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Una nuova era di crisi per i bambini: peggiorano cambiamento climatico, conflitti globali e disuguaglianze

Per i bambini le prospettive per ambiente e cambiamenti climatici sono sempre più preoccupanti
 |  Crisi climatica e adattamento

Secondo il nuovo rapporto “Prospects for Children 2025: Building Resilient Systems for Children's Futures” pubblicato dall’Unicef, «Il mondo sta affrontando una nuova e sempre più intensa era di crisi per i bambini. Molte di queste crisi, tra cui il cambiamento climatico, i conflitti e l'instabilità economica, sono strettamente interconnesse. Esse riflettono un mondo di crescenti tensioni geopolitiche e competizione tra nazioni, che ostacolano l'implementazione di soluzioni. Per sostenere i diritti e il benessere dei bambini, è necessario agire per ripensare e rafforzare i sistemi. Gli approcci sistemici (vale a dire, approcci che vanno oltre la mera erogazione di servizi) sono essenziali per costruire resilienza in ogni ambito della vita dei bambini, che si tratti di quadri di preparazione ai disastri che salvaguardano scuole e comunità, sistemi educativi che possono adattarsi durante le emergenze o sistemi sanitari inclusivi che rispondono a esigenze immediate pianificando al contempo rischi futuri. Questi sistemi non devono solo affrontare le attuali sfide globali, ma anche anticipare e prepararsi per ciò che ci aspetta».
E il rapporto Unicef fa un quadro preoccupante di quel che aspetta i bambini e il mondo nelle aree tematiche - geopolitica, economia e ambiente e cambiamenti climatici - trattate nella sezione "Questioni da monitorare".
Secondo Prospects for Children 2025, per quanto riguarda ambiente e cambiamenti climatici, «Le prospettive per i bambini sono sempre più preoccupanti in un mondo che è ormai sulla strada per vedere le temperature globali aumentare di almeno 2° C entro il 2100. I bambini sono colpiti in modo sproporzionato dal cambiamento climatico a causa delle loro caratteristiche fisiologiche e di sviluppo uniche. I bambini di età inferiore ai 5 anni sopportano l'88% del carico di malattie globali associato al cambiamento climatico».
Ma l’Unicef evidenzia anche che le opportunità di progresso per i bambini sono evidenti in quattro aree di governance : pianificazione nazionale, finanziamenti per il clima, regolamentazione aziendale e contenzioso climatico.
Il rapporto evidenzia che «Le revisioni dei Nationally Determined Contributions (NDC) hanno il potenziale per tenere maggiormente conto delle vulnerabilità e delle esigenze critiche dei bambini. Si prevede che gli NDC si evolveranno per dimostrare come i governi aumenteranno sia il ritmo che la portata dell'ambizione e promuoveranno l'implementazione per realizzarla. I meccanismi di finanziamento sono abilitatori critici per gli NDC, ma – nonostante i progressi alla Conferenza delle Parti dell’United Nations Framework Convention on Climate (COP29) del 2024 – le esigenze di finanziamento sono ben lungi dall'essere soddisfatte. Solo il 2,4% dei finanziamenti multilaterali per il clima è caratterizzato come sensibile ai bambini e finanziamenti aggiuntivi e mirati sono fondamentali per affrontare perdite e danni. I quadri normativi ambientali, sociali e di governance aziendale (ESG) stanno ricevendo sempre più attenzione, riflettendo il cambiamento normativo nell'Unione Europea (Ue) e la domanda di trasparenza e responsabilità del mercato negli investimenti sostenibili. E’ necessaria una lente specifica per i diritti dei bambini sulla sostenibilità se le aziende vogliono gestire e affrontare i rischi per i bambini. Il contenzioso climatico sta diventando uno strumento potente per l'azione e la giustizia climatica, con i bambini sempre più riconosciuti come legittimi richiedenti. Si prevede che l'anno prossimo porterà una sentenza storica della Corte internazionale di giustizia sugli obblighi dei governi di proteggere il sistema climatico e sulle conseguenze legali del mancato rispetto di tali obblighi».
L’Unicef indica la strada da percorrere per superare il problematico incrocio tra azione climatica e diritti dei bambini: «E’ necessario agire per garantire che i quadri politici nazionali incorporino più esplicitamente i diritti dei bambini attraverso impegni dedicati, tempistiche e stanziamenti di fondi. Per quanto riguarda i finanziamenti, la finanza per il clima dovrebbe includere finanziamenti vincolati per iniziative climatiche incentrate sui bambini. Per quanto riguarda la regolamentazione, il rafforzamento della rendicontazione e del monitoraggio del clima supportati dalla legge sono fondamentali per un'azione climatica efficace per i bambini».
Intanto, il rapporto prende amaramente atto che nel 2025 l'intensificarsi dei conflitti armati continuerà a rappresentare gravi rischi per i bambini: «Oltre 473 milioni di bambini, più di uno su sei a livello globale, vivono ora in aree colpite da conflitti, con il mondo che sta vivendo il numero più alto di conflitti dalla seconda guerra mondiale. E la percentuale di bambini nel mondo che vive in zone di conflitto è raddoppiata, da circa il 10% ngli anni '90 a quasi il 19% percento di oggi».
Il rapporto denuncia che «In un contesto di crescenti rivalità geopolitiche e di paralisi delle istituzioni multilaterali, sia gli attori statali che quelli non statali sembrano sempre più disposti a violare le leggi internazionali concepite per proteggere le popolazioni civili, con attacchi alle infrastrutture civili come scuole e ospedali che diventano sempre più comuni. Questo sgretolamento di decenni di sforzi per salvaguardare i civili sta avendo un impatto pesante sui bambini. Oltre ai rischi per le loro vite, i bambini affrontano lo sfollamento e la minaccia della fame e delle malattie. Ci sono anche rischi sostanziali per il loro benessere psicologico. Il sistema multilaterale ha faticato a rispondere in modo efficace. E’ necessario uno sforzo concertato e sostenuto per invertire le perdite degli ultimi anni».
E la globalizzazione neoliberista sembra aver completamento fallito le sue promesse di un benessere diffuso a cascata che dai ricchi avrebbe dovuto tracimare verso i poveri e i bambini e le bambine ne sono le prime vittime. Il rapporto sottolinea che «I governi dei Paesi in via di sviluppo trovano sempre più difficile finanziare investimenti chiave nell'infanzia, a causa della crescita lenta, del crescente debito e delle entrate fiscali e degli aiuti allo sviluppo inadeguati. Un altro fattore importante è il crescente peso del debito sovrano. Quasi 400 milioni di bambini vivono in Paesi in difficoltà debitorie e, senza grandi riforme, questa cifra è destinata ad aumentare. Il costo del servizio di questo debito sta riducendo gli investimenti essenziali per i bambini. Nel 2025 dovremo prendere decisioni cruciali sulle riforme del quadro istituzionale, delle politiche, delle regole e delle pratiche che governano il sistema finanziario globale».
Per l’Unicef, «Le crisi nuove e in corso continueranno a mettere a dura prova il futuro della governance globale. Nel 2025, nazioni e istituzioni dovranno affrontare la questione essenziale se il quadro multilaterale globale si unirà per formare una risposta coesa alle nostre sfide comuni o se si frammenterà ulteriormente, rischiando di perdere l'azione collettiva. La direzione che prenderemo avrà un profondo impatto sugli sforzi per proteggere i diritti e il benessere dei bambini in tutto il mondo».
Il rapporto conclude che i diritti dei bambini devono restare al primo posto e che la cosa più importante è «Adottare e promuovere sistemi volti a migliorare la vita e le prospettive dei bambini. Questi sistemi devono incarnare i principi di inclusione, equità e responsabilità, assicurando che i diritti e le esigenze dei bambini restino in prima linea. E, cosa altrettanto importante, non devono solo affrontare le attuali sfide globali, ma anche anticipare e prepararsi per quel che ci aspetta».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.