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Wwf, l’appello alla politica italiana dopo la tragedia in Spagna: «Crisi climatica sia al centro della legge di Bilancio»

«Non un euro va sperperato in false soluzioni o infrastrutture dannose per il clima, occorre anche tirare fuori dal cassetto il Piano nazionale di adattamento»
 |  Crisi climatica e adattamento

Nella legge di Bilancio proposta dal Governo Meloni e oggi all’esame del Parlamento, la parola clima compare due volte sole, e in un articolo molto parziale. Quest’anno il dicastero dell’Ambiente ha reso disponibile appena 1 miliardo di euro sul fronte del dissesto idrogeologico, col ministro Pichetto che ha chiesto in finanziaria di arrivare stavolta a 2,5 mld di euro; ma sulla cifra ancora non c’è certezza, e soprattutto rimarrebbe ampiamente al di sotto del necessario.

Basti osservare che per fare davvero i conti con l’acqua – in base alle stime elaborate dalla Fondazione Earth and water agenda (Ewa) – servirebbero 10 mld di euro aggiuntivi l’anno, a fronte dei 7 che il sistema-Paese finora riesce a stanziare. Volendo limitare il conto ai soli investimenti incentrati sulla lotta al dissesto idrogeologico, si scende comunque a 33 miliardi di euro complessivi (stimati nel 2019) per realizzare gli 11mila cantieri messi in fila dalla struttura di missione "Italiasicura" che ha lavorato coi Governi Renzi e Gentiloni.

Di certo c’è solo che la manovra di bilancio 2024, all’articolo 92, istituisce un Fondo “destinato al finanziamento degli interventi di ricostruzione e delle esigenze connesse alla stessa”. Il titolo sarebbe anche promettente: “Misure in materia di calamità naturali ed emergenze (Fondo per la ricostruzione)”. Ma l fondo per la difesa degli italiani resterà senza fondi per le prossime annualità 2025 e 2026. Gli stanziamenti sono rinviati alle manovre future che saranno gestite da chissà quale maggioranza dall’anno 2027 per 1,5 miliardi e poi a seguire per 1,3 miliardi a partire dal 2028. Risorse peraltro insufficienti, come già evidenziato.

Eppure la crisi climatica infuria in Europa. Dopo la siccità nel Mezzogiorno e l’Emilia Romagna colpita dalla quarta devastante alluvione in un anno e mezzo, adesso è la Spagna ad essere finita sott’acqua con un centinaio di morti già accertati e oltre 100mila sfollati.

Da questa consapevolezza parte oggi un appello del Wwf Italia a tutte le forze politiche e parlamentari italiane: bisogna investire il più possibile nell’abbattimento delle emissioni e nell’adattamento, a partire dalla legge di bilancio in discussione in Parlamento. Ma sta accadendo il contrario.

«L’articolo 120 – spiega il Panda nazionale – crea un imponente fondo di 24 miliardi di euro di durata decennale (dal 2027 fino al 2036), accentrato al Mef, per generici interventi a favore di investimenti e infrastrutture, senza nemmeno linee di indirizzo sui progetti da finanziare e le loro finalità».

Considerate le necessità della transizione energetica e dell’adattamento, il WWF chiede che quei soldi vadano agli interventi volti alla mitigazione (abbattimento delle emissioni climalteranti, in altre parole energia rinnovabile ed efficienza energetica) e all’adattamento (vanno attuate azioni sul territorio di profondo adeguamento e cambiamento, oltre che di messa in sicurezza): «Sappiamo che di fondi ce ne vorranno di più per attuare la decarbonizzazione vera – senza le distrazioni del nucleare e della cattura e stoccaggio del carbonio, in settori dove i combustibili fossili non hanno senso di fronte alle alternative disponibili subito – e cambiare il volto del nostro disastrato e abbandonato territorio: ma il futuro deve essere la priorità della legge di bilancio, e oltretutto se lo Sato investirà, lo faranno anche i privati».

Eppure oggi il Governo italiano, quando non nega la crisi climatica, la sminuisce o sottofinanzia gli investimenti necessari ad affrontarla: «È gravissimo che oggi, mentre la tragedia spagnola è ancora in corso, si lasci alle cronache il compito di spendere lacrime da coccodrillo e la politica e l’economia pensino ad altro. Non un euro va sperperato in false soluzioni o infrastrutture dannose per il clima (per esempio nuovi rigassificatori o gasdotti inutili). Occorre anche tirare fuori dal cassetto il Piano nazionale di adattamento approvato un anno fa e poi dimenticato: non sono state create nemmeno gli organismi che dovevano attuarlo, né pare di vedere che il Governo ne abbia minimamente tenuto conto in sede di definizione delle priorità di spesa».

Redazione Greenreport

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