
Censis, nell'Italia dei sonnambuli «tutto è emergenza, nessuna lo è veramente»

Il 57esimo rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, presentato oggi a Roma, scatta la fotografia di un’Italia circondata dai rischi e attraversata dalla paura. Di fronte al moltiplicarsi delle minacce, di fronte all’ancestrale scelta tra una risposta d’attacco o di fuga l’Italia ha scelto di congelarsi.
Il Censis parla di «sonnambuli, ciechi dinanzi ai presagi. Alcuni processi economici e sociali largamente prevedibili nei loro effetti sembrano rimossi dall’agenda collettiva del Paese, o sono comunque sottovalutati. La società italiana sembra affetta da sonnambulismo, precipitata in un sonno profondo del calcolo raziocinante che servirebbe per affrontare dinamiche strutturali dagli esiti funesti».
Un esempio è la crisi demografica. Nel 2050 ci saranno 4,5 mln di italiani in meno, come se di colpo scomparissero le città di Roma e Milano; soprattutto, in questo contesto saranno 8 mln in meno le persone in età lavorativa, mentre gli over65 cresceranno di 4,6 mln e gli over80 di 1,6 mln. Una dinamica nota da anni, ma per contrastare la quale non vengono messe in campo scelte politiche adeguate.
«Nell’ipertrofia emotiva in cui la società italiana si è inabissata – argomenta il Censis – le argomentazioni ragionevoli possono essere capovolte da continue scosse emozionali. Tutto è emergenza: quindi, nessuna lo è veramente».
Lo stesso vale per il cambiamento climatico, che impaurisce l’84% degli italiani. Una volta chiamati alle urne, però, hanno eletto un Parlamento in maggioranza negazionista climatico, scegliendo la strategia dello struzzo. Non a caso l’80,1% (l’84,1% tra i giovani) è convinto che l’Italia sia irrimediabilmente in declino.
Un atteggiamento simile a quello adottato di fronte al tema dell’immigrazione: il 73,8% degli italiani ha paura che negli anni a venire non ci sarà un numero sufficiente di lavoratori per pagare le pensioni, eppure sempre il 73% teme che gli sconvolgimenti globali sottoporranno l’Italia alla pressione di flussi migratori sempre più intensi.
Anche quando i dati sembrano mostrare una tendenza positiva, come nel caso dell’occupazione in crescita, allargando il quadro d’osservazione si scopre che l’Italia – al contrario di quanto afferma la propaganda di Governo – è fanalino di coda in Europa.
«L’Italia – sottolinea nel merito il Censis – rimane comunque all’ultimo posto nell’Unione europea per tasso di occupazione: il 60,1%, aumentato di 2 punti percentuali tra il 2020 e il 2022, ma ancora al di sotto del dato medio europeo (69,8%) di quasi 10 punti. Se nel nostro Paese si raggiungesse il dato medio europeo, avremmo circa 3,6 milioni di occupati in più».
Le forze del cambiamento sembrano andare esaurendosi, anche perché scarseggiano fisicamente gli attori sociali che potrebbero portarle avanti con uno sguardo proiettato sul futuro, ovvero i giovani, che anche quando manifestano dissenso non hanno la possibilità di trasformarlo in conflitto trasformativo.
«La distanza esistenziale dei giovani di oggi dalle generazioni che li hanno preceduti sembra abissale – sintetizza il Censis – I 18-34enni sono poco più di 10 milioni, pari al 17,5% della popolazione totale, mentre nel 2003 superavano i 13 milioni, pari al 23,0% della popolazione: in vent’anni abbiamo perso quasi 3 milioni di giovani. E le previsioni per il futuro sono fortemente negative: nel 2050 i 18-34enni saranno poco più di 8 milioni, appena il 15,2% della popolazione. I giovani sono pochi, esprimono un leggero peso demografico, quindi inesorabilmente contano poco».
In mezzo a tanti sonnambuli, in pochi hanno ancora le forze di lottare e molti scelgono di tentare la fortuna altrove: «Il nostro Paese – conclude nel merito il Censis – continua a essere un Paese di emigrazione (sono più di 5,9 milioni gli italiani attualmente residenti all’estero, pari al 10,1% dei residenti in Italia), più che di immigrazione (sono 5 milioni gli stranieri residenti nel nostro Paese, pari all’8,6% dei residenti in Italia). Gli italiani che si sono stabiliti all’estero sono aumentati del 36,7% negli ultimi dieci anni (ovvero quasi 1,6 milioni in più). A caratterizzare i flussi centrifughi più recenti è l’aumento significativo della componente giovanile».
