Adaptation Gap Report 2024: adattarsi o perire
Con il nuovo ”Adaptation Gap Report 2024: Come hell and high water” l’United Nations environment programme (Unep) lancia un pressante allarme: «Mentre gli impatti climatici si intensificano e colpiscono più duramente i più vulnerabili del mondo, le nazioni devono aumentare drasticamente gli sforzi di adattamento al clima, a partire dall'impegno ad agire sui finanziamenti alla COP29.
A pochi giorni dall’inizio della 29esima conferenza delle parti dell’United Nations Framework Convention on Climate Change (COP29 Unfccc) che inizia l’11 novembre a Baku, in Azerbaigian, il rapporto ricorda che «L'aumento della temperatura media globale si sta avvicinando a 1,5° C rispetto ai livelli preindustriali» (in realtà gli ultimi dati dicono che li abbiamo già raggiunti almeno per quest’anno) e che, senza tagli immediati e significativi alle emissioni di gas serra, il mondo è incamminato verso «Un aumento catastrofico di 2,6 - 3,1° C in questo secolo. Vi è quindi un'urgente necessità di aumentare significativamente l'adattamento in questo decennio per affrontare gli impatti crescenti. Ma questo è ostacolato dall'enorme gap esistente tra le esigenze di finanziamento dell'adattamento e gli attuali flussi di finanziamento pubblico internazionale per l'adattamento».
Mentre alla testa del più potente Paese del mondo si appresta a tornare un negazionista climatico, un fan delle multinazionali petrolifere e un nemico dell’Accordo di Parigi come Donald Trump, presentando il Gap Report, il segretario generale dell’Onu António Guterres ha detto che «L’Adaptation Gap Report è chiaro: la calamità climatica è la nuova realtà. E non stiamo al passo. La Terra è in fiamme. E l'umanità è esposta. Quest'anno abbiamo vissuto la giornata più calda e il mare più caldo nella storia. 15 degli ultimi 16 mesi hanno battuto i record di temperatura. E oggi la World Meteorological Organization e i suoi partner ci dicono che il 2024 è sulla buona strada per essere l'anno più caldo mai registrato, a quasi due mesi dalla fine. L'umanità sta incendiando il pianeta e ne sta pagando il prezzo. Diamo un'occhiata agli ultimi sei mesi. Maggio: inondazioni travolgono l'Africa orientale e il Brasile. L'ondata di caldo attanaglia l'Asia. Giugno: caldo torrido in Messico, Medio Oriente e Stati Uniti. Luglio: il primo uragano di categoria 5 mai visto nei Caraibi. Agosto: città greche circondate dalle fiamme. Settembre: l'uragano Yagi colpisce il sud-est asiatico. Incendi boschivi record segnalati in Sud America. Il peggior uragano degli Stati Uniti da Katrina. E ottobre: le inondazioni infiammano la crisi nel Sahel. E provocano il caos in Spagna, dove si dice che in sole 8 sia caduta la pioggia di un anno. Dietro ognuno di questi titoli si celano tragedie umane, distruzione economica ed ecologica e fallimento politico. La catastrofe climatica sta mettendo a dura prova la salute, aumentando le disuguaglianze, compromettendo lo sviluppo sostenibile e scuotendo le fondamenta della pace. I più colpiti sono i più vulnerabili E i contribuenti pagano il conto. Mentre i fornitori di tutta questa distruzione, in particolare l'industria dei combustibili fossili, raccolgono profitti e sussidi enormi. Nel frattempo, il gap tra i fondi necessari per l'adattamento e quelli disponibili per i Paesi in via di sviluppo è destinato a raggiungere i 359 miliardi di dollari all'anno entro il 2030».
L’Unep fa notare che «I flussi finanziari pubblici internazionali per l'adattamento verso i Paesi in via di sviluppo sono aumentati da 22 miliardi di dollari nel 2021 a 28 miliardi di dollari nel 2022: il più grande aumento assoluto e relativo anno su anno dall'Accordo di Parigi. Questo riflette i progressi verso il Glasgow Climate Pact, che ha esortato le nazioni sviluppate ad almeno raddoppiare i finanziamenti per l'adattamento verso i Paesi in via di sviluppo da circa 19 miliardi di dollari nel 2019 entro il 2025. Tuttavia, anche il raggiungimento dell'obiettivo del Glasgow Climate Pact ridurrebbe solo di circa il 5% il gap finanziario per l'adattamento, stimato in 187-359 miliardi di dollari all'anno».
La direttrice esecutiva dell’Unep, Inger Andersen, ha aggiunto: «Il cambiamento climatico sta già devastando le comunità in tutto il mondo, in particolare le più povere e vulnerabili. Le tempeste violente stanno spianando le case, gli incendi stanno spazzando via le foreste e il degrado del territorio e la siccità stanno degradando i territori. Le persone, i loro mezzi di sostentamento e la natura da cui dipendono sono in serio pericolo a causa delle conseguenze del cambiamento climatico. Senza azioni, questa è un'anteprima di ciò che ci riserva il futuro e del perché non ci sono scuse per cui il mondo non debba prendere sul serio l'adattamento, ora».
Mentre i Paesi in via di sviluppo subiscono perdite e danni crescenti, stanno già lottando con il crescente debito estero e, dice il rapporto, «Un adattamento efficace e adeguato, che incorpori equità e correttezza, è quindi più urgente che mai». Per questo chiede ai governi di tutto il mondo di aumentare i loro impegni «Adottando un nuovo forte obiettivo collettivo quantificato sui finanziamenti per il clima alla COP29 e includendo componenti di adattamento più forti nel loro prossimo round di impegni climatici, o nationally determined contributions, in scadenza all'inizio dell'anno prossimo prima della COP30 a Belém, in Brasile».
Attualmente, 171 Paesi hanno almeno uno strumento nazionale di pianificazione dell'adattamento, ovvero una politica, una strategia o un piano. Dei 26 Paesi senza uno strumento nazionale di pianificazione, 10 non mostrano alcuna intenzione di svilupparne uno; 7 di questi Paesi sono stati colpiti da conflitti o sono fragili e richiederanno un significativo supporto ad hoc se deve essere raggiunto l'obiettivo dell’UAE Framework for Global Climate Resilience sulla pianificazione entro il 2030. Inoltre, la potenziale efficacia dei piani nazionali di adattamento (NAP) dei paesi in via di sviluppo non è omogenea, indicando la necessità di un supporto dedicato per garantire che la pianificazione dell'adattamento porti ad azioni significative in questi contesti.
Il rapporto spiega che «Le azioni di adattamento sono in generale in crescita, ma non commisurate alla sfida. Inoltre, le valutazioni dei progetti implementati con il supporto delle entità finanziarie nell'ambito della Convenzione quadro dell’UN Framework Convention on Climate Change (Unfccc) mostrano che circa la metà non sono soddisfacenti o difficilmente sostenibili senza fondi di progetto a lungo termine. I Paesi segnalano progressi nell'implementazione dei loro NAP, ma si scopre che la scala e la velocità con cui avviene l'adattamento sono inadeguate alla luce dei crescenti rischi climatici. Nel complesso, saranno necessari maggiori sforzi per soddisfare l'obiettivo di implementazione dell'UAE Framework for Global Climate Resilience».
Data la portata e l’urgenza della sfida, l’inep fa notare che «Colmare il gap finanziario per l'adattamento richiederà anche approcci innovativi per mobilitare risorse finanziarie aggiuntive. Fattori abilitanti più forti, nuovi approcci e strumenti finanziari sono essenziali per sbloccare i finanziamenti per l'adattamento, sia per il settore pubblico che per quello privato. I fattori abilitanti per il settore pubblico includono la creazione di fondi e strutture di finanziamento, la pianificazione fiscale climatica e il tagging del bilancio climatico, l'integrazione nella pianificazione dello sviluppo nazionale e nei quadri di spesa a medio termine e la pianificazione degli investimenti per l'adattamento. Questi potrebbero essere supportati dalle riforme proposte per le istituzioni finanziarie internazionali e le banche multilaterali di sviluppo. I fattori abilitanti del settore privato includono nuovi approcci e strumenti che cercano di ridurre il rischio della finanza del settore privato utilizzando la finanza pubblica. Questi possono essere supportati da acceleratori e piattaforme di adattamento. Il finanziamento dell'adattamento deve anche passare da azioni reattive, incrementali e basate su progetti ad un adattamento più anticipatorio, strategico e trasformativo, altrimenti non fornirà la scala o i tipi di adattamento necessari. Tuttavia, questo richiede azioni in aree che sono più difficili da finanziare: per sostenerlo, c'è bisogno di usare la finanza pubblica internazionale disponibile in modo molto più strategico. Inoltre, la questione di chi paga per l'adattamento non viene affrontata in modo adeguato. In molti accordi di finanziamento, i costi finali dell'adattamento sono sostenuti dai Paesi in via di sviluppo; questo può aiutare a colmare il gap finanziario, ma non è in linea con il principio di responsabilità comuni ma differenziate e rispettive capacità, o con il principio chi inquina paga».
E, oltre al finanziamento, è necessario rafforzare lo sviluppo delle capacità e il trasferimento tecnologico per migliorare l’efficacia delle azioni di adattamento, in linea con l’attenzione rivolta ai mezzi di attuazione alla COP29. Il Gap Report sottolinea che «I riferimenti alle esigenze di capacità e tecnologia sono quasi onnipresenti nei documenti Unfccc, con un focus su acqua, cibo e agricoltura. Tuttavia, gli sforzi per soddisfare queste esigenze sono spesso non coordinati, costosi e di breve termine. Vi sono anche prove limitate che questi sforzi stiano andando a beneficio dei gruppi emarginati e sottorappresentati. Diversi fattori riducono l'efficacia del trasferimento tecnologico. Tra i più diffusi vi sono vincoli economici e finanziari, come elevati costi di investimento iniziali, difficoltà nell'ottenere prestiti e quadri normativi e legali che richiedono politiche nazionali più favorevoli».
Il rapporto fornisce raccomandazioni in questo senso: «Gli interventi dovrebbero mobilitare le capacità esistenti, dare un'enfasi equilibrata alle tecnologie e alle condizioni abilitanti e porre al centro considerazioni di uguaglianza di genere e inclusione sociale. E’ necessaria una base di dati più solida, che comprenda dati derivanti dal monitoraggio e dalla valutazione delle esigenze in termini di capacità e tecnologia, degli approcci al lavoro e dei relativi costi effettivi. I piani di sviluppo delle capacità e di trasferimento tecnologico dovrebbero sostenere l'adattamento in tutti i settori, su tutto i livelli e in tutte le priorità di sviluppo. Le strategie di adattamento dovrebbero essere sviluppate sulla base di una comprensione olistica delle esigenze piuttosto che sulla base della prospettiva di promuovere una particolare tecnologia, inserendole in strategie di sviluppo più ampie».
Guterres ha concluso: «Abbiamo bisogno di azioni urgenti in quattro aree. Primo, i nuovi piani nazionali d’azione per il clima, o NDC, devono definire in modo chiaro le esigenze di pianificazione, finanziamento e attuazione dell’adattamento, basandosi su dati di alta qualità. Secondo, entro il 2027 ogni persona sulla Terra dovrà essere protetta da un efficace sistema di allerta precoce, in linea con l’Early Warnings for All Initiative ell’Onu. Terzo, un massiccio aumento dei finanziamenti per l'adattamento da fonti pubbliche e private. Ogni paese deve avere i mezzi per proteggersi dagli estremi climatici. E cogliere i benefici dell'adattamento per guidare il progresso attraverso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Abbiamo bisogno che i paesi sviluppati raddoppino i finanziamenti per l’adattamento, portandoli ad almeno 40 miliardi di dollari all’anno entro il 2025: un passo importante per colmare il divario finanziario. Dobbiamo definire un nuovo obiettivo finanziario per il clima alla COP29. E dare seguito al Patto per il futuro, promuovendo azioni sul debito e incrementando sostanzialmente la capacità di prestito delle banche multilaterali di sviluppo, nonché il loro potenziale di far leva su una finanza privata molto più ampia. Il rapporto stima che i Paesi in via di sviluppo, al di fuori della Cina, spendono più soldi per il pagamento degli interessi sul debito di quanto non servano per l'adattamento. Quarto, dobbiamo colpire il cuore della crisi: i gas serra. Il G20 deve guidare gli sforzi globali per ridurre le emissioni del 9% all'anno entro il 2030, eliminare gradualmente i combustibili fossili in modo rapido ed equo e accelerare la rivoluzione delle energie rinnovabili, in modo da limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5 gradi Celsius. La crisi climatica è qui. Non possiamo rimandare la protezione. Dobbiamo adattarci, ora».