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L’insicurezza alimentare e la perdita di biodiversità sono i principali rischi legati al clima

Alla Cop29 la mappa dei Nationally determined contributions: opportunità, lacune, rischi e soluzioni climatiche agroalimentari
 |  Crisi climatica e adattamento

La Fao ha presentato alla Cop29 Unfccc in corso a Baku, in Azerbaigian, il rapporto “Agrifood Systems in Nationally Determined Contributions: Global Analysis” dal quale emerge che «Quasi tutti i Paesi identificano i sistemi agroalimentari come una priorità per l'adattamento al cambiamento climatico (94%) e la mitigazione (91%) nei loro Nationally Determined Contributions (NDC). qUESTO evidenzia l'enorme potenziale dei sistemi agroalimentari come soluzioni climatiche, soprattutto mentre i paesi si preparano a presentare il loro terzo round di NDC nel 2025».
Il rapporto FAO invia un messaggio urgente ai decisori politici: «se vogliamo affrontare la crisi climatica e rispettare l'Accordo di Parigi, le soluzioni agroalimentari devono essere in primo piano» E, A questo proposito, la Global Analysis fornisce dati preziosi per aiutare i paesi a migliorare questi piani, in particolare affrontando i gap nella mitigazione, nell'adattamento e nella finanza climatica all'interno dei sistemi agroalimentari. Il rapporto fornisce una panoramica dei principali rischi legati al clima e degli hotspot dei gas serra agricoli e sintetizza le principali strategie di adattamento e mitigazione.
Lo studio rivela che «L'insicurezza alimentare e la perdita di biodiversità sono i rischi correlati al clima più frequentemente segnalati, presenti nell'88% degli NDC. Questi rischi che minacciano di minare i progressi duramente guadagnati in termini di sviluppo sostenibile sono particolarmente gravi nell'Africa subsahariana, dove il cambiamento climatico sta aumentando la fame e la povertà».
Circa due terzi di tutti i Paesi segnalano nei loro NDC impatti e rischi legati al clima per i sistemi basati sulle colture, mentre circa la metà lo fa per i sistemi di allevamento, foreste e pesca e acquacoltura basati su oceani e coste. Il rapporto evidenzia che «I Paesi meno sviluppati (LDC) e i Paesi a basso reddito (LIC) segnalano rischi correlati al clima a un tasso più alto rispetto alla media globale, in particolare rischi per i sistemi agroalimentari e la sicurezza alimentare; mezzi di sussistenza, povertà e disuguaglianza».
La Fao avverte che «Le disuguaglianze all'interno dei sistemi agroalimentari rimangono una barriera significativa negli NDC. Affrontare povertà e disuguaglianze è sempre più riconosciuto come essenziale per l'adattamento e le transizioni eque, ma solo una frazione degli NDC si concentra sulle vulnerabilità, i rischi e le capacità specifiche di diversi segmenti della popolazione agroalimentare. Senza una maggiore attenzione a questi divari socioeconomici, i sistemi agroalimentari rischiano di lasciare i gruppi più emarginati ancora più esposti agli impatti del cambiamento climatico».
Ci sono significative lacune di mitigazione nei sistemi agroalimentari: «Mentre l'agricoltura e i sistemi alimentari sono una delle principali fonti di emissioni di gas serra, gli attuali NDC affrontano solo circa il 40% di queste emissioni – evidenzia il rapporto- Questo lascia il potenziale per raddoppiare l'ambizione nei futuri NDC e azioni. Le emissioni del bestiame sono particolarmente trascurate, con il 66% che non viene affrontato, e le emissioni pre e post produzione vanno ancora peggio, con un gap dell'82%. Senza colmare questi gap, raggiungere gli obiettivi di temperatura globale sarà quasi impossibile. Anche se le emissioni di combustibili fossili fossero eliminate, le emissioni agroalimentari non affrontate renderebbero quasi impossibile limitare il riscaldamento a 1,5° C, con persino 2° C una sfida scoraggiante».
Non va meglio per pianificazione e adattamento: «Mentre le misure di adattamento agroalimentare negli NDC sono relativamente complete, la loro efficacia è incerta a causa della mancanza di chiarezza in merito a fattibilità e robustezza. Senza una pianificazione e investimenti più coordinati ed efficaci, gli sforzi di adattamento faranno fatica a tenere il passo con i crescenti rischi climatici».
Lo studio mostra l’immenso costo finanziario dovuto a decenni di relativa inazione climatica nei sistemi agroalimentari: «L'agricoltura sopporta il peso dei disastri legati al clima , subendo centinaia di miliardi di dollari di perdite all'anno, equivalenti al 5% del PIL agricolo globale negli ultimi 30 anni. Tra il 2007 e il 2022, l'agricoltura ha rappresentato il 23% delle perdite totali legate ai disastri, con la siccità responsabile di oltre il 65%».
La portata del gap finanziario climatico evidenzia ulteriormente le sfide future. secondo uno studio citato dalla nuova Global Analysis: «Trasformare i sistemi agroalimentari per resistere alle pressioni climatiche richiederà 1,15 trilioni di dollari all'anno fino al 2030, ma i finanziamenti attuali ammontano in media a soli 28,5 miliardi di dollari all'anno. Per colmare questo gap sarebbe necessario un massiccio aumento di 40 volte degli investimenti nel sistema agroalimentare all'anno fino al 2030».
Ma la Fao dice che «Mentre i Paesi riconoscono la necessità di aumentare i finanziamenti per i sistemi agroalimentari, le attuali stime negli NDC coprono ancora solo un sesto dei finanziamenti richiesti, il che significa che un'opportunità critica per mobilitare risorse per i paesi in via di sviluppo e implementare piani di investimento attuabili potrebbe essere persa. La buona notizia è che con una scadenza all'inizio del 2025 per presentare gli NDC aggiornati, i Paesi hanno ancora una piccola finestra per aumentare le loro ambizioni in questo senso».
Il recente Global Stocktake ha chiarito che, nonostante gli attuali impegni NDC, il mondo è ben lontano dal raggiungere gli obiettivi climatici dell'Accordo di Parigi. La Fao ribadisce che «I sistemi agroalimentari sono vitali per la sicurezza alimentare, i mezzi di sussistenza e le economie, ma rimangono particolarmente vulnerabili al cambiamento climatico. Nonostante le sfide, i sistemi agroalimentari offrono un potenziale enorme. Questo si riflette negli attuali NDC di quasi ogni Paese. Quando sono concepite con attenzione, le azioni agroalimentari per il clima si propagano all'esterno, offrendo benefici collaterali attraverso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile: sollevare le persone dalla povertà (SDG 1), porre fine alla fame (SDG 2) e salvaguardare la biodiversità (SDG 15). Un terzo degli NDC collega già esplicitamente le soluzioni agroalimentari a obiettivi di sviluppo più ampi: allineando le priorità agroalimentari negli NDC con altri piani per il clima e la biodiversità, accordi ambientali multilaterali, percorsi di trasformazione dei sistemi alimentari e altri percorsi di sviluppo simili, ci sono opportunità uniche per un cambiamento trasformativo».
La Fao conclude: «Piani audaci, basati sui dati e finanziamenti adeguati sono essenziali per sbloccare il potenziale dei sistemi agroalimentari. Come delineato nello studio, i Paesi devono colmare li gap (in emissioni, equità e finanza) non solo per proteggere questi sistemi, ma anche per realizzare il loro potenziale come pietra angolare della resilienza climatica, della mitigazione e dello sviluppo sostenibile».

Redazione Greenreport

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