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Il monito dell’Ipbes: occuparsi di biodiversità e clima separatamente porta al fallimento

La piattaforma intergovernativa scienza-politica evidenzia in due rapporti ricchi di dati i motivi per cui vanno affrontate insieme sfide globali come l’insicurezza alimentare, la scarsità d’acqua, la salute umana e la scomparsa di specie animali e vegetali
 |  Crisi climatica e adattamento

L’Ipbes (Intergovernmental panel for biodiversity and ecosystem services) è la piattaforma intergovernativa scienza-politica sulla biodiversità e i servizi ecosistemici, spesso definita “l'Ipcc per la Natura”. L’organizzazione internazionale, dopo una settimana di negoziati in plenaria tra i 147 Stati membri a Windhoek, in Namibia, ha approvato due rapporti molto attesi: il Nexus Assessment e il Trasformative Change Assessment (entrambi sono consultabili nei Pdf in fondo all’articolo). Sulla scia dei negoziati globali sulla Convenzione per la diversità biologica in Colombia e sulla Convenzione delle Nazioni Unite sul clima in Azerbaigian, i due documenti dimostrano come le crisi del clima e della natura non possano essere affrontate separatamente l'una dall'altra.

Come sottolinea Jane Madgewick, direttrice esecutiva della Global Commons Alliance, «i rapporti dell'Ipbes mettono in evidenza un problema critico e spesso sottovalutato: la natura interconnessa delle sfide che l'umanità deve affrontare oggi. I rapporti mostrano l'urgente necessità di una trasformazione delle politiche e della governance che metta i beni comuni globali al centro di come utilizziamo l'acqua, coltiviamo il nostro cibo e costruiamo la resilienza agli shock climatici, alla biodiversità e alla salute. Questo deve avvenire in tutti i settori, sia a livello locale che globale. Pensare e agire in compartimenti stagni - come se la biodiversità fosse disconnessa dal clima - ci conduce inevitabilmente al fallimento. Questi rapporti rappresentano un campanello d’allarme per i decisori politici: la salute del pianeta è la salute umana - sono una cosa sola - e dobbiamo governare e agire secondo questo principio».

Il Nexus Assessment rappresenta il primo studio scientifico del suo genere sulle interconnessioni tra i cinque elementi del "nexus": biodiversità, acqua, cibo, cambiamenti climatici e salute umana. Esplora come le crisi in questi ambiti si influenzino reciprocamente, evidenzia i costi nascosti di affrontarle separatamente e gli impatti su quadri strategici come gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), l'Accordo di Parigi e il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework. Identifica 71 approcci politici differenti che massimizzano i benefici per tutti e cinque gli elementi del nexus.

Le crisi globali - come la distruzione del mondo naturale, l'insicurezza alimentare, l'aumento delle temperature, la salute globale e lo stress idrico - sono profondamente intrecciate, con cause simili e soluzioni trasversali. Tuttavia, spesso vengono affrontate isolatamente, ignorando le cause più profonde. 

Leggendo il testo si capisce come continuare con questo approccio frammentato mette a rischio gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, inclusi quelli relativi ai cambiamenti climatici e alla biodiversità. Concentrarsi solo su un settore può causare problemi in altri ambiti. Le diverse crisi sono influenzate dalle stesse tendenze socioeconomiche di fondo - tra cui la crescita del Pil, lo spreco e il sovraconsumo - causando, ad esempio, cambiamenti nell'uso del suolo e dei mari, inquinamento, specie aliene invasive o estrazioni non sostenibili. Questo quadro è aggravato dalla governance frammentata di biodiversità, acqua, cibo, salute e cambiamenti climatici, con istituzioni e attori che lavorano isolatamente su agende politiche separate, con obiettivi spesso in conflitto e risorse utilizzate in modo inefficiente. Questi fattori diretti e indiretti interagiscono tra loro, causando impatti a cascata su diversi problemi. Ad esempio, società sempre più benestanti incrementano la domanda di cibo, portando a un maggiore utilizzo del suolo per l'agricoltura e a pratiche intensificate insostenibili; a loro volta, queste provocano perdita di biodiversità, riduzione della disponibilità e qualità dell'acqua, e aumento delle emissioni di gas serra, alimentando il cambiamento climatico e il rischio di emergenza di patogeni. 

La biodiversità, viene sottolineato dal report, svolge un ruolo fondamentale nel supportare tutti gli altri elementi del nexus. Concentrarsi sulla natura, piuttosto che solo sulle emissioni, aumenta infatti la probabilità di raggiungere gli obiettivi climatici globali.

Ecco alcune evidenze mostrate dal rapporto:

  • La biodiversità è essenziale per la nostra stessa esistenza, ma sta rapidamente diminuendo ovunque, a un ritmo del 2-6% per decennio. 
  • È difficile dare priorità a tutti gli elementi del nexus contemporaneamente. Gli scenari con i maggiori benefici includono misure efficaci di conservazione, il ripristino degli ecosistemi, diete sane e sostenibili, e l'adattamento ai cambiamenti climatici.
  • Approcci orientati alla natura rendono più probabile il raggiungimento degli obiettivi climatici rispetto al concentrarsi esclusivamente sulla riduzione delle emissioni. 
  • Le politiche sul cambiamento climatico sono più efficaci in scenari futuri che minimizzano i compromessi, ad esempio evitando la competizione per l'uso del suolo tra politiche di mitigazione (come la riforestazione) e altri elementi del nexus (come la produzione alimentare). 
  • Ritardare l'azione sul clima e ricorrere poi a grandi quantità di terra per ridurre il diossido di carbonio nell'atmosfera potrebbe avere impatti negativi su natura, riserve idriche e approvvigionamenti alimentari. 

Conservare e ripristinare ecosistemi come foreste, suoli, torbiere e mangrovie sono strategie particolarmente importanti per la biodiversità, la salute umana, la sicurezza alimentare e idrica e per affrontare i cambiamenti climatici.

  • Le foreste catturano, filtrano e regolano l'acqua attraverso la loro vegetazione e i loro suoli, garantendo acqua dolce pulita e accessibile per fino al 75% della popolazione nel 2005.
  • Gli ecosistemi costieri contribuiscono a oltre il 50% del sequestro di carbonio negli oceani.
  • Nel Niger centro-meridionale, pratiche gestite a basso costo dagli agricoltori hanno rigenerato alberi e arbusti autoctoni su 5 milioni di ettari di terreni agroforestali, aumentando i raccolti di cereali del 30%.

I sistemi finanziari e di governance stanno contribuendo al declino della natura e necessitano urgentemente di riforme. Le opzioni includono l'aumento dei flussi finanziari verso la biodiversità, la gestione delle crisi del debito nei paesi a basso reddito affinché i paesi con un elevato debito e una grande biodiversità possano proteggere la natura, e l'eliminazione, la graduale riduzione e la riforma dei sussidi dannosi.

  • Circa metà del Pil mondiale dipende dalla natura, equivalente a circa 58 trilioni di dollari nel 2023.
  • I costi "esterni" dei settori dei combustibili fossili, dell'agricoltura e della pesca - non considerati nei processi decisionali - ammontano a 10-25 trilioni di dollari all'anno .
  • I sussidi pubblici per attività dannose totalizzano circa altri 1,7 trilioni di dollari. Le attività economiche che causano danni diretti alla natura raggiungono i 5,3 trilioni di dollari all'anno.
  • Nel frattempo, solo circa 200 miliardi di dollari all'anno vengono destinati agli sforzi per migliorare la biodiversità, meno dell'1% del PIL globale. 
  • Colmare il divario tra quanto è attualmente stanziato e quanto è necessario richiederebbe ulteriori 300 miliardi-1 trilione di dollari all'anno.

Altro punto evidenziato dal rapporto è l'importanza di diete sostenibili e della trasformazione del sistema alimentare.

Se i sistemi alimentari venissero trasformati - attraverso approcci come l'agroecologia, il miglioramento dell'efficienza nell'uso dell'azoto, la riduzione delle perdite e degli sprechi alimentari, e l'adozione di diete sostenibili - l'attuale superficie agricola potrebbe soddisfare i bisogni alimentari delle popolazioni attuali e future, beneficiando al contempo anche gli altri elementi del nexus. Ecco le evidenze riportate:

  • Le aree protette per la conservazione della biodiversità possono creare conseguenze non intenzionali, come la necessità di aumentare la produzione alimentare al di fuori di tali aree. Un approccio che combini una minore domanda di consumo con altre trasformazioni del sistema alimentare e la conservazione della natura apporta maggiori benefici alla biodiversità. 
  • Le politiche alimentari potrebbero svolgere un ruolo cruciale nel fornire benefici sia alla biodiversità che agli altri elementi del nexus, ma attualmente questo non sta accadendo.
  • Negli ultimi decenni, l'aumento della produzione alimentare ha migliorato la salute delle persone, contribuendo a ridurre la mortalità infantile e ad allungare la durata della vita. Tuttavia, questa crescita ha anche causato altri problemi significativi: perdita di biodiversità, uso insostenibile dell'acqua, ridotta diversità alimentare, aumento dell'inquinamento e delle emissioni di gas serra.
  • La malnutrizione e l'accesso diseguale alla sicurezza alimentare persistono ancora, con una ridotta agrobiodiversità e diversità delle diete che limitano i progressi nella salute [KM-A1, A3]. Nel 2021, oltre due quinti della popolazione globale non potevano permettersi una dieta sana.
  • Un focus globale sulla produzione alimentare, basato sull'intensificazione della produzione, ha avuto impatti positivi sulla salute nutrizionale in tutto il mondo, ma effetti negativi sulla biodiversità, sull'eccessivo consumo di acqua e sui cambiamenti climatici.

Da quanto evidenziato nei materiali Ipbes emerge con chiarezza che considerare giustizia, equità e diritti dei popoli indigeni è una necessità. Infatti i paesi in via di sviluppo, i piccoli stati insulari in via di sviluppo, le comunità locali e i Popoli Indigeni sono i più colpiti dal declino della natura, dall'insicurezza idrica e alimentare, dai rischi per la salute e dai cambiamenti climatici. Risposte politiche implementate in modi più equi offrono benefici potenziali maggiori per affrontare queste sfide interconnesse. Efficacia ed equità spesso non si escludono a vicenda, ma si supportano reciprocamente. E vanno ben tenuti in considerazione diversi altri dati presenti nei documenti Ibpes, a cominciare dal fatto che il 41% delle persone vive in aree che hanno sperimentato un declino estremamente marcato della biodiversità, il 9% in aree che hanno affrontato carichi sanitari molto elevati e il 5% in zone con alti livelli di fame e malnutrizione. I Popoli Indigeni e le comunità locali hanno spesso conservato con successo la biodiversità e gestito in modo sostenibile altri elementi del nexus grazie al loro sapere e alle loro pratiche, sostenendo un ruolo maggiore per loro come titolari di diritti e partecipanti nei processi decisionali. La gestione efficace delle aree di conservazione dipende dal garantire la partecipazione diretta dei Popoli Indigeni e delle comunità locali, in processi che vanno dalla progettazione congiunta alla governance (ad esempio attraverso approcci basati sui diritti). In Brasile, per citare in conclusione un esempio virtuoso, la formalizzazione e l'applicazione dei diritti di proprietà dei Popoli Indigeni e delle comunità locali hanno ridotto la deforestazione e aumentato il ripristino forestale. 

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Redazione Greenreport

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