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Prima di Valencia: il riscaldamento causato dall'uomo ha intensificato i 10 disastri climatici più mortali dal 2004

Un decennio di ricerche dimostra che la combustione di combustibili fossili provoca il cambiamento climatico e il cambiamento climatico provoca morte e distruzione
 |  Crisi climatica e adattamento

Nell'estate del 2003, una devastante ondata di caldo ha ucciso più di 70.000 persone in tutta Europa, per molti, questa fu la prima prova innegabile che il cambiamento climatico non era una minaccia astratta e lontana del futuro, ma una realtà che reclamava la vita delle persone qui e ora, anche nella ricca Europa, non solo nei Paesi in via di sviluppo. Lo studio “Human contribution to the European heatwave of 2003”, pubblicato su Nature nel dicembre 2004 da un team di ricercatori guidato da Peter Stott del Met Offoce britannico dimostrò che quell'ondata di caldo era stata resa più calda e più probabile dal cambiamento climatico indotto dall'uomo, causato principalmente dalla combustione di carbone, petrolio e gas. Quella fu la prima volta che gli scienziati identificarono chiaramente le impronte digitali del cambiamento climatico in uno specifico evento meteorologico e ha segnato l'inizio di un nuovo campo di ricerca oggi noto come "scienza dell'attribuzione".
Negli anni successivi, eventi meteorologici estremamente mortali hanno continuato a verificarsi in tutto il mondo. Uno di questi eventi, il ciclone tropicale Nargis, Nel 2008 causò più di 100.000 vittime in Myanmar, distruggendo intere comunità. Il nuovo studio ha scoperto che il riscaldamento globale ha intensificato la velocità del vento della tempesta del 18% e che le calde temperature dell'oceano che hanno aumentato le precipitazioni di Nargis sono state rese più probabili del 47% dal riscaldamento globale.
La domanda se il cambiamento climatico abbia avuto un ruolo in questi eventi è sempre stata sullo sfondo ma, nonostante ora si disponga di una metodologia per poter rispondere a questa domanda, sono stati pubblicati pochissimi studi di attribuzione, che spesso sono usciti mesi o anni dopo l'evento. Questo significa che l'attenzione dell’opinione pubblica e dei media era calata e che quindi si era persa l'opportunità di collegare l'esperienza delle persone con le condizioni meteorologiche estreme e gli impatti dei cambiamenti climatici indotti dall'uomo.
Per cambiare questa situazione e per fornire prove scientifiche di come e in che misura il cambiamento climatico abbia avuto un ruolo nel periodo immediatamente successivo al disastro, nel 2014 un gruppo di scienziati ha fondato la World Weather Attribution (WWA) e da allora hanno riportato un numero crescente di eventi meteorologici estremi, evidenziando dove il cambiamento climatico ha svolto un ruolo chiave e dove altre cause sono state i principali fattori che li hanno causati.
Nel corso di questi dieci anni, World Weather Attribution ha sviluppato protocolli che consentono la valutazione rapida di diversi tipi di eventi meteorologici estremi in tutto il mondo. Il team monitora gli eventi estremi a livello globale e utilizza una serie di criteri fissi per decidere quali studiare. Per ogni studio, gli scienziati della WWA collaborano con esperti locali e/o agenzie meteorologiche nazionali e spiegano: «Utilizziamo quindi osservazioni meteorologiche, modelli climatici e letteratura specialistica per analizzare in che modo il cambiamento climatico ha influenzato l'evento e quali elementi sul campo hanno trasformato un evento meteorologico in un disastro umanitario. Non appena i risultati sono pronti, li rendiamo disponibili al pubblico con la speranza che possano aiutare a informare le discussioni sulle cause dell'evento, sui suoi impatti e su ciò che deve essere fatto per ridurre i danni e proteggere la popolazione da eventi futuri».
Ora la WWA ha pubblicato un nuovo rapporto che ripercorre i 10 eventi più letali dalla devastante ondata di caldo del 2003, puntando a «Mettere in evidenza ciò che abbiamo imparato nei nostri dieci anni di attività, sia sul ruolo del cambiamento climatico nell'alimentare condizioni meteorologiche estreme sia sui fattori di vulnerabilità ed esposizione che trasformano questi pericoli in disastri».
Gli eventi, precedenti il disastro climatico ancora in atto nel sud della Spagna, comprendono 3 cicloni tropicali nell'Indo-Pacifico (Sidr, Nargis e Haiyan), 4 ondate di calore in Europa, 2 eventi di forti piogge (uno in India, uno nel Mediterraneo) e una siccità nel Corno d'Africa e l'evento climatico più mortale registrato ufficialmente a livello mondiale è stata proprio la siccità del 2011 in Somalia, che ha ucciso almeno 258.000 persone. Il rapporto ha scoperto che il riscaldamento causato dall'uomo ha intensificato la siccità, con precipitazioni alterate e temperature più elevate che hanno fatto evaporare più umidità dal suolo» e ricorda che «Insieme, questi eventi hanno causato più di 570.000 morti. E in tutti loro troviamo le impronte digitali del cambiamento climatico. Il tempo è complesso e le società di tutto il mondo sono molto diverse. Con ogni studio impariamo qualcosa di nuovo che può essere utilizzato per aiutarci a prepararci meglio per il futuro. Troviamo anche molti punti in comune, cose che sono vere per molti o tutti gli eventi meteorologici in determinate regioni o addirittura in tutto il mondo. Dopo dieci anni di studi rapidi, spesso possiamo stabilire il collegamento tra il cambiamento climatico e un evento meteorologico estremo senza dover eseguire un'analisi dettagliata. Sappiamo che non esiste un disastro naturale. E’ la vulnerabilità e l'esposizione della popolazione che trasforma i rischi meteorologici in disastri umanitari. Sempre più spesso, però, sono sempre meno i pericoli meteorologici che possono essere descritti come puramente "naturali". Il nostro lavoro, insieme alla più ampia letteratura scientifica, mostra ora che con ogni tonnellata di carbone, petrolio e gas bruciati, tutte le ondate di calore diventano più calde e la stragrande maggioranza degli eventi di forti precipitazioni, siccità e cicloni tropicali diventano più intensi».
Ecco quali sono i punti essenziali del rapporto secondo i ricercatori WWA:
Scienza dell'attribuzione. I progressi nei metodi di attribuzione significano che ora possiamo isolare l'influenza del cambiamento climatico in una complessa gamma di eventi meteorologici estremi, come i cicloni tropicali e la siccità inclusi in questa analisi. Gli studi di attribuzione continuano a dimostrare che l'incapacità del mondo di abbandonare i combustibili fossili sta portando a cambiamenti drammatici delle condizioni meteorologiche estreme, contribuendo a centinaia di migliaia di morti e colpendo miliardi di persone ogni anno. Attingendo agli studi di attribuzione esistenti e intraprendendo diverse nuove analisi, scopriamo che il cambiamento climatico ha intensificato i dieci eventi meteorologici estremi più letali dal 2004, come identificato da EM-DAT, contribuendo alla morte di almeno 570.000 persone. Il risultato sottolinea sia quanto siano già diventati pericolosi gli eventi meteorologici estremi con 1,3° C di riscaldamento globale, sia l'urgenza di ridurre le emissioni. Con un riscaldamento che si aggira intorno ai 3° C entro la fine di questo secolo, date le politiche attualmente attuate, i rischi posti da eventi come quelli analizzati non potranno che peggiorare. Sottolineiamo che il nostro studio non cattura le centinaia di migliaia di decessi legati al caldo che non sono regolarmente riportati o studiati nella maggior parte delle regioni del mondo.
Salvare vite umane. Ridurre la vulnerabilità e l'esposizione è molto importante per salvare vite umane in caso di condizioni meteorologiche pericolose. Gli allarmi precoci di eventi estremi in arrivo che raggiungono le persone in pericolo e sono seguiti da meccanismi di azione precoce (evacuazione, apertura di centri di raffreddamento, ecc.) fanno spesso la differenza tra la vita e la morte. Questo, insieme all'aggiornamento e alla manutenzione di infrastrutture come le dighe da costruire per il nuovo clima, può aiutare a evitare i guasti alle infrastrutture che uccidono abitualmente migliaia di persone. Le politiche che non danno priorità alle persone più vulnerabili rafforzano le disuguaglianze e, se abbinate alla povertà, rendono le persone meno capaci di rispondere agli shock e alle tensioni successive, che ora si verificano più frequentemente. Alcuni degli eventi che abbiamo studiato sono senza precedenti o estremamente rari, e superano la ragionevole capacità di qualsiasi governo di prepararsi e progettare, rappresentando limiti all'adattamento. Le inevitabili perdite e danni che ne derivano sottolineano l'urgente necessità di mitigare in futuro il ritmo e il numero di questi eventi estremamente rari.
Interpretazione degli studi di attribuzione. Le ondate di calore più estreme in tutto il mondo sono rese di ordini di grandezza più probabili dai cambiamenti climatici. Anche se gli estremi di caldo diventeranno ancora più caldi con l'ulteriore riscaldamento, non sono più necessari studi dettagliati di attribuzione delle ondate di caldo per identificare se esiste un ruolo del cambiamento climatico. Tuttavia, poiché i pericoli del caldo estremo sono ancora sottostimati e sottovalutati, gli studi di attribuzione incentrati sulla vulnerabilità e sull'esposizione sono importanti per evidenziare gli impatti e identificare dove e perché l'adattamento, compreso l'allerta precoce e l'azione precoce, aiuta a salvare vite umane. Per comunicare in modo significativo i rischi, la metrica selezionata per definire gli eventi meteorologici estremi per gli studi di attribuzione dovrebbe essere quella che riflette gli impatti. Ad esempio, gli impatti di un'ondata di caldo possono dipendere sia dagli alti livelli di umidità che dalla temperatura. Allo stesso modo, per la siccità, la salute delle colture è influenzata dalla disponibilità di acqua per l'evapotraspirazione. Questo richiede quindi l'analisi delle tendenze del bilancio idrico complessivo, comprese le precipitazioni e l'evapotraspirazione potenziale (PET). La qualità e la disponibilità dei dati variano a seconda dei tipi di eventi e delle regioni, quindi le informazioni statistiche devono essere sempre interpretate nel contesto di altre linee di evidenza. Soprattutto nelle regioni del mondo in cui le registrazioni delle osservazioni meteorologiche sono brevi, o eventi come le forti piogge si verificano solo raramente, i segnali del cambiamento climatico non sono statisticamente significativi nelle registrazioni osservate. Tuttavia, ciò deriva spesso dalla disponibilità di dati e non significa che il cambiamento climatico non abbia un effetto, soprattutto quando sono noti i meccanismi fisici, come l'aumento della capacità di ritenzione idrica dell'atmosfera con il riscaldamento globale. Gli studi iniziali sull'attribuzione degli eventi hanno spesso enfatizzato l'evidenza statistica rispetto alla conoscenza fisica e hanno quindi sopravvalutato l'incertezza. Allo stesso modo, in molte regioni è noto che gli impatti degli eventi meteorologici estremi sono sottostimati. È sorprendente che quattro dei dieci eventi meteorologici più letali registrati nell'ultimo decennio siano state ondate di caldo in Europa, una regione ricca che è relativamente ben preparata per tali eventi. Date le temperature estreme riportate in altre parti del mondo, in particolare nel sud del mondo, dove ci sono popolazioni esposte e vulnerabili ancora più numerose, è quasi certo che gli eventi più letali non siano stati segnalati e non studiati.
Cosa ci hanno insegnato i 10 eventi più letali. L'entità del cambiamento dovuto al cambiamento climatico spesso differisce tra i diversi modelli climatici e tra osservazioni e modelli, il che rende essenziale includerli entrambi negli studi di attribuzione. Precedenti studi sulle precipitazioni estreme che hanno portato alle devastanti inondazioni dell'Uttarakhand del 2013 hanno rilevato che il cambiamento climatico causato dall'uomo ha aumentato la probabilità dell'evento, anche se le conclusioni sono state limitate dai metodi e dalla risoluzione del modello climatico. Rianalizzando questo evento con un insieme più diversificato di modelli climatici e osservazioni, scopriamo che il cambiamento climatico indotto dall'uomo ha effettivamente raddoppiato la probabilità di acquazzoni devastanti e li ha resi più intensi dell'11%, il che è in linea con l'aumento previsto a causa del riscaldamento dall'epoca preindustriale. Allo stesso modo, nonostante sia stato studiato in diverse valutazioni di attribuzione peer-reviewed, il ruolo del cambiamento climatico nell'ondata di caldo mortale russa del 2010 è stato probabilmente sottostimato poiché nessuno studio ha incluso dati osservati, che hanno mostrato un aumento della probabilità di un fattore di circa 80 nel 2010, mentre gli studi basati su modelli hanno stimato un cambiamento nella probabilità di un fattore di 3-5. I cicloni tropicali sono pericoli compositi che si verificano in diverse regioni distinte. Molti studi hanno rilevato che le precipitazioni estreme degli uragani del Nord Atlantico e dei tifoni del Pacifico occidentale sono in aumento a causa del cambiamento climatico. Altri bacini e aspetti sono molto meno studiati, ma stanno emergendo nuovi metodi per attribuire rapidamente questi eventi. Osservando i tre cicloni più letali di questo secolo, Sidr, Nargis e Haiyan, scopriamo che quantificare il ruolo del cambiamento climatico nelle precipitazioni associate è altamente incerto. Tuttavia, troviamo anche che le elevate velocità del vento distruttive e le temperature della superficie del mare, che contribuiscono all'intensificazione delle tempeste, erano sempre più elevate a causa del cambiamento climatico. Questo evidenzia l'importanza di valutare tutti gli aspetti degli eventi meteorologici estremi.
Friederike Otto, co-fondatrice e responsabile della WWA ha commentato: «Questo studio dovrebbe aprire gli occhi ai leader politici che si aggrappano ai combustibili fossili che riscaldano il pianeta e distruggono vite. Se continuiamo a bruciare petrolio, gas e carbone, la sofferenza continuerà. Il nuovo studio non solo mostra come il riscaldamento intensifichi le precipitazioni causate da cicloni tropicali e uragani, ma misura anche l'effetto della temperatura della superficie del mare sulla velocità del vento e sulla potenziale intensità delle tempeste. E sebbene alcuni degli aumenti dei fenomeni meteorologici estremi attribuiti al riscaldamento globale possano sembrare irrisori, come il 7% in più di precipitazioni durante le inondazioni del settembre 2024 in Europa, questi numeri non riflettono gli impatti. Il 7% più di precipitazioni intense può fare la differenza tra una diga che si rompe e una che non si rompe. E le stime per i livelli di danni causati dal vento dagli uragani suggeriscono che un aumento di appena il 10% della velocità del vento porta a un aumento di circa il 50% danni economici. Esiste una fortissima connessione non lineare tra piccoli cambiamenti e danni. E’ come per il corpo umano, la cui temperatura normale è di 37 gradi Celsius. La temperatura media della superficie terrestre si è attestata a circa 1,5 gradi Celsius sopra la media negli ultimi mesi e se un corpo umano resta surriscaldato questo fa un'enorme differenza per il tuo corpo e il tuo benessere. Ti sentirai molto male e avrai il mal di testa. Ed è così che questi cambiamenti apparentemente piccoli nel sistema climatico influenzano gli esseri umani, i sistemi sociali e le nostre comunità«.
Roop Singh, del Red Cross Red Crescent Climate Centre che supporta la WWA, aggiunge che: «L'enorme numero di morti che continuiamo a vedere in condizioni meteorologiche estreme dimostra che non siamo ben preparati per un riscaldamento di 1,3° C, per non parlare di 1,5° C o 2° C. Lo studio ha evidenziato la necessità per tutti i Paesi di rafforzare la propria resilienza al cambiamento climatico. Con ogni frazione di grado di riscaldamento, assisteremo a più eventi da record che spingeranno i Paesi sull'orlo del baratro, indipendentemente da quanto siano preparati. Dopo aver analizzato i 10 eventi climatici estremi più letali, è chiaro che è necessario concentrare le politiche e i piani sulle persone più vulnerabili. Di volta in volta, nei nostri studi vediamo che sono gli anziani a morire in modo sproporzionato durante le ondate di caldo. Sono le comunità emarginate colpite da conflitti e sfollamenti, e le persone con disabilità che non hanno accesso alle informazioni, a essere colpite in modo sproporzionato da inondazioni e tempeste. Questa panoramica rafforza anche l'importanza di mantenere e aggiornare le infrastrutture critiche per il nuovo clima odierno piuttosto che per il clima del passato. Nelle inondazioni del 2023 causate dalla tempesta Daniel in Libia , la maggior parte delle oltre 12.000 vittime è stata causata dalle piogge estreme che hanno causato il crollo di due dighe; quest'anno, inoltre, si sono verificati altri decessi in Sudan e Nigeria a causa del crollo delle dighe. C'è questo rischio globale associato all'invecchiamento delle infrastrutture in tutto il mondo che sta iniziando a emergere. Pertanto, è davvero importante per noi investire in infrastrutture resilienti al clima in futuro e mantenerle».
Guardando a quella che hanno definito la carneficina climatica degli ultimi due decenni, gli scienziati invitano a confrontarsi con le questioni esistenziali dell’adattamento. Alcuni dei disastri che hanno studiato erano così insoliti o così estremi che li hanno spinti a chiedersi se «Il ritmo globale dell'adattamento può tenere il passo con il nuovo clima odierno, per non parlare del clima del futuro? Quando un'intera città viene spazzata via, comprese le aree “sicure”, cosa si sarebbe potuto ragionevolmente fare diversamente? I limiti stanno già emergendo, compresi quelli relativi ai finanziamenti disponibili per l’adattamento, alla fattibilità tecnologica delle misure di adattamento e alla volontà politica dei leader e degli elettori di adattare in modo proattivo le infrastrutture agli eventi estremi molto più comuni di oggi».
Singh ha concluso: «Lo studio solleva interrogativi sulla ragionevole capacità di qualsiasi governo di prepararsi e progettare per quegli eventi molto, molto estremi. Questo sottolinea l’urgente necessità di mitigare, ridurre in futuro il ritmo e il numero di questi eventi estremamente rari per garantire un futuro sicuro».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.