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La nuova analisi Enea del sistema energetico italiano

Nella prima metà del 2023 emissioni di CO2 a -9%, incidono caldo e manifattura debole

Cala l’impiego di carbone e gas mentre crescono le rinnovabili, ma a velocità insufficiente per gli obiettivi 2030
 |  Crisi climatica e adattamento

A fine 2022 l’obiettivo di decarbonizzazione al 2030 per l’Italia non era stato «mai così lontano», mentre sei mesi dopo la situazione è in leggero miglioramento, secondo la nuova analisi Enea del sistema energetico nazionale.

Nel complesso i consumi di energia primaria sono stimati in calo di oltre il 6% nel I trimestre e di circa il 3% nel II, con un calo cumulato di circa il 5% nell’intero semestre, cui si accompagna un robusto calo delle emissioni di CO2 (-9%), già diminuite tra ottobre e dicembre 2022 (-12%) dopo sei aumenti trimestrali consecutivi.

«Sebbene sia arduo stabilire esattamente quanta parte di questo calo dei consumi energetici abbia carattere strutturale – spiega l’Enea –, nella prima metà del 2023 (come già nella seconda metà del 2022) si è per un verso confermato un positivo disaccoppiamento fra la dinamica della domanda di energia italiana e quella dei suoi principali driver (Pil, produzione industriale, clima), per un altro verso sembra però che questo disaccoppiamento si stia ridimensionando».

In Italia il Pil è risultato infatti in aumento nel I trimestre, ma si stima che la crescita si sia interrotta in primavera, soprattutto a causa della contrazione dell'attività manifatturiera (stimata al quarto calo consecutivo su base trimestrale).

«La flessione dei consumi riguarda in primo luogo il settore civile (-12%), principalmente per effetto del minor impiego di gas per il riscaldamento, come conseguenza delle misure amministrative e di efficienza adottate, ma soprattutto per il clima eccezionalmente mite dei primi mesi dell’anno, a gennaio in particolare – argomenta Francesco Gracceva, che cura l’analisi Enea del sistema energetico – Anche l’industria ha registrato una riduzione dei consumi (-10%), determinata in particolare dal calo fino al 20% della produzione nei settori gas intensive, i cui consumi energetici risultano ormai inferiori di oltre il 5% rispetto a quelli del 2020. Crescono invece i consumi dei trasporti (+3%), con un incremento concentrato quasi tutto nel primo trimestre 2023 e un progressivo ritorno ai livelli pre-pandemia».

In termini di fonti energetiche, alla riduzione dei consumi di gas (-16%) e carbone (-15%) ha fatto da contraltare un deciso aumento dell’import di elettricità (+22%).

In crescita le rinnovabili elettriche (+5%), con una quota complessiva delle fonti rinnovabili sui consumi finali che si prevede possa a fine 2023 superare il massimo storico del 2020 (20,4%). «Anche se la traiettoria verso il nuovo target del 40% al 2030 richiederebbe una crescita molto più marcata», commenta Gracceva. Soprattutto perché l’obiettivo raccomandato dall’Ue per sicurezza energetica e lotta alla crisi climatica è ancora più alto, arrivando al 45% 2030.

Sul notevole calo dei consumi energetici industriali hanno certamente avuto un ruolo strategie di adattamento (fuel switching) e incrementi di efficienza indotti dagli alti prezzi dell’energia, ma il fattore chiave è stato dunque la forte contrazione della produzione dei settori gas intensive e della petrolchimica (chimica di base, carta, minerali non metalliferi e siderurgia), per i quali negli ultimi quattro trimestri si stimano cali della produzione industriale compresi tra il 10 e il 20%.

Come ricordato dall’Enea, a valle del sesto calo trimestrale consecutivo, i consumi industriali degli ultimi 12 mesi si sono attestati su livelli inferiori di oltre il 5% rispetto a quelli del 2020, ovvero in piena pandemia.

Complessivamente, dopo una lunga serie di variazioni negative e pur rimanendo vicino al minimo della serie storica, torna a migliorare l’indice della transizione energetica Ispred (+14% rispetto al primo trimestre dell’anno), grazie al miglioramento della componente decarbonizzazione (contrazione dell’impiego di carbone e delle produzioni energivore) e alla diminuzione dei prezzi di elettricità e gas, che rimangono comunque ancora ampiamente superiori alle medie di lungo periodo.

«Secondo le valutazioni preliminari fatte da Enea – conclude Gracceva – nel primo semestre dell’anno il prezzo medio dell’elettricità per un’impresa con consumi medio-bassi è stato di poco inferiore a 300 €/MWh (-15% rispetto al secondo semestre 2022), mentre si stima che il prezzo medio del gas sia tornato nel primo semestre 2023 ben al di sotto dei 100 €/MWh (-30% rispetto al record della seconda parte del 2022)».

Redazione Greenreport

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