Cop29, l’Ue e 25 Paesi firmano un appello contro il carbone
Nell’ambito della Cop29 che è in corso a Baku, in Azerbaigian, l’Ue e 25 Paesi hanno approvato un documento in cui si annuncia la decisione di presentare piani climatici nazionali che non prevedano l’utilizzo di nuovo carbone nei loro sistemi energetici. Nel testo si invitano anche gli altri Stati a fare lo stesso, ponendo fine allo sviluppo di nuove centrali a carbone in vista della Cop30 che si terrà a novembre 2025 in Brasile. Il titolo è “Call to Action for No New Coal in national climate plans” e nell’apertura si legge: «La rapida riduzione delle emissioni da carbone è una delle priorità più urgenti per raggiungere 1,5°C. Notando con grande preoccupazione che si continua a costruire nuovo carbone, annunciamo la nostra intenzione di presentare di presentare piani climatici nazionali che non prevedano l’utilizzo di nuovo carbone nei nostri sistemi energetici e invitiamo gli altri a fare lo stesso. Esempi di questi piani sono i nostri prossimi contributi nazionali determinati (NDC) nell'ambito dell'Accordo di Parigi, le “informazioni per la chiarezza, la trasparenza e la comprensione” (ICTU) che accompagnano i nostri prossimi NDC, strategie a lungo termine, piani di attuazione o piani energetici». Nel documento si sottolinea anche che «la capacità di carbone è aumentata del 2% lo scorso anno», quando invece il gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici è stato chiaro sul fatto che in mancanza di un taglio alle emissioni di gas serra si rischia di sforare a breve l’obiettivo di 1,5°C e di toccare la soglia critica dei 2°C. «Questo appello all'azione dimostra il crescente impulso a mettere in atto politiche nazionali per rispondere e realizzare l’ambizione del primo bilancio globale dell'Accordo di Parigi».
L’elenco dei firmatari comprende l’Ue come soggetto comunitario e poi Angola, Austria, Australia, Belgio, Canada, Colombia, Cipro, Danimarca, Repubblica Ceca, Repubblica Dominicana, Etiopia, Francia, Germania, Italia, Malta, Marocco, Norvegia, Paesi Bassi, Slovacchia, Slovenia, Svezia, Uganda, Regno Unito, Uruguay, Vanuatu.
I firmatari sottolineano tra l’altro nel testo la necessità di tener conto non soltanto degli obiettivi climatici, ma anche quelli di tutela dell’occupazione e di tenuta sociale: «Riconosciamo inoltre l’importanza di transizioni giuste ed eque allineate all’1,5°C che aiutino a garantire che i lavoratori e le comunità non vengano lasciati indietro. I nostri piani nazionali per il clima saranno sostenuti da questo approccio per sostenere le comunità e i lavoratori vulnerabili durante la transizione verso l’energia pulita, anche attraverso un efficace dialogo sociale e il coinvolgimento delle parti interessate, riconoscendo l’importanza del “principio di sussidiarietà” dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro e riconoscendo l’importanza delle “Linee guida per una giusta transizione per tutti verso economie e società ambientalmente sostenibili”».