Il Veneto è in allerta rossa, Zaia: «Bombe d'acqua simili a maggio non si erano mai viste»
Dopo la Lombardia, adesso cresce la pressione della crisi climatica sul Veneto, dove la Protezione civile ha appena emesso un bollettino avvisando che le piogge previste per le prossime ore «potranno generare nuovi incrementi dei livelli idrometrici, con ulteriori superamenti delle soglie di allerta».
Per quanto riguarda la criticità idraulica è già stato decretato lo stato di allarme (rosso) nei bacini dell’Alto Brenta-Bacchiglione-Alpone e Basso Brenta – Bacchiglione, e stato di preallarme (arancione) nel bacino del Livenza, Lemene e Tagliamento, attenzione sul resto dei bacini eccetto sull’alto Piave (verde).
Non va meglio per quanto riguarda la criticità idrogeologica: stato di allarme (rosso) nei bacini del Po, Fissero-Tartaro-CanalBianco e Basso Adige; del Basso Brenta-Bacchiglione; del Basso Piave, Sile e Bacino scolante in laguna; stato di preallarme (arancione) in tutto il resto dei bacini regionali.
In altre parole l’allerta idrogeologica per temporali in tutti i bacini idrografici del Veneto è massima, ad eccezione dell’alto Piave bellunese.
«In poche ore dal tardo pomeriggio di ieri l’Arpav e la Protezione civile del Veneto hanno registrato precipitazioni record – spiega il presidente della Regione, Luca Zaia – nella zona Pedemontana Vicentina e Veronese c’è stata una media 180 mm d’acqua, con punte di 229 mm, in sei ore. Nella serata di ieri abbiamo attivato l’Unità di crisi. Questa mattina ho firmato il decreto per la dichiarazione dello Stato di emergenza per avversità meteo. Bombe d’acqua simili a maggio, in Veneto, non si erano mai viste».
Ma non si tratta di maltempo: il cambiamento climatico porta a un aumento in frequenza e intensità degli eventi meteo estremi, che solo nell’ultimo anno sono cresciuti in Italia del 22% (e l’anno prima del 55%), col Veneto al sesto posto tra le Regioni più colpite, come testimonia l’Osservatorio CittàClima di Legambiente.
«Siamo di fronte a fenomeni di precipitazioni eccezionali – conferma Zaia – che si sono abbattuti soprattutto nel vicentino, nel veronese e nel padovano. L’apertura dei bacini di laminazione ha permesso di evitare un disastro. Abbiamo attivato tutti i bacini del vicentino (Montebello, Caldogno, Trissino, Orolo e Viale Diaz) e anche uno nel veronese, quello della Colombaretta. È stato il primo reale collaudo per alcuni di questi».
Ma senza una rapida quanto decisa svolta nell’impegno politico contro la crisi climatica, la tendenza in atto è una condanna per un Paese come il nostro, che non investe quanto basta in adattamento – per le alluvioni spendiamo 7 volte più in emergenze rispetto alla prevenzione, certifica il Cigno verde – e neanche nella transizione ecologica verso le emissioni nette zero di gas serra.
E così un’emergenza insegue l’altra. «Ringrazio tutte le persone che stanno lavorando per far sì che l’emergenza venga superata – conclude nel merito Zaia – ricordo che da ieri sera sono impegnate oltre 100 squadre di Protezione civile, con più di 400 uomini sul territorio. A loro vanno aggiunti tutti i tecnici, il personale della Regione e i volontari che si stanno operando senza risparmiarsi in questa nuova emergenza. Un ringraziamento particolare anche i Vigili del fuoco, davvero presenti in forze e con la competenza che li contraddistingue».