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Incendi boschivi: siamo in una nuova era che richiede maggiori investimenti nella prevenzione

L'approccio per affrontare i mega incendi boschivi provocati dal cambiamento climatico deve essere diverso
 |  Crisi climatica e adattamento

Amy Duchelle, senior forestry officer e team leader foreste e clima della Fao, ha detto a UN News che «I mortali incendi che hanno devastato l'area di Los Angeles, distruggendo intere comunità e causando miliardi di danni, dimostrano perché i Paesi devono investire di più per fermare questi incendi devastanti prima che divampino. E’ davvero necessario, perché gli incendi boschivi stanno aumentando rapidamente in intensità, frequenza e durata a causa della crisi climatica e dei cambiamenti nell'utilizzo del territorio. Storicamente c’è stata una forte attenzione alla repressione, ma c’è bisogno di molta più intenzione e investimento nella prevenzione».

L’alta funzionaria Fao ha spiegato in che modo l'agenzia Onu sta aiutando i Paesi a potenziare la gestione integrata degli incendi e perché tutti devono fare la loro parte. «Gli incendi boschivi richiedono fondamentalmente tre ingredienti: una fonte di combustibile, un clima caldo e secco e una fonte di innesco. La situazione a Los Angeles presentava tutti e tre questi elementi in misura grave, compresi i forti venti che hanno fatto sì che gli incendi continuassero a bruciare in modo incontrollato. Il fuoco non è una novità per l'umanità. Gli incendi sono stati utilizzati dagli esseri umani per millenni e, di fatto, sono uno strumento tradizionale e importante per la gestione del territorio e dell'agricoltura per i piccoli proprietari terrieri e le popolazioni indigene, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. L’incendio fa anche parte del sistema Terra da centinaia di milioni di anni e si verifica in ogni bioma di vegetazione terrestre e in ogni continente, fatta eccezione per l'Antartide. Ma vediamo che i modelli stanno cambiando in termini di intensità, frequenza e durata degli incendi estremi. Si stima che ogni anno circa 340-370 milioni di ettari di superficie terrestre siano interessati da incendi, di cui circa 67 milioni di ettari di aree boschive. Spesso l'attenzione dell’opinione pubblica sugli incendi boschivi è rivolta a una situazione come quella che abbiamo attualmente a Los Angeles, dove le immagini della devastazione sono assolutamente terrificanti. Penso, e molti lo dicono, che siamo in una nuova era in termini di incendi boschivi alimentati dal cambiamento climatico, incendi boschivi catastrofici, e quindi l'approccio per gestire questi incendi boschivi deve essere diverso. Storicamente, c'è stata una forte attenzione alla soppressione, ma molta più intenzione e investimento devono essere dedicati alla prevenzione, quindi affrontare davvero il problema degli incendi boschivi prima ancora che inizino a bruciare. Molti di questi aspetti sono stati messi in atto da molti Paesi, ma c'è ancora molto lavoro da fare».

La World Meteorological Organization (WMO), ha appena confermato che il 2024 è stato l'anno più caldo mai registrato e il ruolo svolto dal cambiamento climatico nella crescita degli incendi boschivi è evidente a tutti meno che ai negazionisti climatici come Donald Trump. Ma siamo davvero entrati nella nuova era dei mega incendi? Secondo la Duchelle sì: «Le proiezioni mostrano un aumento sostanziale dell'intensità, della frequenza e della portata degli incendi boschivi nei prossimi anni e ciò è motivo di enorme preoccupazione, anche perché gli incendi boschivi non sono solo alimentati da queste condizioni più calde, ma rilasciano anche anidride carbonica nell'atmosfera, contribuendo ulteriormente alla crisi climatica, e questo diventa di fatto un circolo vizioso dal quale è difficile uscire».

La Fao è ben consapevole di questi rapidissimi e devastanti cambiamenti e la Duchelle ricorda che l’agenzi Onu ha da tempo un programma per promuovere la gestione integrata degli incendi e che «Stiamo cercando di fare esattamente ciò di cui parlavo prima: supportare i paesi nell'incrementare le loro capacità di gestione integrata degli incendi, concentrandosi molto di più sulla prevenzione che solo sulla soppressione e sulla risposta. Promuoviamo attraverso ciò che chiamiamo le cinque R. La prima è una review and analysis della situazione degli incendi in un dato paese o luogo. La seconda è la risk reduction, ovvero capire davvero come ridurre i rischi di incendi devastanti. La terza è la readiness, quindi essere preparati con protocolli e procedure per gestire gli incendi boschivi quando si verificano. La quarta è la response. Gli incendi boschivi continueranno a bruciare e c'è bisogno di una buona lotta antincendio, di buoni meccanismi di risposta e di squadre in atto. La quin ta è il recovery, non solo di tutte le infrastrutture e la devastazione delle aree urbane, ma anche degli ecosistemi. Il Decennio delle Nazioni Unite sul ripristino degli ecosistemi (2021-2030), in cui ci troviamo ora, è in realtà un mezzo per promuovere anche il ripristino post-incendio».

Ma quel che sta avvenendo significa che i Paesi devono cambiare i loro metodi di lotta antincendio, ad esempio concentrandosi su interi centri abitati e territori invece che su singole case o località? La Duchelle pensa che «L'incendio di Los Angeles ha davvero evidenziato i limiti della soppressione degli incendi quando bruciano in questo modo fuori controllo. Puoi avere il miglior sistema antincendio del mondo, e la California è rinomata per le sue capacità antincendio, ma anche in un contesto come quello, ci sono dei limiti alla soppressione degli incendi boschivi. Ecco perché dobbiamo spostare l'attenzione verso la prevenzione, la riduzione del rischio e la prontezza. Inoltre, gran parte dei finanziamenti sono stati investiti nella risposta e poi nel recupero, e questo è estremamente costoso. I danni e le perdite di questi incendi catastrofici ammontano a miliardi di dollari, e maggiori investimenti finanziari nella prevenzione potrebbero potenzialmente abbassare i costi per gestire la risposta e il recupero effettivi».

La funzionaria Fao conclude che prevenzione, riduzione del rischio e preparazione sono un problema che riguarda l'intera società e tutti hanno un ruolo da svolgere: «Penso che un'altra cosa che stiamo iniziando a capire è che il concetto di stagioni degli incendi sta cambiando e che questo è un problema da affrontare tutto l'anno, anche quando quegli incendi non stanno bruciando. La maggior parte degli incendi ha una causa umana iniziale, quindi è necessario capire se si tratta di un incidente, di una disattenzione o del modo in cui è strutturata l'infrastruttura, e comprendere che ci sono modi per promuovere un comportamento di gestione integrata degli incendi attraverso la consapevolezza educativa, una sorta di approccio "tutti sulla stessa barca". Questo non è solo un problema forestale. È trasversale ai settori e a tutti i livelli della società».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.