Ncqg, G77 e Cina cancellano mesi di trattative e il negoziato riparte da zero
La discussione si è aperta, è stata subito chiusa, e ora si dovrà ricominciare ad affrontare la questione da zero. Il tema è il Nuovo obiettivo di finanza climatica post-2025 (Ncqg). I colloqui formali sono stati avviati alla Cop29 in corso a Baku, in Azerbaigian, sulla base di un documento concordato dopo mesi di negoziati preliminari. Ma non c’è stato niente da fare: ieri il gruppo dei Paesi in via di sviluppo – con al centro il gruppo intergovernativo delle Nazioni unite G77 e Cina – ha richiesto di accantonare il testo e riprendere la discussione dall’inizio, dichiarando che il documento messo a punto nel corso degli incontri preliminari non era accettabile come punto su cui impostare i negoziati.
E così, dopo mesi di isolati tentativi da parte di alcuni paesi in via di sviluppo di cambiare il testo discusso, oggi G77 e Cina hanno richiesto insieme e formalmente la ridiscussione dell’impostazione complessiva.
Tra le richieste messe sul tavolo dai vari gruppi ci sono questioni sostanziali. La prima: un obiettivo finanziario di 1.300 miliardi di dollari all’anno, contro i 1000 preliminarmente discussi. La seconda: un’allocazione esplicita ai diversi beneficiari. In pratica, i Paesi meno sviluppati hanno richiesto che una base di 220 miliardi l’anno sia allocata solo per loro; l’Allenza dei piccoli stati insulari (Aosis) ne ha richiesti 39, mentre l’Alleanza indipendente dell’America latina e dei Caraibi (Ailac) ha suggerito una base di allocazione regionale. Come terza richiesta avanzata c’è una suddivisione in sotto-obiettivi per mitigazione, adattamento e compensazione per perdite e danni (contro la posizione degli Stati Uniti, che si oppongono all’inclusione e più in generale, da sempre, all’affermazione del concetto di perdite e danni), nonché delle valutazioni chiare sui possibili finanziamenti dai Paesi sviluppati e sul capitale privato che potrebbero mobilitare. La quarta richiesta messa sul tavolo: non ampliare esplicitamente la base dei contribuenti per includere economie più ricche; contro i tentativi diplomatici dei paesi industrializzati, in primis l’Ue, di separare paesi in via di sviluppo (che saranno beneficiari del fondo) da economie emergenti ormai affermate (come l’Arabia Saudita e la Cina, che non vogliono entrare ufficialmente nella lista dei paesi donatori), il G77 e la Cina hanno negoziato insieme su questo punto. Al contrario, i Paesi industrializzati hanno dichiarato che non prenderanno in considerazione testi negoziali che non includano questa opzione, rifiutando di mobilitare più di 100 miliardi di dollari all’anno se non verrà ampliata la base dei donatori. È atteso un nuovo testo dei co-chairs nella giornata di oggi.
Sull’Ncqg restano inoltre ancora aperte le discussioni sul tipo di strumenti necessari (in che percentuale sovvenzioni e prestiti, con quali tassi di interesse) e sull’orizzonte temporale (con un obiettivo da raggiungere entro il 2030, oppure un obiettivo di lungo termine, o anche un obiettivo dinamico che cresca negli anni). Si sta affermando invece l’idea che questo nuovo obiettivo di finanza climatica sarà formato da più strati, secondo un modello per così dire ‘a cipolla’: un cuore, nell’ordine delle centinaia di miliardi, fornito dai governi donatori, in gran parte attraverso le banche multilaterali di sviluppo (Mbd), e uno strato esterno, che permetta alla cifra totale (il cosiddetto quantum) di raggiungere l’ordine dei trilioni (migliaia di miliardi), mobilitato dal settore privato.
Nel frattempo, ieri la Banca mondiale insieme proprio a 9 banche multilaterali di sviluppo (Mdb) ha annunciato un sostegno finanziario significativo per l’azione climatica, con l’obiettivo di raggiungere 50 miliardi all’anno entro il 2030 (di cui 7 per l’adattamento) nei Paesi ad alto reddito e 120 miliardi di dollari all’anno entro il 2030 (di cui 42 per l’adattamento) nei Paesi a basso e medio reddito, a cui si aggiungeranno oltre 65 miliardi dal settore privato, superando così i quasi 75 miliardi totali mobilitati collettivamente nel 2023 per i paesi a basso e medio reddito. Il gruppo di esperti di alto livello (Hleg), però, sostiene che le banche multilaterali di sviluppo dovrebbero triplicare i propri finanziamenti entro il 2030, e che potrebbero raggiungere i 480 miliardi di dollari senza influenzare i propri rating.