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Dal progetto Nunataryuk ecco la mappa completa di tutto il suolo gelato dell'Artico

Barbante (Cnr): «Nell’area artica il disgelo è quattro volte superiore a quello che avviene in altre aree del mondo»
 |  Crisi climatica e adattamento

La parola Nunataryuk nella lingua degli Inuit significa ‘tra terra e mare’, e così è stato battezzato il progetto – finanziato dall’Ue e coordinato dall’Alfred Wegener institute di Potsdam – che ha appena partorito un nuovo atlante di tutto il permafrost presente nell’Artico, sopra e sotto il livello del mare.

A "Nunataryuk" hanno collaborato 150 scienziati e 26 istituzioni di 14 Paesi diversi – tra cui l’Italia, con l’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp) – per individuare il ruolo del disgelo del permafrost nel sistema climatico globale e le conseguenze per gli ecosistemi, l’economia e gli abitanti di quelle aree, analizzando l’evoluzione del permafrost in tutta la regione artica.

«Nell’area artica – spiega Carlo Barbante, direttore del Cnr-Isp – il disgelo è quattro volte superiore a quello che avviene in altre aree del mondo. Il permafrost ospita anche contaminanti e agenti patogeni congelati che possono essere rilasciati con l'aumento delle temperature, presentando potenziali rischi per la salute degli abitanti della regione, e più in generale di tutti gli organismi viventi dell’area.

Le temperature più alte stanno lasciando il segno, con il disgelo del permafrost che causa l’erosione delle coste, l’alterazione degli ecosistemi, danni alle infrastrutture e un impatto sulla vita e sui mezzi di sussistenza della popolazione residente».

Redazione Greenreport

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