L’Argentina si ritira dalla Cop29, con la benedizione di Trump e Musk
Il presidente di destra e anarco-capitalista e anti-ambientalista dell’Argentina Javier Milei si è portato avanti con il lavoro e ha preparato la strada al suo amico Donald Trump: i negoziatori argentini sono stati bruscamente ritirati dalla COP29 Unfccc in corso a Baku.
L’annuncio è stato dato proprio mentre Milei era a Palm Beach per un incontro con Trump ed Elon Musk – che ormai si comporta da capo di governo – che tra pacche sulle spalle e sorrisi hanno elogiato le politiche ultraliberiste e negazioniste di Milei.
L'Argentina è un Paese del G20 ma è anche in prima fila negli impatti del cambiamento climatico e ha appena subito una nuova devastante siccità ed estesi fallimenti dei raccolti agricoli, come ha fatto notare Carla Chavarria, una specialista nella gestione dei cambiamenti climatici, «L'Argentina ritira la sua delegazione dalla COP29 di Baku, perdendo la sua voce nei negoziati sui finanziamenti per il clima. In un momento chiave per garantire risorse contro la crisi climatica, il Paese viene escluso, indebolendo il suo futuro e la sua capacità di adattamento».
La destra argentina – come quella mondiale in genere – utilizza quindi verso i colloqui climatici internazionali quell’approccio ciecamente ideologico che Giorgia Meloni ha invece attribuito – anche a Baku – all’ambientalismo.
E il ritiro dell'Argentina dalla COP29 segnala proprio l’inizio di un’offensiva neoliberista e pro-fossili – fatta di opposizione palese come quella di Milei e Trump e di procrastinazione come quella della Meloni e dei petrostati - per creare una divisione internazionale sull'azione climatica
Per Greenpeace Argentina «Il ritiro dell'Argentina dal vertice COP29 sui cambiamenti climatici è un brutto segno per il Paese e per le generazioni future. Esiste un consenso scientifico sulla gravità della crisi climatica e della biodiversità, sulla necessità di attuare azioni concrete a livello nazionale e internazionale e sull'importanza del coordinamento negli spazi multilaterali».
L’organizzazione ambientalista ricorda che «Durante queste settimane, più di 190 paesi di tutto il mondo si incontrano a Baku, insieme a ampi settori della società, per discutere l'attuazione di misure così importanti come il finanziamento. Questo vertice, chiamato "La COP della finanza", discuterà della mobilitazione di trilioni di dollari in finanziamenti per il clima, proprio ai Paesi in via di sviluppo. La partecipazione di tutti i Paesi, ma in particolare dei Paesi del Sud, è essenziale per garantire che questi flussi finanziari arrivino in modo adeguato e possano essere utilizzati per migliorare la qualità della vita delle persone. Ritirarsi dal processo decisionale su un tema così delicato e critico come il finanziamento è un'occasione persa per chi può beneficiare degli accordi presi a Baku. Greenpeace sta partecipando ai negoziati e continueremo a lavorare affinché le nazioni rafforzino i loro impegni sul clima, aumentino l'ambizione e riducano le emissioni in linea con il limite di 1,5°C dell'Accordo di Parigi. Spingeremo per l'accordo di un nuovo obiettivo di finanziamento che consenta un accesso equo e sufficiente ai fondi per i paesi della nostra regione, per la mitigazione, l'adattamento e le perdite e i danni causati dalla crisi climatica i cui impatti sperimentiamo quotidianamente».