annualmente in Europa. Si stima che circa 42.000 persone siano state colpite dagli incendi in Europa.
I temi principali del rapporto sullo Stato europeo del clima relativo al 2024 includono una panoramica delle inondazioni in Europa, con particolare attenzione agli eventi estremi in Europa centrale e orientale associati alla tempesta Boris e a quelli di Valencia, in Spagna, nonché al caldo estremo e alla siccità nell’Europa sudorientale durante l’estate.
Nell’Esotc si evidenzia che il 30% della rete fluviale europea ha superato la soglia di alluvione «elevata» durante l’anno, mentre il 12% ha superato la soglia di alluvione «grave». A settembre, la tempesta Boris ha colpito centinaia di migliaia di persone, con inondazioni, morti e danni in alcune zone di Germania, Polonia, Austria, Ungheria, Cechia, Slovacchia, Romania e Italia.
Alla fine di ottobre, in Spagna si sono verificate precipitazioni estreme e inondazioni che hanno provocato impatti devastanti e vittime nella provincia di Valencia e nelle regioni limitrofe.
Nel luglio 2024 l’Europa sudorientale ha registrato la più lunga ondata di caldo mai registrata, durata 13 giorni consecutivi e che ha interessato il 55% della regione. Durante l’estate, l’Europa sudorientale ha poi registrato un numero record di giorni con almeno «forte stress da caldo» (66) e di notti tropicali (23).
Per la prima volta, queste sezioni forniscono anche informazioni sulle tendenze delle inondazioni, del caldo estremo e della siccità in Europa, riassumendo i principali risultati del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc). Ad esempio, viene segnalato che l’Europa è una delle regioni con il maggiore aumento previsto del rischio di inondazioni e un riscaldamento globale di 1.5ºC potrebbe causare 30.000 morti all’anno in questo continente a causa del caldo estremo.
Nell’edizione di quest’anno, la mappa interattiva degli eventi principali presenta anche un nuovo livello che evidenzia esempi di iniziative di resilienza e adattamento al clima nelle città di tutta Europa. Viene anche riportato che il 51% delle città europee ha adottato piani di adattamento al clima dedicati, con un incoraggiante progresso rispetto al 26% del 2018, secondo la sezione del rapporto dedicata alle misure e alle azioni per il clima, evidenziando che gli sforzi continui libereranno un potenziale ancora maggiore per adattarsi efficacemente alle sfide climatiche. Viene però anche aggiunto che gli eventi meteorologici estremi comportano rischi crescenti per l’ambiente edificato e le infrastrutture e i servizi che esse supportano.
Dall’indagine emerge anche che non siamo di fronte a una casistica particolare o a un fenomeno che possa considerarsi isolato, bensì a un trend ben preciso dovuto al riscaldamento globale. Ciò viene confermato anche dal conteggio dei giorni di stress da caldo e le notti tropicali, che sono in aumento in Europa: nel 2024 si è registrato il secondo maggior numero di giorni di stress da caldo e di notti tropicali, e ciò significa quasi un mese di almeno «forte stress da caldo» e circa 12 notti tropicali, con variazioni in tutto il continente e in particolare nell’Europa sudorientale, che hanno registrato un numero record di entrambi i fenomeni. I ricercatori ricordano che il caldo può mettere sotto stress l’organismo, influenzato non solo dalla temperatura ma anche da altri fattori ambientali come il vento e l’umidità. Anche le alte temperature notturne possono influire sulla salute, offrendo poca tregua dallo stress da caldo diurno.
Un altro aspetto riguardante l’aumento delle temperature riguarda i ghiacciai. Se le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2025 Anno Internazionale della Conservazione dei Ghiacciai, i dati dell’Esotc 2024 mostrano che in tutte le regioni europee si sta registrando una considerevole perdita di ghiaccio. E l’Europa centrale, si legge nel report, è una delle regioni del mondo in cui i ghiacciai si stanno riducendo più rapidamente (il rapporto include anche un’interessante infografica che illustra quanto sono cambiati i ghiacciai delle Alpi dagli anni Settanta a oggi).
Nel 2024, i ghiacciai della Scandinavia e delle Svalbard hanno registrato i più alti tassi di perdita di massa mai registrati e la più grande perdita di massa annuale di tutte le regioni glaciali a livello globale, con una perdita media di spessore di 1,8 m in Scandinavia e di 2,7 m alle Svalbard. Per la terza estate consecutiva, la temperatura media delle Svalbard ha raggiunto un nuovo record. Negli ultimi decenni, quest’area è stata uno dei luoghi a più rapido riscaldamento della Terra. E quello passato è stato il terzo anno più caldo mai registrato per l’Artico nel suo complesso e il quarto più caldo per la terraferma artica.
