Alla Cop29 doppio premio Fossil of the Day all'Italia: come Paese e per il G7
I premi Fossil of the Day sono stati assegnati per la prima volta nel 1999 ai the climate talks di Bonn, su iniziativa del Forum Umwelt & Entwicklung tedesco, poi, durante le Conferenze della parti dell’United Nations Framework Convention on Climate Change (Cop Unfccc) le oltre 2000 organizzazioni della società civile di più di 130 Paesi che aderiscono al Climate Action Network (CAN) la più grande rete climatica al mondo. Hanno iniziato a votare per i Paesi che si ritiene abbiano fatto di tutto per bloccare i progressi nei negoziati. E questa volta il poco ambito titolo è toccato due volte all’Italia, sia come Paese singolo che come presidente di turno di un G7 sempre più climaticamente imbarazzante.
Can ha infatti annunciato alla Cop29 Unfccc in corso a Baku, in Azerbaigian, che «Il premio Fossil of the Day va a un Paese con un'eredità coloniale che sembra riluttante a lasciarsi alle spalle. Spinge l'espansione dei combustibili fossili oltre le sue coste e in Africa, attraverso la sua società controllata dallo stato, Eni».
L’Italia ha ricevuto il famigerato Fossil award «Per essere classificata come il secondo maggiore importatore di gas in Europa (2023) e per il suo rapporto speciale con l'ospite della COP29, l'Azerbaigian. I due Paesi commerciano combustibili fossili come carte Pokemon, con l'Azerbaijan che è il secondo maggiore fornitore di gas fossile dell'Italia. Quando i barili dell'Italia sono vuoti, il primo numero sulla sua rubrica rapida è l'Azerbaigjan, dato che acquista il 57% delle esportazioni totali di petrolio dell'Azerbaijan. Negli ultimi anni questa amicizia speciale è sbocciata, con le esportazioni di gas dell'Azerbaijan verso l'Italia aumentate da 11 milioni di metri cubi nel 2020 a 10 miliardi nel 2023, grazie al gasdotto Trans Adriatic. Si tratta di un aumento di quasi mille volte! Si vociferava addirittura che il Primo Ministro italiano Giorgia Meloni avesse partecipato alla firma di un accordo sul gas fossile tra Italgas e SOCAR (State Oil Company of Azerbaijan Republic) il secondo giorno della COP29. La loro amicizia speciale è condivisa dalle imprese italiane dei combustibili fossili con gli inviti al party della Cop29 azera consegnati all'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi».
Per Climate Action Network, «meloni sembra essere rimasta bloccata all'epoca romana, convinta che "attualmente non ci sia un'unica alternativa all'approvvigionamento di combustibili fossili". Non ha fatto i compiti, o almeno non ha seguito la COP28? I Paesi di tutto il mondo stanno già passando alle energie rinnovabili. L'Italia deve stare al passo con i tempi o rischia di essere lasciata indietro nell'era del petrolio».
Ma il primo premio Fossil of the Day della COP29 era stato assegnato collettivamente ai Paesi del G7 - Stati Uniti, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone e Regno Unito - del quale l’Italia di Giorgia Meloni è presidente di turno. Il G7 ha ricevuto il premio «Per aver trascorso gli ultimi 20 anni a schivare, aggirare e scappare dalla propria responsabilità per pagare il crescente debito finanziario climatico. I Paesi del G7 pensano di potersi nascondere l'uno dietro l'altro, ma la società civile vede attraverso la loro strategia. Sono venuti alla COP29 senza presentare alcuna cifra proposta per il Climate Finance Goal (NCQG). Sebbene in queste sale questi Paesi possano non essere un blocco di voto, sono stati sicuramente in grado di bloccare i progressi qui. Questo club esclusivo, i cui membri sono tra i primi 10 emettitori storici, vuole che tutti gli altri abbiano la stessa responsabilità per risolvere la crisi climatica a cui hanno contribuito in modo significativo: dov'è la responsabilità delle loro azioni?»
CAN ha denunciato che «Proprio l'altro giorno, gli Stati Uniti stavano promuovendo un "approccio a cipolla" alla finanza, infiltrando profitti per i propri amici attraverso la finanza privata, all'interno di "più livelli di investimenti", quando la finanza pubblica è ciò che è necessario (e disponibile) per raggiungere l'obiettivo della finanza climatica. Anche con i crescenti impatti del cambiamento climatico che arrivano sulle loro coste, i paesi del G7 non sembrano rendersi conto di ciò di cui hanno bisogno. A metà del decennio critico di azione per il clima (2020-30), il G7 è ancora in difficoltà nel realizzare i progressi tanto necessari per raggiungere l'obiettivo di 1,5º C e impedirci di unirci ai dinosauri e di estinguerci. Nel frattempo, per essere in linea con l'obiettivo di Parigi di 1,5º C, il Giappone deve ridurre le proprie emissioni dell'81% entro il 2035 rispetto ai livelli del 2013». E stiamo parlando di un Paese nucleare – e che ha subito una tragedia nucleare come quella di Fukushima Daiichi – cioè che ha quell’energia che secondo quanto ha detto Giorgia Meloni a Baku, sarà la panacea per risolvere - in un futuro indefinito – la crisi climatica che colpisce l’Italia dai Ghiacciai alpini all’Emilia-Romagna a fino a Catania.
E l’Italia fa parte anche di un altro esclusivo club – il G20 – il cui vertice inizia oggi a Rio de Janeiro e al quale il segretario esecutivo dell’Unfccc, Simon Stiell, ieri ha inviato un accorato messaggio: «Mentre i leader del G20 si dirigono a Rio de Janeiro, il mondo osserva e si aspetta forti segnali che l'azione per il clima sia un'attività fondamentale per le maggiori economie mondiali. Il G20 è stato creato per affrontare problemi che nessun Paese, o gruppo di paesi, può affrontare da solo. Su questa base, la crisi climatica globale dovrebbe essere l'ordine del giorno numero uno, a Rio. Gli impatti climatici stanno già facendo a pezzi ogni economia del G20, distruggendo vite, colpendo duramente le catene di approvvigionamento e i prezzi dei prodotti alimentari e alimentando l'inflazione. Un'azione climatica più audace è un'autoconservazione di base per ogni economia del G20. Senza rapidi tagli alle emissioni, nessuna economia del G20 sarà risparmiata dalla carneficina economica causata dal clima».
Ma mentre un Paese del G20 – l’argentina - abbandona l’Unfccc in attesa che lo facciano anche gli Usa di Donald Trump e mentre Guorgia Meloni e altri leader della destra occidentale sembrano sempre più vicini alle posizioni procrastinatrici di Vladimir Putin e dei petrostati Arabi, Stielle ricorda che «C'è anche una buona notizia, che inizia con il numero 2 trilioni: è la quantità di dollari che fluirà verso l'energia pulita e le infrastrutture solo quest'anno. Il doppio di quanto è andato ai combustibili fossili. Alcuni paesi del G20 stanno già prendendo una grossa fetta di questo boom dell'energia pulita in rapida crescita. Incrementare la finanza climatica globale significa garantire che tutti i Paesi possano condividere i grandi benefici di un'azione climatica più audace: crescita più forte, più posti di lavoro, meno inquinamento ed energia più sicura e conveniente. E garantire che tutti i Paesi possano costruire resilienza nelle loro parti delle catene di fornitura globali. Intensificare la finanza climatica a livello globale richiede azioni sia all'interno del nostro processo COP che al di fuori di esso».
Nonostante il pessimismo per i risultati del summit climatico azero che si taglia col coltello, Stiell nella sua lettera al G20 scrive che «Qui a Baku i negoziatori stanno lavorando 24 ore su 24 su un nuovo obiettivo di finanza climatica. C'è ancora molta strada da fare, ma tutti sono molto consapevoli della posta in gioco, a metà strada della COP. I progressi della finanza climatica al di fuori del nostro processo sono ugualmente cruciali e il ruolo del G20 è fondamentale. Il vertice del G20 deve inviare segnali globali chiari e cristallini:
Che saranno disponibili più sovvenzioni e finanziamenti agevolati. Che un'ulteriore riforma delle banche multilaterali di sviluppo è una priorità assoluta e che i governi del G20, in quanto loro azionisti e responsabili, continueranno a spingere per altre riforme. Che l'alleggerimento del debito sia una parte cruciale della soluzione, in modo che i Paesi vulnerabili non siano ostacolati dai costi del servizio del debito che rendono praticamente impossibili azioni più audaci per il clima: il forum del G20 dovrebbe fare progressi in questo senso. Infine, in tempi turbolenti e in un mondo in frantumi, i leader del G20 devono segnalare forte e chiaro che la cooperazione internazionale è ancora la migliore e unica possibilità che l'umanità ha di sopravvivere al riscaldamento globale. Non c'è altro modo».
Chissà se Giorgia Meloni leggerà questa lettera di buon senso planetario che è il contrario del suo strano sovranismo dipendente dai Paesi fossili e autoritari come l’Azerbaigian che gli ha meritato il premio Fossil of the Day?