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Uno studio dell’Università di Sydney svela la strategia del «net-zero hero» messa a punto da decine di sigle del mercato dell’energia australiano

Come il settore energetico lavora per scaricare sui consumatori le responsabilità sul clima

I ricercatori: «Spostando l’onere del taglio delle emissioni sui comportamenti virtuosi degli individui, si rischia di ridurre al minimo la responsabilità di entità più grandi, industrie e governi»
 |  Crisi climatica e adattamento

Narrazioni di un certo tipo possono condizionare il tipo di approccio a determinati problemi, favorire il prodursi di determinate linee di pensiero, influenzare azioni e decisioni. E il settore energetico sta scientemente creando un mito secondo cui scelte e comportamenti individuali sono sufficienti per affrontare il cambiamento climatico. Caricando da un lato i singoli di un senso di responsabilità che spesso può portare a sentimenti di impotenza e quindi di disimpegno e, dall’altro, tendendo a mettere in secondo piano le reali e pesanti responsabilità del settore energetico stesso. A presentare questa analisi è una ricerca realizzata dall’Università di Sydney. Partendo dall’analisi di centinaia di rapporti pubblici e comunicati stampa del settore energetico australiano, l’istituto ha identificato una narrazione che emerge spesso, quella del «net-zero hero», dell’eroe delle zero emissioni, riguardante dunque un consumatore che, attraverso scelte attente, diventa un campione nella lotta contro il cambiamento climatico.

«La nostra ricerca ha scoperto che questa idea è stata costantemente perpetuata dai protagonisti di tutto il settore energetico», ha detto il professore associato Tom van Laer della University of Sydney Business School. «Se i consumatori acquistano l’auto giusta, spengono i loro elettrodomestici, usano l’acqua calda con oculatezza, installano pannelli solari, allora possono svolgere un ruolo chiave nel salvare il pianeta. Se possono capire, monitorare e gestire il loro consumo di energia, possono davvero fare la differenza. È una bella storia, ma ignora il quadro più ampio dei cambiamenti aziendali e normativi che sono essenziali per affrontare questo problema».

Il professor van Laer è un esperto di come la narrazione può influenzare azioni e decisioni. Ha analizzato il materiale pubblicato tra il 2015 e il 2022 sui siti web di 44 sigle australiane del mercato energetico, tra cui fornitori di energia, organizzazioni non governative e responsabili politici. I suoi risultati sono stati pubblicati sul Journal of Public Policy & Marketing. «Queste narrazioni sembrano ambiziose, ma senza adeguati sistemi di supporto, i consumatori possono faticare a svolgere il ruolo di eroe zero netto», ha detto. «C'è il rischio che l’eccessiva responsabilità caricata sugli individui possa portare a sentimenti di impotenza e disimpegno, piuttosto che di responsabilizzazione e rafforzamento di comportamenti virtuosi».

Tra l’altro, non è casuale dove questo tipo di indagine sia stata effettuata. Tra le nazioni sviluppate, l’Australia ha le più alte emissioni pro capite (14,51 tonnellate/capite), seguita dagli Stati Uniti (13,64). Il settore energetico australiano produce il 47,3 per cento di queste emissioni. A livello internazionale, l’attività industriale è il più grande consumatore di energia, bruciando più di un terzo del combustibile globale. E il professor van Laer sostiene che il settore sta creando un «mercato mitico» composto da consumatori di energia su piccola scala, in cui tutti danno un contributo ugualmente significativo alle emissioni totali. «Spostando la responsabilità delle emissioni nette a livello zero in capo ai consumatori, rischiamo di ridurre al minimo la responsabilità di entità più grandi che hanno un impatto più sostanziale sull'ambiente. Riduciamo la pressione sulle industrie e sui governi per attuare politiche ambientali più complete e cambiamenti strutturali», ha spiegato. Invece di imporre «un onere irrealistico» ai consumatori, è la tesi che discende in conclusione da queste analisi, bisogna adottare i cambiamenti sistemici necessari per una reale inversione di tendenza rispetto all’utilizzo dei combustibili fossili e adottare tutte quelle misure su larga scala che possono portare in tempi rapidi a un drastico taglio delle emissioni.

Redazione Greenreport

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