
Il prezzo della speranza. Più di 23,8 milioni di rifugiati ospitati da 14 Paesi a basso medio reddito

Secondo Save the Children sono 20.023.480 i rifugiati e altre persone bisognose di protezione internazionale, pari al 52,9% della popolazione globale di rifugiati e assimilabili (37,8 milioni) e il nuovo rapporto “The price of Hope” diffuso oggi dall’ONG alla vigilia della Giornata mondiale del rifugiato, «Le risorse economiche destinate agli interessi sul debito estero dai 14 Paesi a basso e medio reddito che ospitano circa la metà dei rifugiati del mondo, sarebbero sufficienti a garantire per quasi cinque anni l'istruzione di milioni di bambini rifugiati che sono invece spesso privati dell’opportunità più importante per costruire il loro futuro».
Nel 2020, la spesa per gli interessi sul debito di Turchia, Giordania, Colombia, Pakistan, Uganda, Russia, Sudan, Perù, Bangladesh, Etiopia, Iran, Ciad, Ecuador e Repubblica Democratica del Congo ha raggiunto i 23 miliardi di dollari, e 4 di questi Paesi hanno speso di più per pagare gli interessi del debito che per l’istruzione.
Il rapporto evidenzia che «Gli oneri del debito minacciano la capacità di questi Paesi di finanziare adeguatamente l'istruzione dei bambini rifugiati, una situazione destinata a peggiorare con l'aumento del numero di persone costrette a fuggire da violenze, conflitti, fame o emergenze climatiche, e con le prospettive economiche negative di alcuni dei Paesi più poveri tra quelli che li ospitano. Le più grandi crisi umanitarie durano sempre più a lungo, in media nove anni ad oggi, e le stime sul protrarsi delle situazioni che riguardano i rifugiati arrivano a 26 anni».
Il report “Education in Emergencies Financing in the Wake of COVID-19: Time to Reinvest to Meet Growing Needs”, pubblicato dal Geneva Global Hub for Education in Emergencies (EiE Hub), fa notare che «L'istruzione è una delle aree umanitarie meno finanziate, e nel 2021 ha ricevuto solo il 3,1% dei fondi umanitari globali, sufficienti appena per il 22% degli appelli di sostegno economico all'istruzione».
“The State of Global Learning Poverty: 2022 Update”, pubblicato dalla Banca Mondiale, aggiunge che «In tutto il mondo, i bambini rifugiati sono concentrati in modo sproporzionato nei Paesi a basso e medio reddito, dove la povertà di apprendimento è già elevata e i sistemi educativi faticano a soddisfare le esigenze degli studenti. Il 70% dei bambini sotto i 10 anni che già vivono in questi paesi non sono in grado di leggere e comprendere un testo semplice, percentuale che sale 89% nei paesi dell’Africa Sub-Sahariana, che si stima ospitino 1/3 della popolazione rifugiata nel mondo».
Per il Fondo monetario internazionale,.più della metà di tutti i Paesi a basso reddito sono in difficoltà o ad alto rischio di indebitamento, il che per Save the Children «Significa che i sistemi educativi già in difficoltà rischiano di peggiorare per un gran numero di bambini rifugiati. Siamo davanti al pericolo reale e presente che una generazione di bambini rifugiati venga privata dell'istruzione necessaria per ricostruire il proprio futuro». sottolinea Save the Children.
Presentando il nuovo rapporto, Hollie Warren, responsabile educazione di Save the Children. Ha detto che «Alcuni dei Paesi più poveri ospitano il maggior numero di rifugiati, e le loro prospettive economiche sono desolanti. Spesso i loro sistemi educativi sono sottofinanziati e non riescono a soddisfare le esigenze dei bambini più emarginati. L'alleggerimento del debito è cruciale per rendere disponibili i fondi necessari per garantire l'accesso all'istruzione a tutti i bambini rifugiati. Ma più aspettiamo, più la situazione peggiorerà per loro».
Sulla scia della pandemia di Covid-19, molti Paesi hanno dato priorità alla spesa per la salute e la protezione sociale rispetto all'educazione. Il nuovo rapporto evidenzia che «I bilanci dell'istruzione nei Paesi che dipendono dagli aiuti allo sviluppo si trovano ora ad affrontare un'ulteriore compressione, poiché i donatori stanno dirottando sempre aiuti verso l'attenuazione delle conseguenze della guerra in Ucraina e di altre crisi, compresa la spesa per l'accoglienza dei rifugiati nei loro Paesi, a scapito del sostegno ai Paesi ospitanti a basso reddito». L’”UNHCR Education Report 2022 - All Inclusive The Campaign for Refugee Education” conferma che «A livello globale, i bambini rifugiati perdono in media tre o quattro anni di scuola a causa dello sfollamento forzato, e, nonostante i progressi nel numero di studenti rifugiati iscritti a scuola, il continuo aumento degli spostamenti dovuti a conflitti, crisi alimentare e cambiamenti climatici fa sì che circa la metà dei bambini rifugiati rimanga fuori dalla scuola».
Per Save the Children, «L'integrazione dei bambini rifugiati nei sistemi educativi nazionali è il modo più efficace e sostenibile per soddisfare il loro bisogno di un'istruzione adeguata, di qualità e riconosciuta. Molti governi ospitanti hanno messo in atto le politiche necessarie per far sì che ciò avvenga. Tuttavia, senza un adeguato sostegno internazionale, i sistemi educativi, a cui mancano le risorse e sono già in affanno, non sono in grado di gestire un grande afflusso di studenti rifugiati e di rispondere alle loro specifiche esigenze». Warren aggiunge: «In questo momento, nel mondo, ci sono più bambini che sono stati costretti a sfollare che in qualsiasi altro momento della storia moderna. I Paesi ospitanti stanno rispondendo a questa crisi con generosità, aprendo i loro confini e i loro sistemi educativi a bambini estremamente vulnerabili ed emarginati che altrimenti non avrebbero nessun altro posto dove andare o dove imparare. Tuttavia, la comunità internazionale sta rispondendo all’emergenza dei rifugiati con crescente ostilità, anche riducendo i fondi per gli aiuti, lasciando che alcuni dei Paesi più poveri del mondo si assumano la responsabilità e il costo dell'istruzione dei bambini rifugiati stessi. Questi bambini hanno passato l'inferno fuggendo da conflitti, fame o crisi climatiche, e ora hanno urgente bisogno di stabilità e speranza per un futuro più luminoso».
Save the Children chiede ai donatori e alla comunità internazionale di «Mobilitare i fondi necessari per far a fronte al costo annuale di 4,85 miliardi di dollari per fornire istruzione ai rifugiati e rafforzare i sistemi educativi nei Paesi a basso e medio reddito» e che «Tutti i bambini rifugiati abbiano accesso ai sistemi educativi nazionali dei Paesi in cui risiedono o, dove non sia possibile, almeno all'istruzione non formale accreditata».
Un’ulteriore richiesta fondamentale dell’ONG internazionale è che «I donatori e i partner internazionali per lo sviluppo operino una tempestiva riduzione del debito per i Paesi i cui oneri minacciano la loro capacità di investire adeguatamente nell'istruzione. I meccanismi di riduzione del debito dovrebbero essere trasparenti, includere tutti i creditori, compreso il settore privato, e rispondere ai timori di declassamento del rating del credito per le nazioni debitrici che chiedono la riduzione».
