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Alla COP28 Unfccc di Dubai i lobbisti dei combustibili fossili dovranno essere riconoscibili

La Bonn Climate Conference si è chiusa con qualche progresso e la solita divisione tra ricchi e poveri.
 |  Crisi climatica e adattamento

La Bonn Climate Change Conference si è conclusa ieri, dopo due settimane di intenso lavoro che hanno fatto fare passi avanti su diverse questioni critiche, contribuendo a gettare le basi per le decisioni politiche necessarie alla 28esima Conferenza della parti dell’United Nations framework convention on climate change (COP28 Unfccc) che si terrà a fine anno a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti.

Il segretario esecutivo dell’Unfccc, Simon Stiell, ha commentato: «Avendo impiegato quasi due settimane per concordare un'agenda, è facile credere che siamo distanti su molte questioni, ma da quello che ho visto e sentito, ci sono ponti sui quali costruire per realizzare il terreno comune che sappiamo esistere. Gli accordi che cambiano il mondo si verificano quando i negoziatori sono all'altezza della situazione, raggiungono e trovano compromessi, quindi riescono a convincere le loro capitali del merito e della necessità di quei compromessi».

Secondo l’Unfccc, «Al meeting di Bonn, sono stati compiuti progressi su questioni di importanza critica, tra i quali, tra molti altri , il global stocktake, i finanziamenti per il clima, le perdite e i danni e l'adattamento». E Stiell ha individuato il global stocktake, che verrà approvato alla COP28, come «Un momento da correggere per portare il mondo sulla buona strada per limitare l'aumento della temperatura in linea con l'accordo di Parigi» ed è convinto che « I delegati alla conferenza di Bonn hanno concluso l'ultimo meeting del technical dialogue of the first global stocktake, gettando le basi per un'azione climatica più ambiziosa», ma ha anche avvertito che «Gli impegni delle parti e la loro attuazione sono tutt'altro che sufficienti. Quindi, la risposta allo stocktake  determinerà il nostro successo: il successo della COP28 e, cosa molto più importante, il successo nella stabilizzazione del nostro clima».

Secondo l'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), le emissioni globali devono essere quasi dimezzate entro il 2030 affinché il mondo possa limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5°C. Inoltre, è necessario anche un adattamento trasformativo per aiutare le comunità e gli ecosistemi a far fronte agli impatti climatici che si stanno già verificando e che dovrebbero intensificarsi. Nel marzo di quest'anno, l'IPCC ha pubblicato il suo ultimo rapporto di sintesi, che riassume tutte le relazioni scientifiche che ha pubblicato durante il suo sesto ciclo di valutazione. Il rapporto ha evidenziato quanto il mondo sia fuori strada. Intervenendo al meeting sul global stocktake  a Bonn la scorsa settimana, il presidente dell'IPCC Hoesung Lee ha sottolineato che «E’ importante notare che il rapporto contiene anche un messaggio di speranza. Il rapporto sottolinea che un'azione urgente per il clima può garantire un futuro vivibile per tutti. Il rapporto indica opzioni multiple, fattibili ed efficaci in tutti i settori per ridurre le emissioni di gas serra e adattarsi ai cambiamenti climatici causati dall'uomo. E quelle opzioni per il cambiamento sono già disponibili». A Bonn, delegati dei governi, osservatori ed esperti hanno preso parte al terzo e ultimo dialogo tecnico dello stocktake che comprendeva una serie di tavole rotonde ed eventi lungo 6 giorni. Hanno discusso su come accelerare i progressi collettivi sulla mitigazione, comprese le misure di risposta; adattamento; perdite e danni; mezzi di attuazione (finanziamenti per il clima, trasferimento di tecnologia e rafforzamento delle capacità).  All'inizio di settembre, i co-facilitatori del dialogo tecnico pubblicheranno un rapporto di sintesi che raccoglierà i principali risultati delle tre riunioni dei dialoghi e conterrà informazioni tecniche, buone pratiche e lezioni apprese per aiutare le Parti e gli stakeholders non Parti a identificare cosa fare per correggere la rotta e raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi.

Stiell ha ricordato che «Questo è un anno critico per l'azione climatica. Alla COP28, il global stocktake deve essere il punto di svolta con cui ci mettiamo sulla buona strada per limitare il riscaldamento a 1,5 gradi Celsius». Il global stocktake  è un processo di due anni per i Paesi e gli stakeholders  per vedere dove si stanno facendo progressi collettivamente verso il raggiungimento degli obiettivi dell'Accordo di Parigi e dove no. Esamina tutto ciò che riguarda lo stato mondiale sull'azione e il sostegno per il clima, identificando i gap e lavorando insieme per tracciare una rotta migliore per accelerare l'azione per il clima.

Nabeel Munir, presidente del Subsidiary Body for Implementation dell’Unfccc, ha detto ai delegati a Bonn: «Il global stocktake  è uno dei processi più importanti in cui siamo impegnati collettivamente quest'anno. Il terzo e ultimo incontro del dialogo tecnico segna la fine della fase di valutazione tecnica del primo bilancio globale. Quello che avete fatto collettivamente non è solo rivoluzionario, ma anche una rivoluzione».

Ma la decisione più clamorosa della Bonn Climate Change Conference  e che, finalmente, a partire dalla COP28, i rappresentanti del petrolio, del gas e del carbone dovranno rivelare i loro legami con l'industria fossile. Per anni dipendenti delle compagnie fossili hanno potuto partecipare ai meeting climatici dell’Onu senza dover chiarire il loro rapporto con le loro aziende. Alla COP27 del 2022 in Egitto hanno partecipato 600 unomini e donne dell’industria dei combustibili fossili.

Gli ambientalisti hanno detto che la decisione presa a Bonn dall’Unfccc è il primo passo per limitare l'influenza degli inquinatori.

Quest’anno, per registrarsi alla COP28 di Dubai i delegati dovranno rispondere obbligatoriamente a una domanda sui loro rapporti di lavoro e di affari con l’industria fossile. Chiudendo il summit di Bonn Stiell ha confermato che «D'ora in poi, ogni singolo partecipante con badge che parteciperà all'evento dovrà elencare la propria affiliazione e relazione con tali organizzazioni».

Per Rachel Rose Jackson di Corporate Accountability era l’ora che si prendesse questa decisione: «Da quando sono esistiti i colloqui sul clima delle Nazioni Unite, i lobbisti dell'industria dei combustibili fossili hanno invaso questi colloqui cercando un posto al tavolo dove vengono scritte le regole dell'azione climatica. In realtà non è una cosa da poco che per la prima volta in assoluto, tutti i partecipanti dovranno essere onesti su chi sono con il resto del mondo».

L’dentificazione degli uomini e donne al servizio della lobby fossile potrenbbe evitare che accada quel che è successo nel 2022, il presidente della BP Bernard Looney partecipò ai colloqui come delegato della Mauritania, un poverissimo Paese africano dove la multinazionale petrolifera ha importanti investimenti. Oppure che 4 dipendenti della Total – come successo alla COP egiziana – si presentino come rappresentanti di un misterioso gruppo ambientalista tedesco.

Tuttavia, come fa notare BBC News, «Mentre le informazioni sull'affiliazione di un delegato saranno ora obbligatorie, i partecipanti potranno rinunciare alla natura del loro rapporto con tale organizzazione.Non ci sarà nemmeno l'obbligo di dire chi finanzia il viaggio alla COP. Se i delegati rinunciano a fornire alcune informazioni, l’Unfccc pubblicherà le loro risposte vuote nei suoi elenchi, consentendo alle persone di trarre le loro conclusioni.

Per Alice Harrison, di Global Witness, che compila un elenco annuale dei delegati dei combustibili fossili che partecipano alla COP Unfccc, «Queste informazioni dovrebbero aiutare a impedire a coloro che rappresentano gli interessi dei combustibili fossili di intrufolarsi dalla porta sul retro senza dichiarare le loro vere intenzioni».

Altri dibattiti ed eventi alla conferenza sul clima di Bonn si sono concentrati sui finanziamenti per il clima, in particolare su un sostegno finanziario adeguato e prevedibile ai Paesi in via di sviluppo per l'azione climatica, inclusa la definizione di un nuovo obiettivo collettivo quantificato sui finanziamenti per il clima nel 2024. Sull'obiettivo globale sull'adattamento, le parti hanno concordato elementi strutturali per una decisione a Dubai. Il secondo Glasgow Dialogue on Loss and Damage ha fornito informazioni utili per far progredire il lavoro del Transitional Committee sull'operatività degli accordi di finanziamento e del nuovo fondo per far fronte a perdite e danni. Le discussioni si sono incentrate sulla massimizzazione del sostegno derivante dagli accordi di finanziamento esistenti, comprese considerazioni sulla coerenza, la complementarità e il coordinamento. Il Transitional Committee formulerà raccomandazioni da esaminare e adottare alla COP28 su come rendere operativo il nuovo fondo per perdite e danni e le modalità di finanziamento.

Detto tutto quel che di buono è successo a Bonn c non ci si può certo nascondere che sono emerse ancora una volta le profonde divisioni tra ricchi e poveri, con quest’ultimi che sono sempre più frustati per il fatto he i loro bisogni finanziari non vengono soddisfatti, mentre gli impatti climatici aumentano in tutto il mondo. Lo stesso Stiell nelle sue conclusioni ha avvertito che «La credibilità di questo processo è minacciata. Ricordiamoci che non c'è nessun altro posto dove andare per risolvere questi problemi».

Resta anche la forte ostilità di molti Paesi al fatto che Sultan Al Jaber degli Emirati Arabi Uniti presiederà la COP28. In molti danno ragione agli ambientalisti che dicono che l’amministratore delegato di una compagnia petrolifera non dovrebbe ricoprire per questo ruolo cruciale. Per tranquillizzare i contrari, Sultan Al Jaber  ha fatto una breve comparsa a Bonn la scorsa settimana e ha detto che «La riduzione graduale dei combustibili fossili è inevitabile».

Redazione Greenreport

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