«E ora chi paga?», l’installazione di Greenpeace per raccontare il prezzo della crisi climatica
«E ora chi paga?». È questo il titolo un’installazione ideata e curata dall’artista Alessandro Calizza per Greenpeace. L’opera è stata creata con gli oggetti recuperati dopo le terribili alluvioni che si sono abbattute su Traversara (Ravenna), nel settembre 2024, e sullo Stato brasiliano del Rio Grande do Sul, ad aprile e a maggio 2024. Si tratta di oggetti di uso quotidiano, presenti in molte delle nostre case – spiega l’associazione ambientalista – ma usati per ricreare uno showroom che svela il vero costo della crisi climatica: gli impatti sull’ambiente e sulla salute, i danni economici, e soprattutto le vite delle persone direttamente colpite, che con le loro testimonianze all’interno dell’installazione ci raccontano la loro drammatica storia. In entrambi gli eventi estremi che hanno colpito l’Emilia-Romagna, volontarie e volontari di Greenpeace sono intervenuti a sostegnodelle persone colpite dalle alluvioni. E adesso, l’installazione “E ora chi paga?” che comparirà venerdì e sabato a Piazza Vittorio Emanuele II, a Roma, «vuole attivare un cortocircuito che porti le persone a riflettere con rinnovata attenzione su temi che troppo spesso passano in secondo piano sia sui grandi media che nel nostro quotidiano» spiega Alessandro Calizza, artista e autore dell’installazione. «Allestiti in un tragico showroom, gli oggetti recuperati si animano, parlano, raccontano la loro storia e il destino delle vite che simboleggiano. A grandi lettere puntano il dito contro governi e multinazionali, gli impuniti responsabili di tutto ciò, e ci ricordano che i disastri climatici hanno un costo, ma che siamo noi a pagarlo».
«Siamo noi a pagare il prezzo della crisi climatica, talvolta con la vita o con la perdita di persone care, di ricordi, di patrimoni culturali, di legami con la nostra casa e con le radici che ci connettono alle nostre comunità», aggiunge Federico Spadini, campaigner Clima di Greenpeace Italia. «A pagarne il prezzo dovrebbero invece essere i veri responsabili: i governi, come quello italiano, che fanno di tutto per rimandare la transizione ecologica di cui abbiamo urgente bisogno, e le grandi aziende del petrolio e del gas, come Eni, che continuano ad alimentare il disastro climatico con le loro emissioni fuori controllo».