«Servono piani di azione per il clima più ambiziosi e credibili». L'appello dell'Onu alla vigilia della Cop29
Il rapporto di sintesi del Segretariato delle Nazioni unite per i cambiamenti climatici (Unfccc) sul Contributo nazionale determinato per il 2024 (Ndc) mostra che i piani governativi attuali porterebbero a emissioni pari a 51,5 gigatonnellate di anidride carbonica (CO2) equivalente entro il 2030, ovvero appena il 2,6% in meno rispetto ai livelli del 2019. Mentre, per evitare l’innalzamento della temperatura media terrestre e scongiurare una crisi climatica anche peggiore di quella attuale, le emissioni complessive di gas serra devono essere tagliate entro i prossimi sei anni del 43% e, entro i prossimi 11 anni, del 60%.
Il nuovo documento arriva dopo l’“Emissions Gap Report” del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep), nel quale si legge che anche se tutti gli attuali Ndc venissero attuati, il mondo è destinato a un riscaldamento di 2,6°C entro la fine del secolo. Arriva anche dopo l’allarme lanciato dalla World meteorogical organization sul nuovo record toccato dalla concentrazione di CO2 nell’atmosfera. Ma, soprattutto, questo rapporto arriva alla vigilia della Conferenza Onu sui cambiamenti climatici (COP29) che si terrà a Baku il mese prossimo. L’appuntamento è troppo importante perché si svolga sotto il segno del «business as usual», e allora il Segretario esecutivo dell’Unfccc, Simon Stiell, esorta i governi a convertire gli impegni presi, e troppo spesso disattesi, in «risultati economici reali».
Alla COP28, ospitata dagli Emirati Arabi Uniti, le delegazioni si sono infatti impegnate a triplicare le energie rinnovabili, a far progredire l’obiettivo globale sull’adattamento climatico e ad abbandonare tutti i combustibili fossili. Ora, sottolinea Stiell, quella che si apre tra poco a Baku «deve essere una COP che permetta di raggiungere risultati concreti e ambiziosi sui finanziamenti per il clima che tengano conto delle esigenze dei Paesi in via di sviluppo, riconoscendo che tale sostegno è fondamentale per proteggere ogni nazione e l’economia globale dagli impatti climatici dilaganti».
I risultati del nuovo rapporto vengono definiti «crudi ma non sorprendenti» perché, aggiunge il Segretario Unfccc, «gli attuali piani climatici nazionali sono molto al di sotto di quanto necessario per impedire che il riscaldamento globale paralizzi ogni economia e distrugga miliardi di vite e mezzi di sussistenza in ogni Paese».
Il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc) - organismo scientifico delle Nazioni Unite che valuta i cambiamenti climatici e fornisce ai governi informazioni approfondite per sviluppare le politiche climatiche - rileva infatti che le emissioni di gas serra devono essere ridotte entro il 2030 del 43% rispetto ai livelli del 2019. Entro il 2035, le emissioni dovranno inoltre essere ridotte del 60% rispetto ai livelli di cinque anni fa. Il raggiungimento di questi obiettivi è fondamentale per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C in questo secolo e per evitare i peggiori impatti climatici. E quindi, dice il Segretario Unfccc, per gli impegni aggiornati del prossimo anno servono «nuovi obiettivi ambiziosi in materia di emissioni a livello economico, e devono essere credibili, sostenuti da regolamenti, leggi e finanziamenti concreti».
Il rapporto Ndc 2024, è l’esortazione lanciata da Stiell in vista della COP29, «deve essere un punto di svolta, che ponga fine all'era dell’inadeguatezza e dia il via a una nuova era di accelerazione, con nuovi piani climatici nazionali molto più coraggiosi da parte di ogni Paese, previsti per il prossimo anno».